Calabria il Polo tradito di Cesare Martinetti

Il presidente Nisticò accusato di «personalismi». Da Rifondazione l'appoggio esterno per il ribaltone REPORTAGE LA DESTRA SPACCATA Il presidente Nisticò accusato di «personalismi». Da Rifondazione l'appoggio esterno per il ribaltone Calabria, il Polo tradito Sette i transfughi verso sinistra CATANZARO DAL NOSTRO INVIATO Il professore Giuseppe Nisticò, neuro-psico-farmacologo di osservanza berlusconiana, sa più o meno tutto sulle sindromi indotte dal virus dell'Aids, ma non sapeva quasi niente sul virus della Calabria che adesso ha preso in mezzo la sua giunta e sta celebrando nel modo più confuso e rituale la prima grande crisi politica della destra al Sud. Se Berlusconi e Fini si mostrano i denti a Roma, da queste parti il polo di centro-destra si spappola e i due fenomeni sono le due facce della stessa medaglia. Sulle coste si sciabatta verso il Ferragosto e intanto qui, a Catanzaro, nella sede della Regione s'è battuto un altro record: è l'unica d'Italia a non aver ancora approvato il bilancio. Colpa dei sette «traditori» (come li ha chiamati Casini), i sette che dal Polo stanno trasferendo forze, progetti e ambizioni verso sinistra. Uno è di Forza Italia, due dei Ccd (il partito di Casini e Mastella), quattro dei Cdu (il partito di Buttigliene). Quello di Forza Italia, Pietro Fuda, era persino assessore ai Lavori Pubblici e dalla sua poltrona ha scritto un duro documento di attacco alla Giunta (di cui faceva parte da due anni) per poi dare vita, insieme ad un altro assessore e agli altri cinque, alla «Federazione dei cattolici democratici e riformisti». Partitucolo-traghetto verso un rovesciamento di alleanze, che ieri sera ha ribadito di non volere uno scioglimento anticipato del Consiglio, per andare a nuove elezioni. Cose calabresi. Si aspetta di vedere cosa farà Rifondazione, che sarebbe determinante per una maggioranza e che fino ad ora ha sempre detto che non avrebbe partecipato ad alcun ribaltone. Ufficialmente la posizione resta quella, in realtà si aspetta di sapere cosa decide il compagno Bertinotti. Il tam tam annuncia che ci sarà 1'«appoggio esterno» e che dunque la giunta del ribaltone tra non molto si farà. Vedremo. Il professore Nisticò ci spiega che se volevano criticare la giunta potevano ben farlo, ma «non era questo il modo». In questa crisi, dice il presidente, si muovono «interessi particolari e ambizioni personali, rigurgiti della vecchia politica, ricatti e minacce». Lui si chiama fuori da questi traffici come se volesse rivendicare la sua estraneità: «Io non ho problemi, posso benissimo tornare all'Università». Il presidente fa anche un elenco delle cose «fatte», dall'apertura del porto di Gioia Tauro, alla città degli uffici regionali di Catanzaro, al «marchio» per i prodotti agricoli regionali, alla sede dell'Inail. Aggiunge che la sua giunta aveva cominciato ad erodere lo scandaloso ritardo con cui la Calabria attingeva ai finanziamenti dell'Unione europea: fino a due anni fa erano 10 mila i miliardi che l'Europa aveva destinato qui e che qui avevano lasciato cadere per il 96 per cento. «Noi - dice - siamo arrivati al 28 per cento di spesa». Ma il problema è che i primi a criticare il presidente e la sua giunta sono quelli che ci stavano dentro. Accusano Nisticò di aver costituito una task-force di esperti (che comprendeva persino Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, peraltro mai visti da queste parti) a puro uso di prestigio personale e con il non celato scopo di mirare alla cattedra di rettore dell'università di Tor Vergata a Roma. Lo accusano di sensibilità verso le equivoche massonerie calabresi e di aver inventato la carica di ministro degli esteri regionale (6 milioni al mese di stipendio) per l'ex piduista Costantino Belluscio. Nisticò risponde che si tratta di pure invenzioni: «In due anni non ho sentito pressioni né di mafie, né di massonerie». I «traditori», come dice Fini, non sono di Alleanza nazionale. Ma è proprio in An che si raccolgono le critiche più feroci: «La verità è che in Calabria stanno per arrivare miliardi e miliardi di opere pubbliche. Ed è sulla spartizione che si è rotta la giunta e sta per costituirsi una nuova maggioranza». Vecchio copione trasferito nella nuova dialettica politica che in Calabria si traduce nello sfarinamento del Polo, nell'irresistibile attrazione tra vecchi democristiani probabilmente orchestrato da vecchi poteri, come quello di Carmelo Puja, potentissimo de dell'epoca andreottiana, assessore all'agricoltura negli anni d'oro della Regione quando aveva alle dipendenze 28 mila forestali, anziano, ma tuttora attivo burattinaio della politica. Se ne giova il pds. Pino Sonerò, ora sottosegretario, ma patron calabrese a Roma, sui giornali locali lancia messaggi agli imprenditori di quaggiù: «Il governo ha già sbloccato 3 mila miliardi e proprio in questi giorni sta concentrando una ulteriore attenzione ai problemi della Calabria». Tradotto in italiano tutto questo significa: a queste «attenzioni» si risponde meglio con un governo locale dello stesso colore del governo nazionale. La defezione del ventre molle centrista della destra calabrese sta proprio qui: una fatale attrazione verso una formula di governo coerente con Roma e tanti saluti al Polo delle libertà. Cesare Martinetti mm .*>!»<>>; Il sindaco di Reggio Calabria Italo Falcomatà: è stato eletto al primo turno