I CLASSICI di Angela Bianchini

I CLASSICI I CLASSICI di Alessandro Fo BISOGNA riconoscere che. quanto a testi antichi, la BuiRizzoli non cessa di stupire. Da un lato va ripresentando con ottimi apparati di corredo i capolavori dei più noti scrittori greci e latini: recentissimi {'Aiace e {'Elettra di Sofocle (a cura di Enrico Medda e Maria Pia Pattoni) e un nuovo volume dei dialoghi di Platone (Teoge, Carmide. Lochete. Liside con quasi duecento pagine d'introduzione a cura di Bruno Centrone). E dall'altro propone testi rarissimi, «ripescati» nelle zone più in ombra del nostro patrimonio. E' questo ora il caso del greco Romanzo di Esopo una sorta di biografia romanzata del leggendario autore del noto corpus di favole (presente nella nuova Bur dal 76), compilata con tratti assai curiosi e divertenti nel l-ll secolo d.C. Dopo aver diffusamente presentato la sperduta ma interessante operina, Franco Ferrari - che per la Bur già tradusse Saffo, Poesie nell'87 - ne offre addirittura un'edizione critica (sì, proprio con l'apparato a pie pagina), sulla quale Guido Bonelli e Giorgio Sandrolini conducono, annotata, la prima traduzione italiana. Il tutto in un tascabile indirizzato al vasto pubblico. Onore al merito. Romanzo di Esopo, introduzione e testo critico a cura di Franco Ferrari, traduzione e note di Guido Bonelli e Giorgio Sandrolini. Testo greco a fronte, Milano, Bur, luglio 1997, pp. 262, L. 15.000. I 1 Che Guevara RA le tante donne che scrivono dell'America Lavina a emergere, da un po' di anni, sono le giornaliste: scrittrici che si sono fatte le ossa sui giornali o nei mezzi di comunicazione e hanno acquisito, cosi, una nuova disinvoltura o, forse, sarebbe corretto osservare, uno sguardo più lucido e anche disincantato sulle intricate, sempre nuove, ma anche ripetitive vicende dei rispettivi Paesi. L'osservazione viene spontanea nel leggere un romanzo molto recente e, tuttavia, direi, a fiuto, destinato a avere ampi riconoscimenti e successo: Le sorelle Agiterò di Cristina Garcia. L'autrice è cubana, perché nata all'Avana trentanove anni fa, ma vive a Los Angeles e fa, appunto, la giornalista. 11 romanzo è stato tradotto direttamente dall'inglese e in inglese deve essere stato scritto anche il suo primo romanzo Questa notte ho sognato in cubano, del 1992, che fu pubblicato anche da noi, ma ebbe scarsa risonanza e, comunque, è di nuova e prossima pubblicazione perché risultato allora finalista al National Book Award degli Stati Uniti. he tornare e, in particolare, con la lingua del Paese stesso: lingua che rimane figee, mummificata, nella bocca degli esuli mentre, in patria, si evolve e si nutre di linfa vita I Che GuDunque, una donna dal viso aggraziato, intelligente e volitivo: in un certo senso, una Isabel Allende più giovane, ma qual è oggi, dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti e non quale era al momento della presa di potere di Pinochet e della pubblicazione della Casa degli Spiriti. Ma la somiglianza, del tutto superficiale, finisce qui: prima di tutto, perché le informazioni editoriali non ci dicono da quanto tempo la Garcia abbia lasciato Cuba e, secondariamente, perché solo in apparenza Le sorelle Agùero sono una saga di famiglia. Sono anche quello, e piaceranno, credo, per il piacevole senso di dimestichezza e fiducia che offre sempre questo tipo di storia, ma il loro vero pregio, e anche novità, sta nello sguardo doppio su Cuba. Doppio, sì, come due sono le sorelle, i loro destini, e il loro stesso esistere: una nella Cuba intorno al 1991, e l'altra a Miami, nello stesso periodo. Cuba in ogni senso, è tornata di moda: moda di miseria, di tristezza, di bellezza distrutta, di cose che sono state e non torneranno a essere mai più, e tuttavia hanno la vita pervicace delle ossessioni e dei rimorsi: e basti pensare al ritrovamento della salma del Che. A ridarci Cuba, molto di più dei ricordi di chi è in esilio da quarant'anni, come Guillermo Cabrerà Infante, c'è l'indignazione e la pena di scrittori balseros, scrittori che hanno creduto nella rivoluzione e poi, esausti, sono fuggiti sulle zattere, quale la giovane Zoe Valdés (e anche di lei giungerà presto in Italia un secondo romanzo). Ma quello che forse mancava è il punto di vista di chi sta di qua e di là, vive o viveva a Cuba, e vive o viveva a Miami. Lì, in Florida, a Miami o a Key West, vivono, da anni, gli esuli controrivoluzionari, eredi di coloro che ormai quasi quarant'anni fa tentarono l'avventura della Baia dei Porci, fallirono, e da allora non hanno mai cessato di tramare, brigare, anche effettuare un ipotetico sbarco che finisca bene, sulle spiagge di una Cuba che non conoscono più. Uno degli aspetti più tristi della condizione di esiliato è l'inevitabile perdita di contatto con il Paese a cui si vorreb- Rwolue revancmiseria e rIra mare Rwoluzione e revanchismo, miseria e ricchezza Ira mare e tropico 1 uevara zione chismo, ricchezza e tropico he tornare e, in particolare, con la lingua del Paese stesso: lingua che rimane figee, mummificata, nella bocca degli esuli mentre, in patria, si evolve e si nutre di linfa vitale. Scrive Cristina Garcia parando di una delle Agiiero, Reina, che ha lasciato Cuba da poco per raggiungere a Minmi la sorella Constancia: «Si domanda se il suo inglese le sarà più utile dello spagnolo. Lo spagnolo dei cubani di Miami e intriso di autocommiserazione e di una brama ostinata di vendetta. Reina parla una lingua completamente diversa, un lessico esplosivo, indurito dalle avversità, beffardo. Sua sorella le sembra davvero la voce del passato, usa un idioma irrigidito, zeppo di parole obsolete ed espressioni degli Anni Cinquanta. Per Constancia il tempo non è mai trascorso. E' un miracolo che la gente riesca a capirsi». In realtà, le due sorelle, diversissime, non si capiscono e non si sono mai capite, neppure quando erano bambini», a Cuba. Figlie di due ornitologi famosi, che hanno lasciato loro un'eredità tra naturalistica e favolosa, di animali impagliati, di frasi misteriose, di pezzi di storia che non combaciano e che ognuna di loro conosce o interpreta a modo suo, hanno seguito, in apparenza, un destino diverso. Reina, bellissima, scura, sensuale, provvista di straordinarie abilità tecniche, è rimasta a Cuba fino al momento in cui non potendo più sopportarne le condizioni, ha raggiunto a Miami Constancia, piccola, minuta, esperta in creme e prodotti femminili: in apparenza il ritratto della madre, dalla quale, però, qualcosa di profondo la divide. Lo scioglimento del libro sta, in certo senso, nello scambio dei destini delle sorelle e nello svelamento dei mezzi misteri della famiglia. Ma, per quanto abile e tale da cattivare fino all'ultimo l'interesse del lettore, è secondario a quello che è il suo merito principale. Bella e insolita, soltanto a tratti un po' sentimentale, è la visione doppia di Cuba, antica e favolosa e infelice, e quella della comunità degli esuli, nuova, falsa e anch'essa infelice. Cristina Garcia è riuscita a restituirla quasi esclusivamente attraverso una strana e affascinante tavolozza di miraggi, flutti, nuvole, acque, animali. Angela Bianchini