Di Pietro: l'Ulivo è più affidabile Con il Polo non si può discutere

Di Pietro: Pulivo è più affidabile Con il Polo non si può discutere NELLA «TANA» DEL NEMICO Di Pietro: Pulivo è più affidabile Con il Polo non si può discutere RISPESCIA DI GROSSETO DAL NOSTRO INVIATO CON una leadership diversa, e cioè se a capo di Forza Italia non ci fosse Silvio Berlusconi, Di Pietro avrebbe scelto il Polo: «Anche il centrodestra è pieno di galantuomini. Ma il Polo attualmente è inaffidabile, all'interno di quello schieramento non si può neanche discutere. E allora, siccome io non voglio fare il terzo incomodo, per presentarmi agli elettori ho scelto il centrosinistra». E' stato l'unico, forte accenno alla politica che l'uomo di cemento, come i Verdi chiamano Antonio Di Pietro, ha fatto alla festa della Legambiente. Quello che fu l'uomo di marmo della procura di Milano lascia in fondo alla discesa la regolamentare autoblù con autista, appende la giacca di grisaglia alla portiera, e si offre alle telecamere mentre arranca in maniche corte, con in spalla un sacco da montanaro. Ad attenderlo, il «dipietrino» Orlando, munito anche lui di zaino. I verdi doc, quelli che si considerano non contaminati nemmeno dalla politica, quelli che non hanno invitato neanche Manconi e Pecoraro Scanio, sospettati, come direbbe Fini, di essere verdi come un cocomero, e cioè fondamentalmente «rossi dentro», ricevono il candidato dell'Ulivo nelle prossime elezioni in Mugello mettendo a disposizione non il piccolo palco solitamente destinato ai dibattiti, ma quello per il rock. Platea semivuota, e niente casalinghe in dehquio. Anzi, una signora bionda l'apostrofa puntando il dito: «Tu, che sei amico degli amici di Berlusconi». Lui li ha fatti un po' penare. «Forse vengo», diceva un mese fa. «Ci sarò senz'altro», faceva sapere dopo il fatidico incontro nell'appartamento di Testacelo con D'Alema. E poi: ((Arrivo, ma il giorno d'apertura della festa». Risultato: Fulvia Bandoli, che per Botteghe Oscure è responsabile delle politiche ambientali, ha dato forfait. Ermete Realacci, il gran capo di Legambiente, non c'è. Ma quel che pensa, l'ha messo per iscritto: «Di Pietro riproduce la vecchia cultura dei sussidiari di scuola elementare, per i quali una strada è sempre una bella cosa, e gestire il territorio è roba da lasciare agli intellettualoidi». Realacci, Mattioli che ha offerto a Di Pietro come campo base la sua villa all'Argentario, e che del Di Pietro ministro dei Lavori Pubblici è stato sottosegretario, non erano riusciti a capire bene, finora, se Tonino fosse o meno un cementificatore. Di Pietro questo se lo ricorda bene: «Gli ambientalisti ce l'hanno con me per la variante di valico», ha dichiarato poche ore prima di essere a Grosseto, mentre parlava dal palco del Cepu in quel di Città di Castello. Sì, il Cepu, l'università per corrispondenza, che evidentemente ha individuato il testimonial ideale nell'ex poliziotto che studiava la notte per diventare magistrato. Ma adesso, quella variante che scorre accanto al Passo della Futa, famoso per essere la pista preferita del ciclista Romano Prodi, potrebbe essere il guardrail lungo la carriera di un aspirante senatore. Perché di tutte le polemiche per la candidatura di Di Pietro nell'Ulivo, quella con i Verdi è stata la più funesta e la più chiassosa. E allora ieri sera, per un paio d'ore, il Tonino nazionale li ha insieme accontentati e delusi. Ha difeso il lavoro svolto da ministro, citando ad ogni pie sospinto «il mio amico Gianni Mattioli». Ha spiegato lo sviluppo sostenibile ai teorici della prevalenza dell'ambiente sull'economia. Li ha fatti vibrare solo raccontando un aneddoto: «Quand'ero pubblico ministero a Milano mi ha molto aiutato un certo signor Cicconi, un ambientalista che tutti i giorni si presen¬ tava da me con i suoi faldoni. Lì ho capito che legame c'era tra corruzione e speculazione edilizia, cosa può essere l'ecomafia». Però, ha continuato Di Pietro mentre in platea i visi si facevano di nuovo scuri, «per un ministro l'importante è decidere. In Italia non decide mai nessuno e per quel che riguarda l'ambiente troppe competenze s'intrecciano». Infine, una frecciatina per Rutelli: «Quando si fa un sottopasso e sopra c'è Castel Sant'Angelo, beh, sarebbe meglio pensarci bene». Insomma, Antonio Di Pietro, che si è avvalso dell'abilità da poliziotto facendo il magistrato, che ha fatto il ministro come se avesse ancora la toga, chiudendo molti cantieri, ha tenuto un discorso da ministro dei Lavori Pubblici. Proprio ieri, al suo primo comizio da senatore in campagna elettorale per l'Ulivo. Antonella Rampino Una lunga lezione sullo sviluppo sostenibile «Serve qualcuno che decida» tato Rutelli, pensi bene a quel sottopasso sotto Castel Sant'Angelo» o la federaossa allearsi l'Ulivo, turpresidente di da dimostraceschini, vi¬ dabile utere Democratica. All'ordine del giorno ci sarà anche il dialogo con Forza Italia. [r. r.] L'ex pm Antonio Di Pietro A sinistra il portavoce dei Verdi Luigi Manconi L'ex pm Antonio Di Pietro A sinistra il portavoce dei Verdi Luigi Manconi

Luoghi citati: Castel Sant'angelo, Città Di Castello, Grosseto, Italia, Milano