La Fiat cambia casa e torna al Lingotto

13 Torino: ristrutturata la palazzina uffici voluta dal senatore Agnelli tra gli Anni Venti e Trenta La Rat cambia casa e torna al lingotto / vertici dell'azienda lasciano la sede di corso Marconi TORINO. Fino a ieri nella finestra dell'ufficio dell'avvocato Agnelli si stagliava la Mole Antonelliana. Alla ripresa dell'attività produttiva, il presidente onorario della Fiat vedrà, da vetrate più ampie e più alte, in un vasto quadrato diviso in tre finestroni verticali, una lunga fuga di case della nuova classe media, operai e impiegati, dominata dalla collina. Il grande trasloco è cominciato: il vertice della Fiat abbandona il palazzo di corso Marconi nel centro cittadino a ridosso della stazione e se ne va al Lingotto, nella palazzina uffici appena ristrutturata dalla Fiat Engineering, con gli architetti Gabetti e Isola e la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici. L'edificio, che pure quando si cominciò a pensare alla «ricostruzione» dell'intero Lingotto non venne preso in considerazione, anzi sembrava destinato alla demolizione, ha recuperato la sua immagine liberty, l'eleganza sobriamente monumentale voluta dal senatore Agnelli a cavallo fra gli Anni Venti e Trenta, quando fu eretta l'immensa fabbrica avveniristica che sancì il ruolo di grande industria nazionale assunto dalla Fiat. Quattro piani, tre sopraelevazioni (le «torri») fino al quinto, la palazzina torna al suo antico ruolo, di cuore del sistema. E' un ritorno anche simbolico, perché di là, a partire dal '23, il senatore Agnelli pilotò la crescita dell'azienda dalle dimensioni «artigianali» del primo insediamento in corso Dante a fabbrica «fordista» lanciata alla conquista dei mercati internazionali. Il mitico ufficio del fondatore non c'è più, ma è rimasta intatta, e perfettamente restaurata, la sala delle riunioni, che passa dal secondo piano alla «torre» centrale. E il gruppo dirigente della Fiat torna fra i muri dove l'auto italiana divenne «adulta», di fronte allo stabilimento in cui nacquero la Balilla e la Topolino e che ora è diventato un centro polifunzionale per esposizioni, congressi, concerti. E' un trasloco di proporzioni notevoli, che richiederà tempo e lavoro, mentre in corso Marconi e in via Nizza è tutto un fiorire di scatole, scatoloni, casse, autocarri ed elevatori marchiati «Peyrani» (la ditta trasportarice), che per via di una curiosa assonanza sembrano profumare di antico cioccolato torinese. Si spostano 500 persone, una buona metà di quanti lavoravano nel palazzo degli uffici coinvolto dal trasferimento: vanno al Lingotto infatti gli mquilini del mitico ottavo piano (Giovanni Agnelli, Cesare Romiti, Paolo Cantarella, Gianluigi Gabetti, Francesco Paolo Mattioli, Paolo Monferino, Carlo Callieri), le relazioni esterne, la parte finanziaria, gli uffici legali, quelli per lo sviluppo internazionale, il personale e le relazioni industriali più gli organisimi dipendenti ad essi direttamente collegati: la testa dell'universo-Fiat. E i massimi dirigenti ci vanno conservando i propri mobili, nel rispetto del sobrio understatement che era la caratteristica di corso Marconi: se il tono dominante là era il color nocciola, dalle moquette marroni ai muri beige, alle scrivanie in legno chiaro dall'inconfondibile sapore Anni Cinquanta, al Lingotto l'ala del quarto piano ad essi destinata sfuma dall'azzurro più intenso delle moquette a quello chiarissimo, quasi verde, delle pareti, conservando però il legno naturale delle porte e i divani bruni di cuoio inglese, vecchiotti, scuriti dagli anni. La palazzina che li accoglie è ora un complesso modernissi- mo, un avveniristico «edificio intelligente» cablato e con una alta densità di tecnologie, ma il guscio, la pelle, è assolutamente fisso agli Anni Trenta: restaurato sul selciato antistante il doppio marchio Fiat composto di ciottoli di fiume che fa corona all'ingresso, ripristinati i sobri stucchi Jugendstil, recuperati i marmi dello scalone d'onore e le boiseries della reception, rifatti i lampadari in ferro battuto e i lampioncini esterni. Il trasloco nel passato che diventa futuro recupera tutti gli aspetti simbolici della tradizione: soprattutto la centralità della palazzina uffici, voluta quando fu costruito il Lingotto perché ne fosse la «porta» e l'immagine, nella stessa logica in cui fu edificata ad esempio la successiva palazzina per il complesso di Mirafiori, prima degli «anonimi» locali di corso Marconi: che del resto quando vennero progettati furono ritenuti una soluzione transitoria. Rispetto ad allora cambia però la «geografia» del potere. Quando nacque il Lingotto, i massimi dirigenti, col senatore Agnelli in testa, erano ovviamente al piano nobile, il primo fuori terra, e al terzo e al quarto c'erano gli altri uffici. Ma l'era degli ascensori ha da tempo invertito la struttura, e il grande ritorno al futuro per questo aspetto almeno ha rispettato il presente. Mario Baudino Nell'edifìcio tutto cablato e dotato di tecnologie sofisticate si sposteranno 500 persone Un'immagine della marcia dei 40 mila nell'ottobre del 1980. Nel disegno, uno spaccato dei palazzi di corso Marconi LA MAPPA DELL 8° PIANO A fianco, Vittorio Valletta, ex presidente della Fiat 5h « Ss US *&sL ™» !!5*f Un momento del trasloco. Umberto Agnelli, fratello di Giovanni e presidente della finanziaria Ifil Un'immagine della marcia dei 40 mila nell'ottobre del 1980. Nel disegno, uno spaccato dei palazzi di corso Marconi A fianco, Vittorio Valletta, ex presidente della Fiat Da sinistra, Cesare Romiti, Giovanni Agnelli e Paolo Cantarella nell'ufficio di • corso Marconi dell'Avvocato Un momento del trasloco. Saranno portati al Lingotto settemila casse di documenti, tremila metri cubi di arredi, 18 mila etichette con codice personalizzato

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