Stati generali per l'Albania

Stati generali per l'Albania DIPLOMAZIA Un piano per ricostruire esercito, polizia e magistratura Stati generali per l'Albania Conferenza mondiale (35 Paesi) a Roma ROMA DALLA REDAZIONE La comunità internazionale, dopo aver aiutato l'Albania con la missione umanitaria, continuerà in questa opera soprattutto ora che, ripristinata la democrazia attraverso le elezioni del 29 gigno scorso, il Paese balcanico si appresta a ricostruire le sue funzioni statuali, il sistema giudiziario, l'esercito, la polizia, le strutture sociali e sanitarie. Per quanto riguarda l'Italia, già da lunedì prossimo un primo contingente di consiglieri militari si recherà a Tirana per sostenere la riorganizzazione delle forze armate. Inoltre una fornitura di divise militari sarà approntata dal nostro ministero della Difesa a favore dell'omologo dicastero albanese. In merito alla questione dei profughi, l'accordo per il pattugliamento delle coste è stato prolungato al 30 ottobre, mentre le autorità di Tirana hanno rivolto un appello ai fuoriusciti affinché rientrino e collaborino alla rinascita del Paese. Sono questi i punti qualificanti emersi dalla seconda conferenza internazionale sull'Albania che è stata aperta ieri alla Farnesina da una relazione del nostro ministro degli Esteri, Dini, alla presenza di una folta delegazione del governo albanese e di 35 delegazioni governative, europee e delle organizzazioni internazionali. «Con la formazione del nuovo governo presieduto dal leader socialista Fatos Nano - ha detto Dini nel corso di una conferenza stampa con il premier albanese e con l'inviato dell'Osce, Franz Vranitzky - si apre una nuova fase, i cui due obiettivi prioritari sono riportale il Paese alla normalità per quanto riguarda l'ordine pubblico e ricostruire l'economia». Secondo Dini dagli incontri di ieri «emerge chiaramente che la comunità internazionale intende continuare a dare il suo sostegno per riportare il Paese sulla strada della normalità, della sicurezza interna e della ripresa economica e sociale». In questa direzione il contri¬ buto italiano è già stato largamente definito con incontri che per due giorni la delegazione albanese ha avuto con Prodi e con i ministri Dini e Andreatta. Il sostegno internazionale ha corroborato il coraggio di Fatos Nano che ha definito la conferenza «una magnifica opportunità data all'Albania per rinascere e per diventare un Paese europeo come tutti gli altri». Quanto al problema dei profughi (in Italia sono 13 mila), il premier albanese ha detto di aver già rivolto un appello perché, «avendo alle spalle una civiltà antica e forti delle conoscenze acquisite negli ultimi anni», rientrino e si associno agli sforzi di ricostruzione del loro Paese. Su questo fronte però l'impegno del govermo italiano, secondo il sindacato di Polizia Sap, è troppo blando e non tiene conto dei circa 10 mila «desaparecidos» al controllo delle autorità che non solo non rientreranno in Albania ma che potrebbero diventare facile manovalanza per la malavita. Fatos Nano ha fatto un accen- no anche alla questione della pacificazione delle «bande»: «Una volta disarmata, grazie al voto, la mente della politica albanese, il secondo passo è stato quello di garantirsi la collaborazione della popolazione civile per mettere le armi da parte. Ogni giorno in Albania ci sono meno criminali e meno bande». Ma per progredire su questo fronte ci vogliono «posti di lavoro e l'avvio a programmi di ricostruzione che integrino, rieducandoli, anche gli ex criminali». Nano non ha poi escluso la possibilità di «incentivi economici per motivare la gente a consegnare le armi». I premier albanese Fatos Nano