«Così uccideremo la pace di Arafat»

DEL TERRORI INTERVISTA I DEL TERRORI «Così uccideremo la pace di Arafat» Uno dei capi di Hamas: la nostra strategia HEBRON ITROVATO a Hebron tre giorni prima dell'attentato di Gerusalemme, Nizar Ramadan, uno dei portavoce dell'organizzazione islamica Hamas, che potrebbe aver colpito al mercato (in alternativa alla Jihad) nonostante la smentita di ieri, ha spiegato come la sua organizzazione attendesse «circostanze favorevoli» per riprendere le azioni militari. Da diversi mesi Hamas non colpisce. E' forse il segnale che si sta indebolendo? «Niente affatto. Questo non è assolutamente un segno di debolezza, e non significa che siamo inattivi. E' un'attitudine dettata dalla saggezza. La distruzione completa del processo di pace è sempre il nostro obiettivo supremo. Ma noi agiremo quando le circostanze politiche saranno le più favorevoli possibile. Per ora, i patrioti riposano. E' il relax dei combattenti». Questo significa che gli attentati suicidi riprenderanno? «Tocca all'ala militare di Hamas decidere. Ha il suo comando, le sue regole, la sua tattica». Ciò vuol dire che l'ala politica del movimento non ha nulla da dire in merito a queste operazioni? «E' evidente che l'ala mihtare non può in nessun caso avere una strategia contraria a quella dell'ala politica. Per le azioni militari, è preferibile che noi non si sia al corrente. Ciò ha consentito ad Abu Marzook (il capo dell'ufficio politico di Hamas rimesso in libertà dagli americani, n.d.r.) di non essere estradato nello Stato ebraico. Gli israeliani adottano d'altronde la stessa politica con noi. Da un lato, ci uccidono con i loro soldati; dall'altro lo fanno con le loro azioni politiche e diplomatiche». L'ala politica di Hamas non ha mai criticato gli attacchi suicidi? «E' potuto accadere. In questo genere di azioni ci sono punti positivi e altri negativi». In queste ultime settimane, a Hebron si sono fronteggiati soldati palestinesi e soldati israeliani. C'era Hamas dietro queste azioni? «No. Non siamo soddisfatti di questi scontri. Dietro c'era l'Au- torità palestinese. Lo faceva per incitare il governo israehano a riprendere le discussioni di pace, anche se evidentemente bisogna anche tener conto del fatto che gli abitanti di Hebron hanno vere ragioni per battersi. Ma l'azione della resistenza islamica deve essere rimarchevole e distinguersi dagli altri. Del resto stiamo assistendo all'emergere di una nuova generazione che crede nei valori della resisten- za». Le vostre azioni militari non rischiano di condurvi a uno scontro con Yasser Arafat e l'Autorià palestinese? «Quali che siano le circostanze, l'autorità islamica rifuggirà dallo scontro con l'Autorità palestinese, dal momento che questo è uno degli obiettivi degb israeliani e degli occidentali». Anche se l'Autorità palesti¬ nese continuerà gli arresti negli ambienti islamici? «Finire in carcere non è qualcosa di anormale per noi militanti. Questi arresti non ci hanno impedito di continuare il nostro lavoro. In più, i nostri modelli stanno in prigione. Seicento dei nostri sono al momento nelle carceri palestinesi». Che cosa farà ora Hamas a Hebron? «Ci prepariamo a un nuovo tipo di confronto. La nostra resistenza colpirà innanzitutto i coloni israeliani (che sono quattrocento n.d.r.) e i soldati che occupano il centro di Hebron. Ma questa resistenza non si fermerà alla nostra roccaforte. I giovani palestinesi possono benissimo aprire altri fronti». Jean-Pierre Perrin Copyright «Liberation» e per l'Italia «La Stampa» «I kamikaze? Non sempre noi dell'ala politica siamo informati e condividiamo le azioni del nostro braccio militare» Il leader palestinese Arafat è sottoposto pressioni da parte dei falchi dell'Olp e da parte del governo americano Soldati israeliani hanno catturato un palestinese sospettato di far parte di organizzazioni terroristiche Nei Territori si estendono le retate

Persone citate: Arafat, Nizar Ramadan, Pierre Perrin, Yasser Arafat

Luoghi citati: Gerusalemme, Italia