XXXI LUGLIO: BUONE FERIE DA DOGLIANI

RARITÀ' RARITÀ' di Sandro Doma LORENZO Viani commemorò l'amico e poeta Ceccardo Rocca tagliata Ceccardi (1871-1919) con il volumetto, Ceccardo, edito da «Alpes» nel 1922, prefazione di Ardengo Soffici. In copertina il ritratto del poeta in una xilografia dello stesso Viani. Papini definì questo scritto come «il più bel libro di memorie mai letto». Effettivamente l'autore rievoca, e con molta naturalezza fa rivivere, le «eroiche» gesta di Ceccardo alla guida del Manipolo d'Apua, del quale era stato nominato Generale e Imperatore. Si era nella Versilia povera e disperata degli anni compresi fra il 1910 e il 1915. Facevano parte del Manipolo, letterati, poeti, artisti, politici, tutti legati dal comune credo anarchico e repubblicano. Al sodalizio, non rigorosamente «apuano», partecipò anche Ungaretti con il titolo di Console d'Egitto. L'intransigenza di Ceccardo, uomo di penna e di spada, deposta t'una impugna l'altra... - come lui stesso diceva di sé - conduceva, sovente, a episodi (Apuanate) dagli esiti vagamente goliardici. Il tutto narrato da un vero amico che partecipò alle «apuanate» con il titolo di Grande Aiutante. GLI inizi degli Anni Sessanta, parlando del pei come del più grande partito comunista in Europa, il politologo Alberto Ronchey diventò famoso proponendo il fattore K, ovvero la teoria per cui un partito comunista, se saliva elettoralmente, era destinato ad avere minori possibilità di arrivare al potere e a creare maggiori difficoltà agli altri partiti e rendere impossibile una vera alternativa di sinistra. Dice il Devoto-Oli alla voce K.s.m.o.f. «Decima lettera degli alfabeti europei, detta cappa, di origine latina, ma risalente alla omonima lettera dell'alfabeto greco classico. Propriamente estranea a quello italiano, nel quale è usata solo in parole di origine straniera, è impiegata a scopi fonetici per indicare la pronuncia gutturale davanti alle vocali e e i: tale la grafia fonetica ke, ki, per che, chi e quella usata in questo vocabolario nelle trascrizioni fonetiche per indicare il k spirante: per es. il suono eh tedesco di ach (achj. Da qualche tempo la si può trovare, come sostituta e rafforzativa della c velare, in alcuni termini cui si vuol conferire una intonazione per lo più "seriosa" (kompagno, kretino, kollega...)». rella Luciana, e Pier Carpi, uno sceneggiatore che faceva allora molto per l'Astorina, fu deciso l ih L'edizione nelle mie mani del Devoto-Oli è datata 1990. Giacomo Devoto era già morto e ora è morto anche Gian Carlo Oli. L'importanza della K è andata aumentando sempre. E, infatti, contemporaneamente ai detti articoli e saggi apparsi sui grandi quotidiani d'informazione e sui migliori rotocalchi di attualità politica e culturale avevano cominciato a fiorire nell'edicole con grande fervore i disegni e le storie degli albumetti di Diabolik, figlio delle signore Angela e Luciana Giussani: e Re del terrore, anche lui gloriantesi della fatidica lettera. Una Sindrome. Al titolo con tanto di K si arrivò dopo discussioni. Ma c'è da citare strane concordanze, in un certo senso impressionanti. A esempio, come era arrivata quella K nel nome di Diabolik! Per la verità, Diabolik non aveva un nome e cognome. Riferisce uno dei suoi studiosi più attenti, Franco Spiritelli, in Diabolik l'uomo dai mille volti, fastoso volume edito dallo Scarabeo, Torino, 1996, che nella notte tra il 14 e il 15 febbraio del 1958 era stato rinvenuto a Torino il cadavere di un operaio della Fiat. Pochi giorni dopo a questo giornale era pervenuta una lettera in cui qualcuno si accusava del delitto, firmando Diabolich. Di messaggi del genere ne sarebbero arrivati altri otto sempre firmati Diabolich. Ovviamente, avevano ottenuto riscontri in cronaca. E un editore romano nella seconda edizione di un romanzetto in cui si aggirava un personaggi di nome Diabolic, aveva cambiato l'insulso titolo della prima edizione Uccidevano la notte con uno squillante Diabolic. Nell'autunno del 1962 in una riunione di Angela Giussani con il marito Gino Sansoni, la so- Una pantera con gli occhi di ghiaccio dà il nome all'eroe delle sorelle Giussani ..NON TI SERBO RAN. ORE..SEMPL.ICEME.NTE NON AMO PIUV ORA SONO IN. DI REQAN.' LUI E." DIVERSO DATE./ rella Luciana, e Pier Carpi, uno sceneggiatore che faceva allora molto per l'Astorina, fu deciso come chiamare il dichiarato, l'antieroe che stava per entrare drammaticamente in scena. Il barone Sansoni propose di chiamarlo Diabolicus, ma, al solito, non venne preso sul serio. Il perché si chiamasse così l'avrebbe, comunque, spiegato tanti albi dopo lo stesso Diabolik in Diabolik, chi sei? quando credeva di star per morire insieme con il suo avversario, il commissario Ginko. Diabolik l'aveva chiamato King, il truce capo dell'organizzazione criminale che li aveva presi in trappola. Diabolik era stato il nome di una pantera dagli occhi di acciaio molto amata da quel sinistro figuro. Diabolik, insomma, non sarebbe quasi provenuto dalla schiatta umana. Ed era giusto, dunque, che fosse lui a tracciare il solco tra i fumetti di ieri e i fumetti di oggi. Tra l'incoscienza e la consapevolezza del peccato. Sino a Diabolik i personaggi dei fumetti erano tutti positivi. Dopo, non più. Non fu più letteralmente possibile. «Il fumetto? Roba da bambini, secondo il luogo comune» sostiene Moreno Burattini nel già citato Diabolik, l'uomo dai mille volti. Tanto comune che, anche negli States, fino a non troppo tempo prima, i comics venivano considerati come destinati a un target di giovanissimi, e la nuova golden age del fumetto americano iniziò, appunto, quando autori ed editori scoprirono la potenzialità di una produzione più adulta. Infatti, nel corso degli Anni Ottanta le maggiori case editrici del settore cercavano di promuovere i propri albi presso il pubblico maturo distribuendo spille e adesivi con lo slogan «Comics are netjust for kids». Caso più unico che raro, il nostro Paese si è trovato invece d'avanguardia: in Italia, infatti, questo tipo di maturità culturale era già stato raggiunto da una ventina d'anni. «Il primo segno dei tempi fu il Diabolik delle sorelle Giussani, la cui avventura d'esordio apparve in edicola nel novembre 1962. Nell'agosto 1964 Max Bunker rispose con Kriminal e, quindi, nel dicembre dello stesso anno con Satanik. L'idea alla base dei tre personaggi, al di là delle pur notevoli diversità, era la medesima: rivolgersi a un pubblico del tutto nuovo confezionando un prodotto destinato agli adulti». E la K era di prammatica. Max Bunker è stato, ed è ancora, uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti. All'anagrafe si chiama Luciano Secchi e in quel primo periodo di fumetti per adulti, con la collaborazione dei disegni di Magnus, all'anagrafe Roberto Raviola, ha spadroneggiato per spregiudicatezza genialità e ferocia di narrazione. La coppia Max Bunker e Magnus tentò strenuamente di portare l'esasperazione del fumetto oltre la barriera di non ritorno per acquisire definitivamente la libertà rispetto al comune senso dell'ipocrisia. Il virtuosismo grafico di Magnus riusciva a rendere quasi invincibile l'abilità psicologica di Max Bunker di coinvolgere i lettori di ogni età nei turbamenti, tormenti dei personaggi. Ma la reazione non tardò a rivelarsi in tutta la sua violenza. Quei fumetti destinati agli adulti che capitavano nelle mani dei ragazzini facevano scandalo. Lo ammette Luigi Bernardi, sempre nel già citato Diabolik, l'uomo dai mille volti: «I fumetti neri non fecero altro che rubarci l'innocenza, a noi giovani lettori cresciuti im- XXXI LUGLIO: BUONE FERIE DA DOGLIANI E . mersi nello sdolcinato miele Disney. Ce la rubarono, l'innocenza, dandoci in cambio una certa idea della vita che alla fine si rivelò quella giusta. Una vita fatta di scontri, di idee da difendere, di tesori da conquistare, di donne da amare, di giustizia da temere, di furbastri da evitare, di sogni da rincorrere, di barriere da infrangere, di dolori da subire...». Il periodo degli scandali a catena innestati dalla crescita preoccupante del moralismo, ma non purtroppo deUa moralità si rilevò, nonostante tutto, piuttosto positivo. Nel 1967, il pretore di Lodi, diventato famoso a colpi di sequestri di albi e giornali, decise il sequestro anche di un numero di Diabolik con la grave imputazione di aver presentato in copertina una donna in bikini. La stampa, sempre pronta a passare da un eccesso all'altro pur di guadagnarsi qualche copia in più, aveva allora titoli severissimi contro gli autori e gli editori che stavano marchiando con l'ignominia della K quello che era stato l'infantile paradiso del fumetto dei bei dì. Ho detto che fu un periodo piuttosto positivo per vedere chi fossero i veri corruttori. «Per i "fumetti neri" dure condanne», invoca un giornale milanese». E un altro giornale milanese titola con rancore: «Assolto Diabolik per i delitti a fumetti». Ormai mancavano pochi giorni all'inizio dei moti giovanili. Diabolik uscì dalle grane, pienamente assolto in istruttoria. Esce ancora nelle edicole. Perché alle edicole lo chiedono ancora puntualmente al giorno stabilito. Fate il conto di quanti giornali sono scomparsi dal 1962. Oreste del Buono Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino t

Luoghi citati: Dogliani, Egitto, Europa, Italia, Lodi, States, Torino