«513», via libera dal Senato

«513», via libera dal Senato GIUSTIZIA UE ACCUSE «513», via libera dal Senato Rifondazione si astiene, il pds: vergogna IL 513 è legge: il disegno di legge di riforma dell'articolo del c.p.p. è stato approvato ieri in via definitiva dalla Commissione Giustizia del Senato con lo stesso testo varato la settimana scorsa dalla Camera. Un voto a larga maggioranza, con l'astensione dì Rifondazione: fatto «grave e incomprensibile» per Pietro Polena, responsabile della Giustizia per il pds. Al termine della seduta è stata annunciata la presentazione di un ddl volto a modificare il 513 nei casi in cui il pentito sia stato sottoposto a intimidazioni. Termina così l'iter parlamentare di quello che è stato definito (d'articolo della discordia», scandito da autorevoli prese di posizione: una per tutte, quella di Giancarlo Caselli. Norma di civiltà giuridica per i garantisti, il procuratore capo di Palermo ha bollato la rifonna come «un regalo alla mafia». Parole sulle quali il centrosinistra si è spaccato. No, i momenti «ad alta tensione» non sono certo mancati sul 513: come quando il deputato di Ari Sandro Del Mastro Delle Vedove si rivolse al collega Scozzari della Rete chiamandolo «assassino». Nel trambusto, qualcuno dai banchi di destra urlò anche «Caselli!». Cosa cambia? Con la riforma del 513 le dichiarazioni «rese dall'imputato o dal coimputato durante le indagini preliminari dovranno essere ribadite nel corso del processo, altrimenti non saranno utilizzabili». Inoltre, «hanno valore probatorio le dichiarazioni rese nel corso dell'udienza preliminare, a condizione che sia rispettato il contraddittorio tra l'accusa e la difesa». Per evitare la prescrizione "-i processi in corso, la sospensione dei termini viene congelata per sei mesi. Giornata «clou», quella di ieri: l'esito del voto è stato seguito da una nuova bordata di reazioni che la dice lunga su quanto la riforma di questo articolo - fino a qualche mese fa sconosciuto al grande pubblico - sia destinata a ripercuotersi sul pianeta-Giustizia. Entusiasta Berlusconi. «Spero sia un buon auspicio perché si possa dare soluzione ai problemi della Giustizia - ha detto al Tgl -. Ci fa sperare che i deputati della sinistra votino guardando alla loro coscienza invece che alle direttive di partito». Tra i «moderatamente soddisfatti», il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala e Guido Calvi, relatore alla legge di riforma. Ayala: «Presenteremo un ddl integrativo che recepisca gli orientamenti del governo, primo tra tutti l'ipotesi di estensione della deroga nei casi in cui risulti che chi non risponde ha subito minacce». Calvi: «E' un passo in avanti verso un sistema pro- cessuale più equo e civile». Il Verde Alfonso Pecoraro Scanio invita a votare subito la norma correttiva. «Un traguardo per la riaffermazione dello Stato di diritto», plaude il ccd Roberto Cerami, primo firmatario del ddl approvato ieri. «Passo avanti verso la normalizzazione della giustizia - esulta Gaetano Pecorella, presidente dell'Unione delle Camere penali -. C'è però il rischio di fare due passi indietro, se fosse introdotto il doppio binario per i processi di mafia». «Norma preziosa e giusta», gli fa eco Giuseppe Gargani, ppi. «Molto soddisfatto» anche Oreste Zecchino, presidente della Commissione Giustizia del Senato. «Norma è in sintonia con la filosofia del nuovo codice, che prevede che la formazione della prova avvenga in dibattimento», ragiona Giovanni Tinebra, procuratore della Repubblica di Caltanissetta. Per Giovanni Fiandaca, presidente della prima commissione del Csm, «è un principio giuridico di indiscutibile civiltà». «Sono stati vinti l'oscurantismo giuridico ed il giustizialismo», esulta Roberto Centaro, Fi. Non condivide, Piero Luigi Vigna, secondo il quale la modifica del 513 rischia di avere l'effetto di «un'aspirina» nella lotta alla mafia, quando ci sarebbe bisogno degli «antibiotici». «Questa volta, con il 513, il pendolo è andato dalla parte dell'imputato, non della collettività. Che comunque deve essere tutelata dagli attacchi della criminalità organizzata - polemizza il procuratore nazionale antimafia in un'intervista all'Espresso -. Perché la mafia c'è, è violenta e minaccia chi la accusa». Ma più in generale, sul fronte di quanti si sono battuti contro la riforma prevale invece la rassegnazione. Faremo il nostro dovere ma vederete che il tempo ci darà ragione, è il commento amaro degli «irriducibili». Tra chi vede nero, Elena Paciotti, presidente Anni. Avverte che «la rifonna produrrà gravi inconvenienti, soprattutto sui processi di mafia». Sarà, ma il tempo delle critiche è scaduto, commenta Francesco Paolo Giordano, procuratore aggiunto della Dda a Caltanissetta: «Non appena il 513 entrerà in vigore lo applicheremo con assoluto rigore e precisione», anche se «in futuro emergeranno i problemi». «Staremo a vedere cosa avverrà nell'applicazione concreta della legge», concorda Pietro Grasso, viceprocuratore della Dna. «Le preoccupazioni di Caselli permangono si accoda Mario Busacca, procuratore della Repubblica di Catania -. Vedremo a quali risultati porterà l'approvazione del ddl». [ale. mon.l «Il reato non cambia veste e il delitto rimane. Così come resta la sofferenza di chi è stato colpito» Folena: «E' passata Vigna: «Questa norma una regola di assoluta è solo un'aspirina civiltà giuridica» nella lotta alla mafia» IL NUOVO «5I3£TT ecco in che cosa consiste la riforma Q DICHIARAZIONI: le dichiarazioni rese da un coimputato durante le indagini preliminari dovranno essere ribadite nel corso del processo, altrimenti non saranno utilizzabili, la novità è importante Serché oggi le accuse formulate davanti al Pm anno valore di prova anche se chi le ha lanciate non si presenta al dibattimento o si rifiuta di rispondere 0 PRESCRIZIONI: per impedire che cadano in prescrizione, i procedimenti in corso sono "congelati" per sei mesi: cioè quanto basta a effettuare gli interrogatori richiesti dal nuovo "513" 0 STRANIERI: un'eccezione al principio generale riguarda gli stranieri vittime di reato: non dovranno tornare in Italia a deporre, basteranno le dichiarazioni da loro rese in istruttoria «Il reato non cambia veste e il delitto rimane. Così come resta la sofferenza di chi è stato colpito» Pietro Folena, responsabile giustizia per il pds. A destra il presidente Scalfaro con il presidente della stampa parlamentare Enzo Iacopino Il procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna

Luoghi citati: Caltanissetta, Catania, Italia, Palermo