Ginsberg battuto dal rap

IL CASO. a Recanati la sfida tra la canzone d'autore di oggi e la poesia della beat generation IL CASO. a Recanati la sfida tra la canzone d'autore di oggi e la poesia della beat generation Ginsberg battuto dal rap Uovanotti-Pivano, duetto per cinquemila jj^l RE CANATI Il RUTTO affare, per la poe|K sia, sostenere la sfida con 11 il rap. E con il pubblico del " I rap, soprattutto. Ci hanno provato a Recanati, dove di poesia dovrebbero intendersi: e il rap ha stravinto. Le intenzioni erano le migliori. Approfittare della popolarità di un cantante, per metterlo al servizio dei poeti. Il cantante era Jovanotti, i poeti - nell'illusione di venire incontro al pubblico giovanile - gli americani della beat generation, rappresentati sul palcoscenico dalla loro portabandiera in Italia, Fernanda Pivano. Nulla di stravagante, nel disegno: anche perché si inseriva nelle manifestazioni del premio Città di Recanati, promosso dal gruppo Musicultura, per dare un riconoscimento alle migliori canzoni d'autore, con una giuria formata da poeti. Uno scambio di cortesie, fra due arti ritenute sorelle. Ahi, le intenzioni. I due personaggi, che più diversi non si potevano presentare, sono apparsi sul palcoscenico eretto in piazza Leopardi accolti da un boato: lui lungo lungo, in giacca a righe rosse e viola, con mi cappuccio a punta che lo allungava ulteriormente; lei resa più piccola dal confronto, tutta in nero, divisi da mezzo secolo di età. E si è capito subito, dall'indirizzo delle grida, che pochi erano lì per la beat generation. Erano in cinquemila, nella piazza, per la maggior parte giovani, per la maggior parte urlanti, per la maggior parte digiuni di letteratura. I primi erano arrivati nella notte, avevano dormito sotto i portici col sacco a pelo; a mezzogiorno c'erano già gruppi che si pigiavano contro le transenne per essere sicuri di avere la prima fila. E Fernanda Pivano, con immensa fiducia, cercava di spiegare loro chi è stato Kerouac. «Kerouac è stato...», ma non è riuscita a proseguire, coperta dal clamore della folla. Di fronte alla ottantenne scrittrice, che ha portato tanta letteratura americana in Italia, il reuccio del rap ha impe- gnato tutta la propria autorità per crearle un po' dì silenzio. «Kerouac è stato un grande pensatore - ha potuto dire la Pivano -. E' nato con una grande felicità di vivere. Era molto bello. Ha avuto una vita tormentata», poche altre frasi. Jovanotti ha cercato di imbonire i suoi fans dichiarando il proprio amore per la poesia beat: «Ci ho passato su le notti» (ahi, le notti di Jovanotti, quante belle ragazze che avevamo di fronte si illuminavano). Ha ridato la parola alla scrittrice perché spiegasse che senso ha oggi leggere la beat generation. E lei ne ha approfittato per coinvolgere il pubblico, spostando il fuoco dalla California all'Italia: «So che sarete voi giovani a salvare questo Paese, con le vostre speranze, i vostri so¬ gni; perché solo chi è capace di onestà avrà la possibilità di realizzarli...». Ma i sogni di quella gioventù sono tutti per il ragazzo di Cortona sul palcoscenico, che adesso si è anche tolto la berretta e scuote la lunga testa ricciuta per il delirio delle arnmiratrici che invocano «Lorenzo, Lorenzo!». Lorenzo svolge lealmente il suo compito, accompagna Fernanda nella lettura di Ginsberg, si alterna con lei, verso per verso, nel poemetto «Bomba» di Gregory Corso; lui arriva al grido, lei martella le parole, lo spettacolo raggiunge autentici punti di tensione, quando lei declama «Oh morte atletica, bomba sportiva», lui ribatte «Rimbalza nelle vuote arie di tromba!». Ma quei ragazzi lì davanti sembrano non ascoltare un testo: ap¬ plaudono ai versi recitati dal loro idolo ritmicamente, come se partecipassero a una sua canzone, di cui non devono capire le parole, perché le sanno già. Se il duo sul palcoscenico recitasse Metastasio, l'effetto sarebbe forse lo stesso. Quando il repertorio letterario è finito, la Pivano si rivolge al suo giovane compagno di scena: «Adesso cantaci qualcosa», e ottiene il maggiore applauso della serata. Era quello il momento che il pubblico aspettava, via finalmente quella importuna della letteratura, che aveva tanto ritardato la festa. «E va bene, farò qualche canzone», finge di acconsentire il suo interlocutore, mentre le grida della piazza forano il cielo. Jovanotti canta, e tutti cantano con lui, levano le braccia, si dime¬ nano a onda, cercano di superarsi nella voce. Applaudono più parsimoniosi solo da lassù, dalle finestre della Pinacoteca, dove un gruppo di fortunati può seguire la recita dando le spalle ai cimeli di Beniamino Gigli, l'uomo che da Recanati ha portato il canto italiano nel mondo. Crediamo di avere ascoltato, ma non ne siamo certi, le parole giungevano smozzicatissime, canzoni che hanno per ritornello «Voglio andare a casa», «L'ombelico del mondo», e una che comincia con «Gira gira», ma non si è capito altro, per sapere che cosa gira dovremo chiedere a qualche esperto. Lo show-man ha grinta; qualche verso, che siamo riusciti a intuire, ha anche efficacia, forse la vera poesia che i giovani vogliono è questa, forse fanno bene in Recanati a promuo¬ verla. Chissà cosa ci sembrerà fra dieci anni. Chissà come potrà resistere a una lettura sulla pagina. Ma nessuno, fra i cinquemila della platea, si pone di questi problemi. Adesso sapete che cosa è stata la beat generation?, chiediamo a un gruppo di ragazze dopo lo spettacolo. «No!», rispondono con fierezza. E non ve ne importa niente? «Niente!». I nomi di Ginsberg, Kerouac, Corso, resteranno stranieri, come prima. Mentre il cantante se ne è già andato, gridano ancora «Lorenzo!», il solo che conti. Al centro della piazza Giacomo Leopardi, nel monumento in marmo, continua a dare la schiena al palcoscenico, come ha fatto durante tutta la serata. Giorgio Calcagno Un pubblico giovane ha atteso per ore in piazza Leopardi il confronto dello showman con la scrittrice Applausi di circostanza per i versi di Gregory Corso, ovazioni e scene di delirio per il «ragazzo» di Cortona Qui accanto Fernanda Pivano e il «rapper» Jovanotti sul palco di Recanati. A destra il poeta della beat generation Alien Ginsberg e Beniamino Gigli, gloria musicale del paese di Leopardi