Arafat e i suoi all'esame di Hamas di Fiamma Nirenstein

Arafat e i suoi all'esame di Hamas analisi GLI SCENARI di TASSISI Arafat e i suoi all'esame di Hamas Se non ferma gli assassini perde ogni credibilità GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO A voler vedere le cose ancora una volta con un fondo di speranza, forse stavolta si potrebbe dire che è giunto il tempo in cui Arafat dovrà in un modo o nell'altro dire al mondo: ebbene, sì, il terrorismo palestinese è un segreto di Pulcinella, Hamas e i suoi fanatici assassini suicidi non sono affatto introvabili e nascosti, e adesso la faremo finita con loro, almeno per un po'. Le bombe di Hamas infatti non vengono mai da sotto terra, da qualche misterioso nascondiglio situato chissà dove, vengono invece dai luoghi in cui una volontà politica, un'acqua sporca in cui i pesci sguazzano li protegge tranquillamente. La fabbrica di bombe (la più grande mai scoperta in Medio Oriente) trovata qualche giorno fa, era nientemeno che a Betlemme, ovvero una zona in cui il controllo di Fatah, la formazione di Arafat, è fortissimo. E' una cittadina attaccata a Gerusalemme, da cui tutti i giorni vanno e vengono in autobus, in automobile, migliaia di persone, senza nessun problema. A Hebron l'estremismo si affaccia felicemente ad ogni istante senza che Arafat dica una parola; ultimamente è esploso per le strade per giorni interi, poi si è ritirato nelle moschee (in certe moschee molto ben definite) e nelle case (anch'esse ben conosciute) e perfino nelle scuole, con l'occhio benevolo della polizia. £ la polizia stessa, con cui Israele ha un patto di collaborazione appunto sulla caccia ai terroristi, si è rivelata pochi giorni or sono addirittura il mandante di una serie di attentati, appunto, terroristici. E certo la polizia ha più libero il passo ai posti di blocco controllati da ambedue le forze; anzi, spesso gli uomini in divisa delle due parti si scambiano saluti che talvolta sono solo corretti, e a volte invece arrivano ad essere persino calorosi. E Arafat, che ha lasciato che la sua polizia approfittasse di questo stato di cose fino a diventare un pericoloso mandante ha aperto, sì, una commissione d'inchiesta, ma si è limitato a fermare i pesci piccoli. Forse quelli più grossi sono protetti, appunto, dalle stesse forze che il raiss teme e con cui tiene comunque un bilanciato rapporto, che cambia di giorno in giorno. Ancora: il terrorista che questa primavera si è fatto saltar per aria in un caffè di Tel Aviv, viene da un villaggio vicino a Hebron e da un gruppo di Hamas che aveva già comunque rapito varie persone, fra cui anche un povero soldato ritrovato ucciso. Chi vive a Gerusalemme o in generale in Israele lo sa, lo percepisce, lo vede nella politica quotidiana: Hamas va in giro indisturbato nell'Autonomia Palestinese; i suoi uomini subiscono pressio- ni o vengono arrestati o incarcerati soltanto in maniera sporadica e episodica in rapporto a situazioni politiche in cui Arafat deve semplicemente fornire una merce di scambio per la sua credibilità inter¬ nazionale o per la ripresa dei negoziati. Poi, ci sono amnistie, fughe, insomma la maggior parte torna in libertà. L'Autonomia Palestinese risulta di fatto, come Israele aveva sempre temuto, una base da cui provengono gli attentati terroristici con facilità. Ovviamente, anche se gli attentati c'erano anche nel passato, ora che gli israeliani se ne sono andati e hanno consegnato le città all'Autonomia Palestinese, è molto più facile preparare gli uornini e approvvigionarsi di armi. Tutto questo non può continuare: Gaza, Hebron, Ramallah, Betlemme, Jenin eccetera, dovrebbero essere ormai delle città di pace, visto che, almeno esse, sono il pegno deh'accordo di Oslo, e non delle case matte di Hamas, cariche d'armi come lo era diventato il Libano meridionale quando Arafat aveva posto la sua sede a Tripoli. Se gli israeliani devono perdere la loro sicumera, il loro orgoglio, e Netanyahu deve venire a più miti consigli, Arafat per parte sua deve finalmente smettere di usare la violenza come arma di trattativa politica. Fiamma Nirenstein

Persone citate: Arafat, Fatah, Netanyahu