Ciprì-Maresco due diavoli per Gesù

Rifiutata da Venezia, la coppia è contesa da altri: Locamo le dedica una retrospettiva e Palermo un omaggio Rifiutata da Venezia, la coppia è contesa da altri: Locamo le dedica una retrospettiva e Palermo un omaggio Cipri-Moresco, due diavoli per Cesò Fede e scandalo nel film «Tota che visse due volte» ROMA. Assenti dalla televisione, dove non lavorano più dai tempi gloriosi della Raitre di Guglielmi, e assenti dalla Mostra di Venezia che ha rifiutato il loro nuovo fum «Totò che visse due volte», Damele Cipri e Franco Maresco, autori dell'indimenticabile «Cinico tv», esponenti di un cinema post-pasoliniano provocatoriamente sgradevole, sono invece invitati e celebrati dagli organizzatori di alcuni tra i più interessanti festival dell'estate. Marco Mùller, direttore del Festival di Locamo che quest'anno (dal 6 al 16 agosto) festeggia il traguardo dei 50 anni, ha deciso di dedicare al duo un'intera retrospettiva. A settembre, nella rassegna «Palermo di scena», Cipri e Maresco proporranno «La vita è sogno», mediometraggio accompagnato dalla performance dal vivo del musicista Django Bates con cui la coppia di autori siciliani festeggia i dieci anni di sodalizio artistico e insieme rende omaggio alle avan¬ guardie surrealiste, da Bunuel a Dalì, da Duchamp a Picabia. «E' la seconda volta, dopo "Lo zio di Brooklyn", che ci viene negata la partecipazione alla Mostra di Venezia - dice Franco Maresco, voce ufficiale della coppia ma non c'interessa fare polemica, evidentemente i nostri lavori creano difficoltà». D'altra parte, anche la televisione ha da tempo rinunciato al loro talento: «Per noi la tv è finita con Gugliehni, da allora non abbiamo più ricevuto proposte, eppure, quando avevamo ereditato lo spazio di Chiambretti su Raitre, i consensi erano arrivati. La televisione che si fa oggi ci fa orrore: con il dibattito filosofico su "Macao" credo che si sia toccato il fondo. In effetti il piccolo schermo riflette l'Italia di questo momento: un Paese di super-informati che non sanno niente, di orecchianti che in realtà hanno solo una conoscenza superficiale delle cose. E questa sarebbe la tv dell'Ulivo? A noi sembra che sia solo una tv funzionale al progetto di rendere tutti più imbecilli». Magari una delle idee proposte tempo fa potrebbe tornare d'attualità: «Volevamo andare in onda un minuto al giorno con le immagini di una protesta a favore di Andreotti inscenata da un gruppo di gobbi. Ci dissero che non si poteva fare... oggi, con le nuove rivelazioni del pentito Giovanni Brusca, il progetto potrebbe essere ripreso». Nel frattempo Cipri e Maresco stanno ultimando il lavoro per «Totò che visse due volte», che uscirà alla metà di ottobre, distribuito dall'Istituto Luce e dalla Lucky Red. Il Totò del titolo (che potrebbe ancora cambiare) non ha niente a che vedere con il celebre attore, ma si riferisce al protagonista di uno dei tre episodi della pellicola, un Gesù molto invecchiato, un «Salvatore» che, grazie al diminutivo, diventa appunto Totò. Girato in bianco e nero, interpretato da attori non pro- fessionisti che recitano in dialetto (e saranno sottotitolati) il film promette situazioni forti in un clima di religiosità tragica: si va dal poveraccio che finisce murato dentro un'edicola votiva, proprio al posto dell'«Ecce homo», alla veglia funebre dove le preghiere per un estinto gay si concludono con un orrendo banchetto di topi; da un Lazzaro mafioso, morto per scioglimento nell'acido a un Giu¬ da gobbo e nano; da un'Ultima Cena trasformata in una sguaiata «cagnara» a un Gesù bestemmiatore. «E' un film molto più religioso di quelli di ZeffireUi - proclama Maresco -, le nostre storie parlano di impotenza e disperazione universali. Stavolta, anche se le facce degli attori ricordano certi borgatari romani descritti da Pasolini, noi ci sentiamo più vicini al cinema di Bunuel». [f. c.j ^^^^M Un'immagine di «Cinico tv» il programma di Raitre firmato dalla coppia Ciprì-Maresco Da allora non hanno più fatto nulla per il video «Oggi la tv ci fa orrore Con il dibattito filosofico su Macao ha toccato il fondo»

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