Strappo pds-Cofferati sui salari al Sud

Un vertice con D'Alema e i ministri alle Botteghe Oscure ripropone lo scontro del congresso Un vertice con D'Alema e i ministri alle Botteghe Oscure ripropone lo scontro del congresso Strappo pds-Coffferati sui salari al Sud Turci: salari d'ingresso. Il leader Cgil: non se ne parla ROMA. H pds va da una parte. E la Cgil da un'altra. E' un nuovo strappo? E' un fatto che il partito guidato da Massimo D'Alema si orienti a favore del salario d'ingresso, cioè la possibilità di riconoscere ai nuovi assunti per un periodo limitato una retribuzione più bassa. Ed è un fatto che questa soluzione è da sempre contrastata dal sindacato diretto da Sergio Cofferati. Nella giornata di ieri, la diversità di opinioni assume anche toni aspri. Ma in serata il pds tenta di gettare acqua sul fuoco. E di impedire che la questione della flessiblità (cioè le eventuali deroghe ai contratti nazionali di lavoro e quindi ai minimi di stipendio) venga considerata come il secondo motivo di tensione tra il maggiore partito di sinistra e il più grosso sindacato, un tempo saldamente legati. A febbraio, al congresso del pds, D'Alema e Cofferati duellarono sulla riforma dello Stato sociale. Il nuovo strappo, se di questo si tratta, avviene a casa di D'Alema, cioè nella sede di via Botteghe Oscure, con un vertice ieri mattina sui drammàtici problemi del Mezzogiorno. Sono presenti dirigenti pds (con D'Alema il responsabile economico Lanfranco Turci), mezzo governo (i ministri Pierluigi Bersani, Claudio Burlando, Vincenzo Visco, Giovanni Berlinguer, Livia Turco e Anna Fin occhi aro e qualche sottosegretario), Cofferati e il segretario aggiunto Cgil Guglielmo Epifani e due rappresentanti del Forum delle sinistre (Giorgio Ruffolo e Giorgio Bogi). D'Alema avverte che «l'autunno dovrà essere caratterizzato» dalle iniziative sul lavoro, anche «per non lasciare spazio a Rifondazione» di Fausto Bertinotti. Per questo «è importante il raccordo con il sindacato». Nella riunione poi si entra nel vivo delle proposte: dalla riduzione dei contributi agli sgravi fiscali sui redditi delle imprese. E' Turci a riferire l'andamento della riunione e a svelare il sì al salario d'ingresso: spiega che i contratti vanno adeguati «alle esigenze di diversità di situazione» anche se vanno salvaguardati perché sono «un fatto di civiltà sociale». Insomma sulla flessibilità si discuta «senza chiusure ideologiche». Turci racconta che Cofferati non pronuncia una parola e che una posizione «costruttiva» è espressa da Epifani. Ma cosa vuol dire il silenzio del leader della Cgil? E' sintomo di imbarazzo? E' un modo per acconsentire? In realtà è rivelatore del dissenso, come fa sapere lo stesso Cofferati. Il segretario Cgil diffonde infatti una nota risentita: «L'onorevole Turci cerca disinvoltamente di accreditare l'idea che il mio silenzio a una riunione corrisponda all'attenzione della Cgil a una ipotesi non meglio precisata di utilizzo del salario di ingresso per i nuovi insediamenti nel Mezzogiorno. Non è così». Per il leader sindacale le deroghe ai minimi contrattuali non servono «per creare lavoro» ma a distruggere i contratti nazionali come desidera <da parte più retriva delle imprese». Cofferati, quindi, bolla addirittura Turci come reazionario, sollecitandolo a «evitare caricature e strumentalizzazioni ridicole». Il dirigente del pds tuttavia non è meraviglia¬ to per il no anticipatogli mercoledì da Cofferati in un incontro. Il pds non mostra di volersi fermare: sulla questione discutono da giorni ministri e dirigenti del partito. Nella riunione di ieri Turci è sostenuto da Roberto Barbieri, responsabile politiche meridionali, e dal sottosegretario al lavoro Elena Montecchi. Dopo la nota di Cofferati, il presidente dei senatori della Sinistra democratica Cesare Salvi assicura che non c'è alcuna decisione e Turci cerca di sdrammatizzare la situazione sperando che «non resti traccia» di incidenti. Turci garantisce di non aver voluto «attribuire al silenzio di Cofferati» il significato di un consenso a ipotesi non condivise. E nega di aver avuto il «proposito di forzare il pensiero di Cofferati» che «sarebbe stato un atto offensivo». Turci preci¬ sa poi di non aver avanzato «alcuna proposta» sul salario di ingresso, tema che «non rientra nella competenza» dei partiti, ma delle parti sociali. Il dirigente pds sostiene però che «una forma di salario di ingresso» concordata dai sindacati «potrebbe costituire uno strumento capace» di dare «lavoro legale» ai giovani meridionali. La diversità resta: per Turci il salario d'ingresso può essere utile, per Cofferati no. E la Cgil è turbata. Il piccolo spiraglio aperto da Epifani nella riunione di ieri non può essere gradito a Cofferati. Il segretario della Cgil sembra schiacciato tra gli orientamenti del pds e le resistenze della componente interna legata a Rifondazione. Inoltre c'è il dissidio con la Cisl sui contratti d'area, le deroghe ai minimi consentiti dal patto sul lavoro del settembre 1996. Il vertice nazionale della Cgil ha contestato la firma dei suoi organismi locali ai contratti di Avellino e Crema. «Bisogna restare alle cose concordate» e «tutto quello che si aggiunge è fuori luogo» dice Cofferati ricordando che si sarebbe dovuto cominciare da Crotone, Castellammare e Manfredonia. La Cgil è incalzata dal segretario della Cisl Sergio D'Antoni, che dell'elasticità fa una bandiera. D'Antoni trova conforto negli orientamenti di Botteghe oscure sul salario d'ingresso: «Finalmente anche il pds ha capito che questa è l'unica strada per portare occupazione al Sud». A questo punto il partito di D'Alema è più vicino alla Cisl che alla Cgil? Roberto (polito D'Antoni applaude «Finalmente ci danno ragione» L'ITALIA DEI SENZA LAVORO 12,50 2.875.000 disoccupati Gennaio Aprile Luglio Ottobre Gennaio Aprile Luglio Ottobre Aprile 1996 1994 1995 1996 Apr.'97 Nord 21,6 20,5 20,9 18,8 Centra 34,9 33,8 35,9 34,7 Sud 52,3 55 55,1 56,1 Sergio Cofferati e (sotto) Lanfranco Turci

Luoghi citati: Avellino, Castellammare, Crema, Crotone, Italia, Manfredonia, Roma