New York, alla sbarra le banche svizzere

New York, alla sbarra le banche svizzere Maxi-processo sui fondi ebraici New York, alla sbarra le banche svizzere Diciottomila gli americani coalizzati contro gli istituti di credito elvetici NEW YORK. Squillano senza tregua i centralini delle banche svizzere istituiti per dare la possibilità agli eredi delle vittime dell'Olocausto di rintracciare i fondi cui hanno diritto: sono state 23 mila le chiamate in pochi giorni. Intanto, a New York, va in scena il primo maxi-processo contro la credibilità elvetica. Nelle banche e nell'opinione pubblica della Confederazione regna il caos. L'«udienza collettiva» nel tribunale di Brooklyn vede ben 18 mila americani vittime della Shoah coalizzati per chiedere agli istituti di credito svizzeri, tramite un nutrito gruppo di astuti legali, la restituzione di beni che essi valutano a non meno di 20 miliardi di dollari. Alcuni piccoli istituti di credito sono arrivati a confessare candidamente di avere devoluto in beneficenza il denaro dei conti «addormentati» dopo la guerra, mentre gli altri - i più prestigiosi - vivono ore d'ansia che si riverberano persino in un discutibile passo diplomatico del governo. L'ambasciatore svizzero negli Stati Uniti è stato infatti incaricato di fare presente a Washington che il processo di Brooklyn potrebbe «interferire» nel lavoro della speciale commissione istituita dalla Confederazione per fare «piena luce» sulla complessa vicenda dei fondi ebraici. Sono stati commessi molti errori, ammette il governo senza mezzi termini. E intanto i primi sondaggi sputano sentenze crudeli: un francese su tre ha perso fiducia nella Svizzera, un americano su quattro idem. La recente pubblicazione sui giornali di mezzo mondo di una prima Usta di conti bancari aperti durante il periodo nazista - un fatto senza precedenti - è servita poco a placare gli animi, ma ha anzi generato più che altro confusione anche perché vi figura persino il nome di Hitler: «La neutralità svizzera - quella di un Paese che credevamo equo, onesto e puro come la neve - era un'impostura bella e buona», scrive il «New York Times». Intanto un rapporto Usa accusa il Credito Svizzero. Nell'ottobre 1946, i servizi segreti americani ottennero informazioni se¬ condo le quali il Credito Svizzero avrebbe effettuato durante la seconda guerra mondiale versamenti in favore di un centro di spionaggio nazista che si nascondeva sotto le insegne di una casa editrice. «Le edizioni Verlag sarebbero state un centro di spionaggio. Avrebbero ricevuto ingenti somme di denaro dal Credito Svizzero a Basilea grazie all'opera di intermediario compiuta dal generale Rhode», afferma un documento dei servizi indirizzato al dipartimento del Tesoro e del quale «Liberation» ha ottenuto una copia. Gli agenti Usa accusano il Credito Svizzero di aver effettuato pagamenti in nero legati all'esportazione di materiale militare in favore del Terzo Reich, precisando che «i versamenti sarebbero stati effettuati per armi svizzere destinati alla Germania sotto forma di salari versati a direttori tedeschi della società svizzera Buss AG». Secondo il testo, le transazioni sarebbero avvenute nella più completa illegalità, a margine degli accordi finanziari che legavano la Svizzera alla Germania nazista. I servizi di informazione Usa affermano inoltre che il Credito Svizzero avrebbe lasciato aperti tre conti, per un totale di 22 milioni di franchi svizzeri (l'equivalente di 270 miliardi di lire attuali), il cui titolare sarebbe un cittadino tedesco di nome Sulzbach. Sempre ieri il presidente della Confederazione elvetica Arnold Koller si è rifiutato di accettare una perentoria richiesta - accompagnata da ricatto - da parte del potente responsabile della Commissione bancaria del Senato Usa. Alphonse D'Amato, patrocinatore del diritto degli ebrei di rientrare in possesso dei beni del le vittime dell'Olocausto depositati nelle banche svizzere, aveva ingiunto alla Confederazione e al suo più potente istituto di credito - l'Unione di banche svizzere (Ubs) - di scusarsi con un suo dipendente, licenziato per avere frugato nella carta da mandare al macero e per aver rinvenuto importanti documenti relativi alla seconda guerra mondiale, immediatamente trasmessi alla comunità israelita di Zurigo. [Ansa] I beni richiesti dagli americani ammonterebbero a 20 miliardi di dollari

Persone citate: Alphonse D'amato, Arnold Koller, Buss, Hitler, Rhode