San Salvario blues

San Salvano blues San Salvano blues Jfound my love in San Salvano una notte ch'era quasi primavera non ricordo s'era bianca oppure nera . Iforgot il pregiudizio reazionario She was walkin' alla luce della luna tra le ombre vagabonde di via Nizza e i miasmi che circondari Mellow Pizza She had a smile sulla faccia chiare-bruna I was dreamin' appoggiato a una colonna un viaggione senza ticket per tornare via Galliari come porto e dopo il mare I was searchin' l'equipaggio: la mia donna She was waitin' un segnale del destino un bel faro sciabolante non a caso tra le stelle e via Principe Tommaso She was sure che il momento era vicino We met proprio in front al Downtown bar con i pula che guardavano perplessi il più sprint eppur sincero degù" amplessi So we said: «Non è più tempo d'aspettar» «Do ith leidissiodissi: «Fallo!» Un sospiro ed eravamo già all'altare Noi due nudi e un tipo in abito talare «Now let's marry» ci sposò don Gallo What a wedding quella notte in via Saluzzo che concerto improvvisò la band del posto alla tromba c'era un nigeriano tosto Very trans con un boa rosa di struzzo Bicerìn piacere e senso del sacro LA Consolata bisogna coglierla lateralmente, a sorpresa, perché quell'oro non ci caschi addosso tutto insieme, soffocandoci con la sua luce. La Consolata bisogna saperla afferrare fuori dalla Consolata, nella piazzetta profumante di erboristeria, che corregge i vapori dell'incenso, sprigionati dalla basilica, con gli aromi delle essenze alpine, ancora scagliose di montagna. Bisogna sorprenderla, a sua insaputa, al Bicerìn. Se la Consolata è il cuore di Torino, quel caffè di tre metri per cinque, dove gli otto tavolini di marmo faticano per trovare il loro spazio sul parquet a spina di pesce, è il cuore del cuore. Sono loro che rimandano ogni giorno gli ora prò nobis e i sancta Dei genitrix rimasti incrostati nelle vene minerali, eco di migliaia di pellegrini venuti qui dopo le devozioni nella chiesa, secoli di preghiere, grazie ricevute, e 't ricòrdi ancora 'd cola volta a l'ospidal, che l'ai vist la Madòna con na reusa, davsìn al lét... Bisogna guadagnarselo, il bicerìn; bisogna ingraziarselo, co- We were happy nella nostra nuova vita un castello la soffitta in via Bidone per vicini sei studenti e un bel pappone What apity, dopo un anno era finita We divorced per un cambio di quartiere perché vinsi con un 13 in schedina e comprammo una villetta su in collina But NO LOVE tra gli abeti e le alte sfere Because the love, non è un caso straordinario ha bisogno dei suoi mondi per durare delle fasi e delle facce scurochiare So I lost my love, my love in San Salvarlo Gabriele Romagnoli me l'immagine della patrona Augustae Taurinorum, sfavillante dall'altare. La preparazione è lenta, il locale è affollato, da gente che viene - blasfema - a prendere il caffè in piedi; l'attesa selezionerà i virtuosi, premiere i migliori. La padrona, che ogni tanto finge di sparire nel retro, per controllare la temperatura del cioccolato, sa distinguere subito i profani dagli osservanti: quelli vanno serviti subito per essere mandati via con le spicce, questi soli hanno il diritto di restare lì, con il cabaret dei croissant da non toccare finché non arrivi il Graal della mistica bevanda. Ci si prepara al rito facendo correre gh occhi sugli scaffali annidati nell'emboisage, densi di pastigliaggi ormai dappertutto scomparsi, briciolame di zucchero color rosa, malva, pervinca, fragola, menta. Salus mfirmorum, recitano i barattoli in vetro delle pasticche Leone; Janua coeli, rispondono le scatole delle caramelle Baratti e Milano; mentre i due vecchietti del cacao Talmone stanno biascicando una loro segreta Ave ma- ris stella afferrabile soltanto dalla élite di quel privilegiato uditorio mattutino. Li interrompe l'apparizione del bicerìn, che la padrona posa con uno sguardo di complicità sul tavolo, spumoso in alto, oscuro nel fondo, promessa di ricordi ancestrali, da estrarre nella più lontana memoria. E' una bevanda che attira e tradisce, come la vita che ha racchiuso nei suoi camminamenti di caffè, nelle screziature del latte, sprofondando giù giù verso l'amaro più nascosto del cacao. Bisogna sorbirla adagio, mentre le specchiere dietro gli scaffali si colorano di altre tinte, il grigioverde degh alpini in trincea, il rosso del sangue sulle strade, il blu tempestoso di ignorati oceani. Sono gh ex voto della basilica, che riflettono su questi vetri antiche vicende di personaggi ormai scomparsi, dimenticati; quelli che hanno fatto, nel silenzio della storia, la vita di Torino. Dove è finito Riva Giovanni, che il 20 novembre 1942 correva sul tetto con un innaffiatoio per spegnere gh incendi provocati Messaggi amorosi sui muri di San Salvano: cambiano i nomi, non i sentimenti (Foto Massimo Pinca)

Persone citate: Gabriele Romagnoli, Gallo What, Mellow Pizza, Pinca, Riva Giovanni, Salus

Luoghi citati: Milano, Torino