Torture in Somalia casi isolati

Il rapporto della commissione italiana di ritorno dalla missione a Nairobi Il rapporto della commissione italiana di ritorno dalla missione a Nairobi Torture in Somalia, casi isolati Ufficiale indagato per «omicidio volontario» NAIROBI DAL NOSTRO INVIATO Il rapporto finale della commissione presieduta da Ettore Gallo sulle violenze in Somalia sarà diviso in due sezioni. Nella prima la commissione - composta anche da Tullia Zevi, Tina Anselmi ed i generali Vitale e Tambuzzo - informerà il governo sui riscontri accertati in merito agli abusi. Nella seconda verrà suggerita l'istituzione di una «scuola per soldati di pace» in grado di preparare i militari allo svolgimento delle missioni internazionali. Lo hanno confermato tutti i componenti della commissione al termine della seconda, ed ultima, giornata di «missione africana», dedicata agli incontri con gli operatori internazionali in Somalia: Amnesty International, «Medici senza frontiere», gli esperti della cooperazione. In merito alla prima parte del rapporto sono venuti alla luce nuovi particolari, riassunti dal generale Tambuzzo, comandante della regione militare del Nord-Est: «Siamo di fronte ad episodi né generalizzati né estesi, mai abbiamo avuto riscontro di una copertura palese di tali fatti da parte degli alti comandi. E' vero però che si sono riscontrati in alcune occasioni carenza di controllo e casi di isolamento». Per «casi di isolamento» il generale Tambuzzo intende in particolare l'episodio dello stupro della giovane somala con un bengala. E spiega: «Avvenne in un check-point italiano dove erano presenti venti nostri militari ai comandi di un giovane ufficiale subalterno». Questo «giovane ufficiale» - la cui identità resta segreta - è stato già sentito dalla commissione in Italia ed avrebbe confermato l'episodio spiegando però, aggiunge Tambuzzo, che «era a conoscenza dell'arrivo della donna in cambio di pochi soldi ma non ha mai saputo della violenza». Comunque, aggiun ge Tina Anselmi, «una cosa è certa: i militari finora coinvolti sono in gran parte dei giovani militari di leva». Fra questi an che il maggiore Carlini, accusa to dall'ex traduttore Adow di aver violentato ed ucciso un bimbo 13enne e quindi indaga to per «omicidio volontario» dalla Procura di Milano, che ha inviato ad Addis Abeba - a fian co del procuratore militare Antonino Intelisano - il giudice competente proprio per sentire direttamente dal somalo la versione dei fatti. Riassume il pre sidente Gallo: «Ci sono degli episodi accertati, altri con dubbio ma molti assolutamente infondati. Resta il problema del potere di controllo dei comandanti». «Il livello dei fatti ac certato - dice il generale dei ca rabinieri Vitale - è inferiore a quello denunciato dai media». I colloqui avuti dai commissari ad Addis Abeba e Nairobi «han no inoltre chiarito - sottolinea Gallo - che la stima e la fiducia dei somali verso il nostro Paese restano forti, come il ricordo di quanto fatto durante Restore Hope». Gallo vuole dire la sua anche sulla tesi del complotto anti-italiano: «Restano dei sospetti, forti, ma prove non ce ne sono». La Zevi aggiunge: «Molti Paesi hanno interessi in una regione così ricca». Tullia Zevi svela anche un retroscena: «Abbiamo chiesto, più volte, al governo di andare a Moeadi- scio perché lo ritenevamo giusto ma ci è stato detto che le condizioni di sicurezza lo impedivano. Ci dispiace molto non essere andati in Somalia». La commissione torna oggi a Roma per ultimare il lavoro. «Avremmo avuto bisogno di più tempo - dice la Zévi - pensate che i canadesi hanno lavorato per 2 anni e mezzo. Noi termineremo in 45 giorni». Il più riservato invece è Intelisano: ha assistito, preso nota e verbalizzato con la sua collega della Procura civile di Milano. Ora che l'indagine preliminare sta per terminare il grosso del lavoro spetterà a lui, che comunque ha già iniziato «ad assegnare ai magistrati civili di competenza i singoli episodi». La seconda parte della relazione finale, come dice Gallo. «guarderà verso il futuro» per leggere «in termini moderni» il ruolo dei nostri militari imper gnati in missioni di pace, che avranno una «scuola». «Vogliamo dare un contributo - ha aggiunto alla Zevi - anche ad altri Paesi che hanno iniziato ad approfondire il tema della preparazione dei soldati di pace». Maurizio Molinari Gli inquirenti suggeriranno al governo Prodi la creazione di una scuola per i soldati di pace Tina Anselmi: «La grande maggioranza dei militari coinvolti in episodi di violenza sono giovani di leva» Miliziani pattugliano le vie di Mogadiscio. La mediazione italiana non è riuscita a mettere fine alla guerra endemica che da anni oppone le varie fazioni