Le 2 guerre del Canale di Sicilia

«Gli ufficiali delle motovedette tunisine vogliono soldi e regali altrimenti sparano» Sale la tensione dopo il sequestro di un peschereccio in Tunisia: ma l'equipaggio torna in libertà Le 2 guerre del Cangie di Sicilia Tornano gli sbarchi di clandestini PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nuovi sbarchi di clandestini a Lampedusa, il mitragliamento e il sequestro da parte dei tunisini del motopeschereccio di Mazara del Vallo «Francesco Saverio» di 194 tonnellate tornano a rendere il Canale di Sicilia un teatro pieno di insidie. L'unità di crisi istituita al ministero degli Esteri è mobilitata, mentre in Parlamento vengono presentate interrogazioni e interpellanze. Mezzi aerei e navali sono stati fatti confluire nella zona. La ripresa della «guerra del pesce» che procede a intermittenza da molti anni tra Italia e Tunisia, per il resto tutto sommato in buoni rapporti, tiene in apprensione anche se ieri da Sfax, dove il battello siciliano è stato scortato ed è sequestrato in porto, è giunta la buona notizia che gli undici marittimi dell'equipaggio (uno è tunisino) e il capitano Francesco Di Stefano sono liberi di tornare in Italia. Per il rilascio del «Francesco Saverio» si attende invece il pagamento di un'ammenda da parte dell'armatore Aniello Pomposo di Torre del Greco, vicino a Napoli. L'apprensione in queste ore è accresciuta dagli oltre duecento extracomunitari sbarcati nottetempo nei pressi delle scogliere di Lampedusa e che, nel rispetto di una procedura ormai «in fotocopia», sono stati rifocillati e fatti salire sul traghetto che li ha portati ad Agrigento. Qui il questore li ha muniti del foglio di via indispensabile per l'espulsione dall'Italia. Altri 102 immigrati clandestini sono stati intercettati, uno sull'altro come sardine, su un motopeschereccio che l'equipaggio di una motovedetta della guardia di finanza ieri notte ha intercettato nelle acque territoriali italiane, sempre al largo di Lampedusa. La doppia emergenza nel canale di Sicilia conferma che questa fascia del Mediterraneo merita sul serio di esser tenuta d'occhio. Sono tanti e decisamente pericolosi i traffici illeciti che si svolgono tra la sponda settentrionale dell'Africa e la Sicilia. Il traffico di hashish e marijuana, quasi sempre provenienti dal Marocco, e di armi sui motopescherecci (per lo più quelli dell'intraprendente flotta di Mazara del Vallo, la prima d'Italia), il tutto nascosto fra gamberoni, triglie, orate, sarde, sgombri e altri pesci, non è affatto una novità. Particolari inediti sono stati forniti l'anno scorso con dovizia di riscontri da Bartolomeo Addolorato, un armatore mazarese che si è pentito dopo avere trescato a lungo con Cosa nostra. E dalie sue dichiarazioni è venuto fuori un esplosivo mix per cui il Canale di SicUia può esser considerato ben a ragione ad altissimo rischio. E allarme suscitano sia i trafficanti marocchini di stupefacenti e armi sia gli spregiudicati tunisini protesi ad arricchirsi con il racket dei poveracci che immaginano di trovare l'America in Italia e invece il più delle volte vanno incontro ad amare esperienze. Un milione il costo di ciascun viaggio della speranza, quasi sempre da Sfax verso Lampedusa (una notte di traversata), intrapreso non soltanto da nordafricani ma pure da neri di Costa d'Avorio, Ghana, Gabon, Liberia. Le indagini per identificare i trafficanti di uomini droga e armi in Tunisia come in Marocco, quando seppure vengono aperte, procedono immancabilmente con i ritmi lenti di chi in realtà non vuole che si scopra niente e nessuno. E Addolorato, a questo proposito, aveva riferito di una rete di complicità basata sulla corruzione da cui traggono utili e costosi «omaggi» a volte anche gli equipaggi delle vedette tunisine pronti a chiudere gli occhi dietro adeguato compenso. E quando i pescatori siciliani che invadono le ricche acque del «mammellone» non pagano, allora i loro battelli vengono sequestrati con l'accusa di pesca illegale nelle acque territoriali tunisine. Forse c'è dell'esagerazione, ma qualcosa di vero deve pur esserci. E in sottofondo è costantemente pronto a partire il coro delle proteste. Antonio Pavida «Gli ufficiali delle motovedette tunisine vogliono soldi e regali altrimenti sparano» Oltre duecento gli immigrati intercettati in meno di un giorno 11 La Finanza scorta verso Mazara uno dei pescherecci «salvati» In alto, Salvatore Valastro, comandante della capitaneria di Mazara. A destra, immigrati appena sbarcati a Lampedusa A sinistra, il sindaco Salvatore Martello

Persone citate: Aniello Pomposo, Antonio Pavida, Bartolomeo Addolorato, Francesco Di Stefano, Francesco Saverio, Salvatore Martello, Salvatore Valastro