La Caporetto delle ferrovie

La Caporetto delle ferrovie La Caporetto delle ferrovie Rabbia e caos nella stazione paralizzata i dinosauri, dove tutto dovrebbe funzionare a perfezione, ma poi interviene il caso. Ed è il caos. Ecco, alla Stazione Termini, ieri, il caso ci ha messo lo zampino. Ed è stato il caos. Come una catena infernale, tutto il traffico ferroviario è andato in tilt. S'è bloccata la linea Cassino-Castelli Romani. Bloccata per ore la dorsale tirrenica. Isolata la stazione Tiburtina. Tutti i treni, anche quelli che dovevano andare avanti, sono stati dirottati a Termini che s'è presto intasata. Accumulava ritardi di quaranta minuti anche il trenino che va all'aeroporto di Fiumicino. E così molta gente (ovviamente inferocita) ha perso l'aereo. Intanto, bloccato l'afflusso dei convogli, a Termini sono scarseggiate anche le carrozze. Non si riuscivano a formare i treni che dovevano andare a Nord. Qualche dato a casaccio: il treno per Udine-Trieste delle 9,05 parte con sei ore di ritardo, il RomaMilano delle 10,05 alle 16 non era ancora partito, del Roma-Torino delle 12 se ne parlerà a sera. Solo per restare ai treni del mattino. Gli altri chissà. A un certo punto l'altoparlante della stazione rompe la monotonia di annunci-ritardo per avvertire: «Al binario 11 sta arrivando il treno da Palermo!». Ha appena otto ore di ritardo, ma che volete, così è la guerra. E dunque si rianimano i volti dei parenti in attesa. Ma la contentezza dura appena un attimo, subito gelata quando cominciano a scendere i passeggeri. Facce scure, schiene ingobbite, volti disfatti, occhiaie, sudore. Non parliamo dell'umore. Il primo, il più svelto, è un signore rotondetto che ha rinunciato alle apparenze in nome della comodità. E dunque è un trionfo di ciabatte, canottiera e pantaloncini. Si chiama Giuseppe Nigro, viene da Siracusa, è partito alle 20,45 della sera prima. Doveva arrivare a Roma al mattino. E' sbarcato otto ore dopo. Racconta: «Ci hanno fatto fermare in tutte le stazioni da Napoli in su. Ogni volta annunciavano una "fermata a tempo indeterminato". Così tutti scendevano e si andava al bar. Si passava allegramente un'ora tra i binari e i bagni. Poi ci facevano risalire. Magari uno pensava che il problema era risolto. Macché. Alla stazione dopo, altra sosta. E per fortuna che ci facevano fermare in stazione e non in aperta campagna. Chi ha fatto affari Uno dei vagoni deragliati all'altezza della stazione di Roma Casilina ROMA. Le polemiche scoppiano, inevitabili, non appena si fa giorno e gli investigatori provano anche a far luce sull'ennesimo incidente delle ferrovie italiane. Un eccesso di velocità o uno scambio un po' logoro? Un errore umano o un problema di manutenzione? Colpevoli sono i macchinisti o le Ferrovie? A questi interrogativi proverà a dare una risposta l'inchiesta della magistratura, mentre ieri veniva acquisita già una prima serie di elementi. ((Abbiamo rallentato subito dopo aver visto il segnale, prima di entrare nella stazione», avrebbero raccontato agli investigatori della Polfer del Compartimento di Roma i due macchinisti dell'espresso 816 deragliato. I due ferrovieri non hanno però precisato a quale velocità stava andando il treno al momento del deragliamento. E proprio sulla velocità appuntano i sospetti della Polfer, della pohzia scientifica e dei tecnici delle

Persone citate: Giuseppe Nigro, Polfer, Rabbia