La morte ritorna a scalare il Bianco
Courmayeur, sono quattro spagnoli e un tedesco. Uno salvato dopo una notte sul ghiacciaio Courmayeur, sono quattro spagnoli e un tedesco. Uno salvato dopo una notte sul ghiacciaio yq pg^" La morie ritorna a scalare il Bianco Gelo e bufere fanno altre 5 vittime fra gli alpinisti naie. Hanno seguito la cresta dell'Iimominata, uno dei tre bastioni che «sorreggono» il versante italiano del Bianco. Ma con grande fatica, pestando 30 centimetri di neve fresca, arrampicando tra i graniti lisci e gelati. Venerdì si sono gettati nella sella del Col Major. «Non finiva mai», riesce soltanto a ripetere Fuente. E' un miracolato. Chiude il suo viso tondo e giovanissimo in un maglione di pile verde e segue gli agenti che sono andati a prenderlo in ospedale. «Grazie», dice. L'hanno fermato in tempo, lassù sulla vetta del Bianco. Il suo compagno non si muoveva più, sdraiato nella neve, paralizzato dal freddo. E lui vagava come un folle, dopo una notte passata nell'inferno di freddo. E aveva deciso di scendere lungo il versante della Brenva. Un suicidio. Due guide francesi, poco prima dell'arrivo dell'elicottero, sono riuscite a fermarlo, mentre lui voleva a tutti i costi infilarsi nel vuoto della «via» Major, una parete tra le «impossibili», di oltre mille metri. Il suo compagno è morto ne), pomeriggio di ieri nell'ospedale di Aosta dopo ore di rianimazione. Il suo corpo aveva una temperatura di 25 gradi. La morte bianca, congelamento: il freddo lo ha accompagnato nel sonno, poi nella morte. E il piccolo spagnolo non sa darsi pace, tutto gli sembra irreale ai più 30 gradi di Aosta. Lassù ha patito freddo e stanchezza. Ma i due non avevano fatto i conti con 0 tempo e soprattutto con il versante del Frèney, che sa attirare nubi e bufere come una calamita il ferro. C'è da impazzire con quel poco ossigeno, in quelle condizioni e con il terrore addosso. Sensazioni vissute dalla spedizione Bonatti e rivissute ieri da un altro gruppo di spagnoli sul Pilone Centrale. Erano in cinque, divisi in due cordate. Al rifugio Monzino, martedì, non si erano fermati: avevano dormito all'aperto e poi via, verso il bivacco Eccles e il mitico Pilone. Lunghissimo l'avvicinamento. E faticoso, in quella neve fresca. Poi il vento e la temperatura crollata sotto lo zero. Nonostante la stanchezza e le pessime condizioni del tempo hanno deciso di salire il rosso granito del Pilone Centrale. Ma prima di affrontare l'ultimo tratto, la «Chandèle», le forze se ne sono andate. Non le nubi, non il ' vento gelido. Basta. Ma la discesa è impossi bile. Non si arrampica come i gamberi su pareti verticali. Così si affidano al sistema della corda doppia, ci si cala, ci si ferma, poi ci si ricala, giù fino alla fine. Per farlo occorre avere la certezza che quando la corda finisce ci sia la possibilità di fermarsi, altrimenti si rischia di rimanere appesi. Non si sa come siano morti i tre che facevano cordata insieme. L'unico superstite, Ivan Muriel Jara, 28 anni, di Madrid, dice frasi senza senso, ripete solo che i tre sono «volati», null'altro. Anche lui è caduto, pro•prio facendo una «doppia», ma si è fermato sul terrazzino dove ieri sera, poco prima del buio le guide l'hanno salvato calandosi per 80 metri dall'elicottero con 0 verricello. Un soccorso al limite del possibile con il vento a spazzare parete e cavo d'acciaio. Il suo compagno è filato via, la corda l'ha trattenuto, ma ha fatto pendolo ed è morto dopo un volo di 80 metri. Il suo corpo è lì, su una placca liscia. Oggi le guide tenteranno di recuperarlo, se il cielo lo consente. Gli altri tre sono più in basso, coperti dalle nubi. Enrico Martine* SCENE DA UNA VACANZA
Persone citate: Bonatti, Eccles, Enrico Martine, Fuente, Ivan Muriel Jara, Monzino
Luoghi citati: Aosta, Courmayeur, Madrid
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