Yehoshua: ci vuole un Muro

Yehoshua: ci vuole un Muro DALLA PRIMA PAGINA Yehoshua: ci vuole un Muro «Un confine vero che separi i due popoli» aUAL è la verità? E chi è il responsabile di quelle infami azioni? Forse l'Autorità Palestinese con a capo Arafat che non ha smantellato l'infrastruttura terroristica nelle zone dell'Autonomia e si comporta in maniera spaventosamente cinica continuando a liberare i terroristi dalle prigioni? 0 forse Israele, che vuole che l'Autorità Palestinese funga da poliziotto di sorveglianza in vece sua, senza però concederle alcuna possibilità di esercitare un predominio vero e sovrano sulle zone in suo possesso e senza garantirle l'eventuale instaurazione di uno Stato palestinese su quel poco di territorio che giustamente le spetta. Ma è forse giusto pretendere che Israele rimetta nelle mani dell'Autorità Palestinese un numero sempre maggiore di competenze quando quest'ultima non dà prova di buona volontà nel perseguire il terrorismo? E più in generale, è forse possibile sradicare del tutto il terrorismo quando due popolazioni ostili vivono in maniera promiscua e senza una chiara separazione (soprattutto a Gerusalemme)? Bisogna inoltre ammettere che anche quando Israele aveva un completo controllo sui palestinesi ed esercitava tutto il suo potere difensivo non è stata capace di eliminare il terrorismo che la colpiva. Ciascuna delle precedenti frasi contiene una verità. Ma l'insieme di tutte queste verità non fornisce una diagnosi completa delle responsabilità verso questa situazione che va via via deteriorandosi. E senza una diagnosi non può nemmeno esistere un preciso rimedio. Già ieri sera alla televisione israeliana era possibile vedere chiaramente come gli esponenti dei vari partiti, compresi alcuni «professionisti della sicurezza» che hanno dedicato tutta la vita a combattere il terrorismo, litigavano sia per quanto riguarda la diagnosi sia per quanto riguarda le possibili soluzioni. E se gli israeliani sono così confusi nell'analisi di una così difficile situazione e nel proporre una giusta soluzione, quale potrebbe essere l'atteggiamento del lettore italiano al quale tutta questa questione appare quasi da manicomio? A questo punto oso dire in manie¬ ra esplicita di aver già da tempo intravisto con chiarezza un'equa soluzione della situazione ed una divisione della responsabilità tra le parti. Non ho la pretenziosità di sostenere che la soluzione che suggerisco sia semplice e possa garantire un'automatica calma ma credo che, a lungo termine, abbia in sé i germogli per un risanamento ed un'esatta definizione delle responsabilità di entrambe le parti. Eccone i punti essenziali. La mia proposta per l'eliminazione del terrorismo è basata su due principi che hanno dimostrato la loro efficacia in diverse parti ael mondo. Principi non solo logici ma anche morali. 1) Una divisione tra i due popoli e l'instaurazione di confini precisi ed assoluti, cosa ancora possibile. La responsabilità dell'incompleta divisione tra le due popolazioni ricade completamente su Israele che dal 1967 ha cercato di impossessarsi del maggior numero di zone possibili all'interno del territorio palestinese e di insediarvi ebrei. Sono già 120 anni che le terre passano da mani arabe ad ebree, tramite vendite, con¬ quiste di guerra o espropri. Dall'inizio del sionismo non un solo ettaro di terra è stato trasferito dagli ebrei agli arabi. E' arrivato il momento di dire basta! Ai palestinesi rimane meno di un quarto della Palestina originale (all'incirca seimila chilometri quadrati dei 27.000 che rappresentava il totale del territorio ad Ovest del Giordano) e non si deve più toccarne nemmeno una briciola. Se gli ebrei vorranno vivere in prossimità dei loro luoghi sacri in Cisgiordania lo facciano in qualità di cittadini palestinesi ed assumendosene la completa responsabilità. 2) Nel momento in cui verrà stabilita la sovranità dei palestinesi sui loro territori essi diverranno dal punto di vista politico e morale i soli responsabili deU'eliminazione del terrorismo. Israele non dovrà ricercare i terroristi all'interno del territorio dell'Autorità Palestinese, ma solo preoccuparsi che non oltrepassino la precisa e ben definita frontiera che separerà le due popolazioni. Tuttavia, se i terroristi riusciranno a passare il confine ed a compiere attentati in Israele, l'intera re¬ sponsabilità ricadrà sulle autorità palestinesi, che avrebbero dovuto adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire questi atti. Pertanto occorrerà punire i responsabili per le loro azioni. In altre parole, per rendere più efficace lo smantellamento del terrorismo sarà necessario colpire di tanto in tanto e con precisa autorevolezza i responsabili delle fonie di sicurezza palestinesi affinché capiscano quale sia il loro dovere. Nessun governo straniero può sradicare il terrorismo perpetrato da un popolo conquistato ma un governo locale e nazionale è sempre in grado di eliminare dal proprio territorio il terrorismo rivolto verso un altro popolo (mentre trova maggiori difficoltà nel sopprimere un tipo di terrorismo interno, rivolto contro di lui). Negli Anni Sessanta e Settanta scoppiò a Cipro una violenta lotta tra greci e turchi durante la quale le azioni terroristiche rappresentarono una norma per ambo le parti. Questo finché l'esercito turco, usando la forza, divise l'isola in due, rimuovendo intere popolazioni e sta¬ bilendo fra loro un netto confine. E' vero, ci sono ancora dei greci che rimpiangono le loro case perdute nella zona turca e turchi che rimpiangono le loro case abbandonate in quella greca. Ma non vi è più spargimento di sangue e le case non vengono distrutte. Non ci sono orfani, né vedove. Se l'Irlanda del Nord e la Gran Bretagna si accordassero per una divisione dell'Ulster tra protestanti e cattolici e l'instaurazione di un netto confine che li separi, assisteremmo forse alla composizione di nostalgiche canzoni da parte dei profughi delle due parti ma non vi sarebbe più spargimento di sangue, né vedove, né orfani. Allo stesso modo se gli Usa, l'Ue e la Russia imponessero senza mezzi terrnini la divisione di Israele tra i due popoli in base ai confini stabiliti nel '67, con l'aggiunta di un ordinamento speciale per Gerusalemme, state pur certi che non ci sarebbe più altro sangue versato a Gerusalemme o altrove, né orfani né vedove. Abraham B. Yehoshua

Persone citate: Arafat, Yehoshua