Le colline di Mompracem

Le colline Le colline di Mompracem questa doppia città in cui, come si dice, vivo e lavoro. E sui suoi tanti misteri. Faccio posto accanto a me all'amichevole fantasma di Emilio (Salgari, naturale) che qui in collina c'è addirittura impazzito evocandola a musa dei suoi indimenticabili deliri, fino a morirne, suicida nel 1911, in Val San Martino. Emilio mi suggerisce che Torino doppia è doppia. Divisa in due dal suo fiume, ben ripartita tra l'ordinatissima - in senso urbanistico - piana e la misteriosa collina. Una guarda all'altra con eterno sospetto. In città, si sa, gli invidiosi parlano malissimo della collina. «Tu vuoi andare a stare lassù? Ma sei matto? Quando nevica poi vedi le madonne che tiri!». E, invece, queUi di lassù: «Oh, io in città non ci tornerei neppure per tutto l'oro del mondo. Sì, sì questa stradetta tutta buche non è il massimo per le caviglie, però che incanto in primavera!», o, anche, «Inquinamento? Ma quassù non sappiamo neppure cosa sia! No, guarda, mia sorella che sta in via Lagrange, s'è beccata un bell'esaurimento da stress acustico. Abbiamo dovuto mandarla tre mesi nella vigna del Roero che lì non ci passa neppure il trattore, rarissime persino le bici». «Per chiudere, «dai retta a me, vendi quel tuo primo piano in corso Cairoli e oplà, fai il salto». Due città. 0 meglio due mondi inconciliabili, ma sempre, appunto, curiosissimi l'uno dell'altro. Ancora: «Ma se non c'è un negozio, dai! Fa fin paura, di notte». E di là: «Il cinema? E chi se ne frega del cinema quando quassù abbiamo i tramonti che abbiamo!». Invidiosi gli uni dell'arcadica pace, gli altri delle comodità moderne (negozi sotto casa, veri cinema a portata di mano, rinfrancante casino metropolitano). A saldare le due città, una volta l'anno, ci pensano i fuochi di San Giovanni, unificante spettacolo delle due sponde. A me, cittadino tra i più convinti, succede che tra novembre e febbraio spesso me lo scordò che c'è la collina, ma, tra marzo e ottobre, mi sale un fremito ancestrale (nonni langhetti) che mi trasferirei senza battere ciglio in un camper a Superga, in una canadese a Pecetto, in un bersò a Mongreno. E, infatti, approfitto largo della deliziosa ospitalità di agresti amici dotati di vasti prati tra Moncalieri e Testona (e di confortevoli camere per gli ospiti). E mi piace anche la faccia di altri amici milanesi in visita, naso puntato verso la quinta remota di Cavoretto: «Certo che Torino è bella», per chiudere, già acclimatati, «neh?!». Perché stupisce che una - grande - città abbia a due passi (letteralmente) una campagna così. Vera campagna, mica solo ville e parchi, ma anche sopravvissute cascine, sparsi pollai,

Persone citate: Faccio, Salgari

Luoghi citati: Moncalieri, Torino