I liberali al Quirinale «Nordio senatore a vita» di Alessandro Mondo

Dopo l'indagine dei probiviri dell'Anni Dopo l'indagine dei probiviri dell'Anni I liberali al Quirinale «Nordio senatore a vita» Solidarietà anche da repubblicani eAn Boato: è un sintomo da guerra fredda «Una tempesta in un bicchier d'acqua», come ha sdrammatizzato Elena Paciotti - presidente dell'Anni - o un tentativo di censura in piena regola? E' bagarre sull'azione disciplinare avviata dal collegio dei probiviri nei confronti di Carlo Nordio, «reo» di essersi espresso in termini poco rispettosi verso il Pool milanese e alcuni magistrati di Torino: a due giorni dai primi lanci delle agenzie, infuriano le polemiche. Tengono il campo, per ora, i suoi partigiani. Così è l'Anni, non lui, a finire sul banco degli imputati: si grida alla «caccia alle streghe», qualcuno parla di «clima da guerra fredda» verso i> magistrato, di «ortodossia ideologica». A dar fuoco alle polveri, il sostituto procuratore di Venezia in persona. Nell'argomentare il suo «non ci sto», infatti, si era detto «disgustato» per quella che aveva bollato come «una cupa censura stalinista». Due giorni dopo c'è persino chi - come i liberali - propone di nominarlo senatore a vita, tirando in ballo il Quirinale. «Ci sentiamo in dovere di esprimere piena solidarietà al giudice Nordio, che ha dimostrato in questi anni spirito di indipendenza nel pieno rispetto della legge», interviene la Voce Repubblicana, inaugurando la serie delle reazioni. Un magistrato serio, «che fa il suo dovere senza clamore e soprattutto, cosa che di questi tempi non è poco, senza essersi montato la testa»: ogni riferimento non è puramente casuale. Nominiamolo senatore a vita, chiedono a Scalfaro i liberali sull'onda della candidatura-Di Pietro, spiegando che in questo modo verrà risparmiato a Nordio «un Mugello» qualunque, «e a noi il dolore di doverlo vedere schierato con forze politiche che comunque non lo meritano a destra e a sinistra». Preoccupazione anche sul fronte di Alleanza nazionale, dove lo zelo dell' Anni appare sospetto. E' tempo che il Parlamento adotti una normativa chiara sugli illeciti disciplinari dei magistrati, «affinché possa finalmente cessare una Babele nella quale taluni magistrati possono impunemente dichiarare cose che altri non possono nemmeno pensare», auspica Sebastiano Neri, responsabile per la Giustizia nel partito di Fini. Una vera e propria «caccia alle streghe» che si accanisce solo contro le toghe «scomode», incalzano Enzo Fragalà, Sergio Cola e Alberto Simeone, sempre per An. Nel rubino, «quel piccolo e potentissimo partito formato da alcuni procuratori», proprio quelli ai quali Nordio avrebbe tagliato la strada. «E' un sintomo da "guerra fredda", da ortodossia ideologica all'interno della magistratura», rilancia Marco Boato, relatore della Giustizia in Bicamerale. Getta acqua sul fuoco, Elena Paciotti, presidente Anm. Ammette che «forse c'è stato un eccesso di zelo da parte dei probiviri», però invita a non precipitare le cose: «L'Associazione potrà pronunciarsi soltanto quando i probiviri, terminata l'istruttoria, formuleranno una proposta. E non si sa neanche se tale proposta sarà di condanna». Soltanto parole in libertà, dunque, quelle che si rincorrono in questi giorni? Sarà, ma anche all'interno dell'Anm c'è chi prende le distanze. A partire dal segretario generale, Wladimiro de Nunzio: «Impregiudicata ogni valutazione di merito, non posso che manifestare disappunto e preoccupazione per il rischio di strumentalizzazioni politiche e per la sensazione che si voglia soffocare le voci minoritarie, tradendo il tradizionale pluralismo interno all'Anm». Il «Caso-Nordio» è appena agli inizi. Alessandro Mondo

Luoghi citati: Torino, Venezia