Biblioteca delle cime

INTERNET INTERNET di Federico Peiretti Et E' Kevin Costner che ci accompagna alla scoperta del mondo degli indiani, in un viaggio nel tempo che parte dalle più antiche civiltà, come gli Aztechi o i Maya, per arrivare fino agli Apache e ai Cherokee. Ogni popolazione viene seguita nella sua storia, anche attraverso le grandi migrazioni e le lotte per la conquista del territorio. Una cartina interattiva degli Stati Uniti ci consente di selezionare una delle possibili esplorazioni, cliccando sull'icona corrispondente e aprendo in tal modo una prima accurata scheda di presentazione. CINQUECENTO NAZIONI Microsoft Home, 1996 L. 130.000 PC multimediale e ambiente Windows Sono richiesti 8 MB di Ram e almeno 4 MB liberi sul disco rigido. N leggendario gentiluomo. Così la figura, lontana e gentile, del duca degli Abruzzi esce dalle belle pagine della biografia che gli hanno dedicato Mirella Tenderini, di professione agente letterario, per passione scrittrice di alpinismo, e Michael Shandrick, giornalista e sceneggiatore americano, anch'egli appassionato di montagna, pubblicata da De Agostini in un volume ricco di straordinarie fotografie di viaggi e di scalate, spesso scattate dall'alpinista e fotografo Vittorio Sella, amico del duca per tutta la vita. Come un film, il libro si apre con una scena che in realtà chiude l'avventurosa esistenza del protagonista: nel 1933, a 60 anni, alto, sottile, i capelli corti, il volto pallido, abito civile di stoffa chiara, in una mano il casco di sughero, nell'altra una canna di malacca, Luigi Amedeo di Savoia arriva a Mogadiscio per morire, sapendosi malato, in un villaggio somalo, un centro agricolo da lui crea¬ to. Al funerale non parteci perà alcun rappresentante della famiglia reale. Nipote di Vittorio Emanuele II, figlio di Amedeo re di Spagna, il duca degli Abruzzi passò l'intera vita lontano dalla corte e dalla politica, totalmente assorbito dalla passione per le esplorazioni, scoperta nella giovinezza e coltivata nella maturità, in nome di un sentimento ideale della natura. E' stato forse il più audace fra gli esploratori italiani dell'età contemporanea, capace però di misurare l'audacia con i rischi e gli imprevisti, preparando meticolosamente le sue imprese. Il suo nome resta legato alla prima spedizione al K2 nel 1909, che percorse la cresta Sudest, battezzata Sperone Abruzzi, fino a quota 6700 metri, aprendo la via di salita che nel 1954 porterà in cima gli italiani di Desio. Dobbiamo immaginare che cosa volesse dire concepire e organizzare una spedizione himalayana agli inizi del secolo. Ma il duca era un eroe inattuale, capace di filtrare la rigida educazione militare e la cultura positivistica dell'epoca in una visione romantica di vita e azione. «Uno dei massimi esploratori e conquistatori di catene ghiacciate, di distese polari, di fiumi misteriosi», scrive l'alpinista Walter Bonatti in una paginetta introduttiva, confessando un rimpianto: «Quello di non aver potuto vivere nel suo tempo». Il libro è frutto di tre anni di lavoro via computer fra Shandrick (che risiede a Vancouver in Canada) e Tenderini (che vive ai piedi della Grigna). Nel corso della loro collaborazione, non si sono mai incontrati. La loro biografia del duca non è la prima. Si cominciò a scrivere di lui subito dopo la morte. Nel 1934, 1935, 1936, 1937 uscirono quattro ritratti (uno dedicato ai ragazzi), con titoli che sottolinevano il carattere pio¬ nieristico o l'aspetto eroico d'un personaggio che poteva riverberare glorie nazionalistiche sul fascismo (il duca si era anche misurato nella grande corsa al Polo Nord). Seguì un lungo silenzio, rotto da qualche convegno, fino alla mostra Dal Polo al K2 (Museo della Montagna, Torino 1984) e alla biografia II Duca degli Abruzzi di Gigi Speroni nel 1991. Che cosa presenta di nuovo il libro di Tenderini e Shandrick? Lo spazio riservato ad aspetti privati e a problemi psicologici. Un capitolo è intitolato «La fidanzata americana» e ricostruisce le vicende del contrastato rapporto fra il duca degli Abruzzi e Katherine Elkins, una giovane donna, figlia di un uomo politico che amava i viaggi in Euro- ALPINISMO Biblioteca delle cime L9 abate che esplorò la Valle d'Aosta e un grande vagabondo delle cime himalayane sono i protagonisti degli ultimi due volumi proposti dall'editore Vivalda nella collana «I Licheni». Con Cieli di pietra, Enrico Camanni, direttore di Alp. ha riscritto la storia di Amé Gorret (1836 - 1907), prete alpinista che partecipò alla storica salita italiana del Cervino con Carrel. ma passò la vecchiaia in una avvilente solitudine, minato dall'alcol (pp. 192, L. 28.000). Negli Spiriti dell'aria Kurt Diemberger. 65 anni, di Salisburgo, re di sei ottomila, unico alpinista vivente ad averne saliti due in prima assoluta (il Broad Peak e il Dhaulagiri), rievoca le sue scorribande dal K2 alla Groenlandia, dal Grand Canyon alla foresta amazzonica (pp. 384, L. 35.000). Nella stessa collana esordisce con una raccolta di racconti brevi (// volo della martora) Mauro Corona, alpinista-scultore capace di aprire numerose nuove vie dolomitiche. Nato a Erto 47 anni fa, è stato testimone del Vajont nel 1963. quando una frana precipitata nel lago provocò l'inondazione di un'intera valle. Alla tragedia è dedicato uno dei racconti (pp. 208, L. 26.000). Da segnalare anche (Baldini & Castoldi) due mostri sacri: Walter Bonatti, con Montagne di una vita (pp. 335, L. 12.000) e Cesare Maestri, con E se la vita continua (pp. 253, L. 12.000). Tra i prodotti multimediali: il video Everest, dell'australiano Michael Dillon (L. 34.000) e il Cd-rom Fotografare in montagna di Umberto Isman e Fabio Minazzi (L. 49.000). [a. p.] pa e possedeva una villa a Roma. Secondo le cronache della stampa mondana, il primo incontro avvenne a un ricevimento sul Lago di Como, nell'estate del 1906, quando l'ereditiera ameri cava aveva vent'anni, mentre Luigi Amedeo ne aveva 33. Era appena tornato dal Ruwenzori, atletico, abbronzato, ari- ■; ' </.< ' - ? *' Il Duca degli Abruzzi Sopra: verso la conquista del K2 stocratico e scapolo. Secondo i suoi due biografi, diffidava dai maneggi della corte per affibbiargli una fidanzata di rango. La ragazza americana probabilmente lo colpì perché emancipata e orgogliosa come un'eroina jamesiana, con una passione per gli sport, i cavalli e le automobili (che sapeva guidare). Il matrimonio non si fece, per ragioni rimaste oscure. Come capita a molti biografi, Tenderini e Shandrick sembrano talvolta troppo affezionati al loro personaggio e faticano a distinguere fra le sue scelte, il suo ruolo e le regole del gioco cui partecipava, sia come uomo amante dell'avventura, sia come esponente della casa reale. La corsa ai Poli o le esplorazioni extraeuropee sono una nobile competizione fra gentlemen, le alte cariche militari del duca sono ricoperte per senso del dovere e spirito di servizio. Se si vuole muovere un appunto mancano la società reale e i rapporti con il potere. Per cui resta sostanzialmente incomprensibile un episodio come la rimozione del duca dal comando dell'Armata navale nel 1917. Però il libro si legge volentieri, per la felice vena narrativa e l'efficace ricostruzione tecnica. Soprattutto perché il protagonista rivela, fra un viaggio navale e una battaglia bellica, una malinconica propensione a fuggire nella leggenda. Alberto Papuzzi IL SALTO DELL' ACCIUGA Nico Orengo Einaudi pp. 65 L. 15.000 E Nico Orengo fosse vissuto al tempio dei trobadori, pure lui sarebbe diventato un grande menestrello. Sentite come chiude il suo ultimo libro: «E la notte finisce con Paolo che diceva sulla chitarra la fine di Orlando con trecento cavallieh accanto. E l'angelo della morte, era ancora lontano da lui, in viaggio tra le stelle e le nubi di Magellano. Ma quella di Paolo è un'altra storia...» Una chiusura cosi ti invita a prendere il libro, subito, da principio. Qualche volta mi capita di assaggiare prima la fine che l'inizio: è come sorseggiare un po' di vino rosso prima del pasto; e la conclusione, nelle canzoni, è sempre stimolante. Ma poi le parole iniziali di Orengo diventano paesaggio concreto, colorato, odoroso: erbe, fiori, alberi che non dicono dove e quando: è solo primavera, e oltre questo mondo vegetale vivo con precisa denominazione indovini il mare. Il mare ligure ai piedi delle montagne; e la putina che non è ragazza veneziana come avevo creduto a colpo d'occhio, ma un pesce. Una sarda? Una sa- * lacca? Un'alice? No: l'acciuga nel sale, che salta valli e montagne. pure si opponevano con le loro malie al contrabbando. 11 volo dell'acciuga era però incominciato prima del tempo delle streghe. Furono i saraceni negli ulti:'i:7::;f mi due secoli del Primo Millennio: «... erano islamici, venivano da Storie che s'intrecciano, antiche, vecchie, nuove; pescatori, donne, finanze, contrabbandieri di sale, acciugai in pagine dove paesi, montagne, strade, pesci, navigli, alberi, odori, valichi, rade, approdi hanno nomi precisi da molto tempo così che tutto appare vivo, gustato, cantato stato, cantato e concreto tra quel mare di Liguria e quelle montagne tra Nizzardo e Piemonte. Vanno i personaggi di Orengo nel tempo lontano, a cercare alberi per fare navi, vanno i cuntro bandio per le montagne lungo vie che solo loro sanno: «... Come talpe scavavano sentieri impossibili, come equilibristi percorrono creste spericolate, si facevano uccelli tra una valle e l'altra...». E i pastori, a un cartografo mandato dai Savoia a controllare i confini con i genovesi e che chiedeva perché non andassero per le strade regolamentari, rispondevano che erano gli animali «a fare la rotta, a cercare le correnti della terra». Ed entrano in campo i saraceni, e le acciughe che servivano, in principio, a tenere, sotto, nascosto il sale; ma acciughe e sale non piacevano alle streghe, che pure si opponevano con le loro malie al contrabbando. 11 volo dell'acciuga era però incominciato prima del tempo delle streghe. Furono i saraceni negli ulti:'i:7::;f mi due secoli del Primo Millennio: «... erano islamici, venivano da Saracco. Li dicevano per questo: Saraceni...». Tracce lontane che si incontrano con gli acciugai emigrati in Argentina e che ancora fanno ritualmente la bagna caoda. Gli ultimi segni - l'odore sono nascosti nel nascosto borgo di Moschières. Pastori, magniti che lavoravano il ferro come un ricamo, pellegrini per Compostella che camminavano per la Via Lattea e il Monte Bego dove incontravano la Vallèe des Merveilles; scavatori di metalli. Il buco del Viso; il Re di pietra; le storie del sale e della bagna caoda con la filastrocca in latinorum di Guido Ceronetti e il canto propiziatorio dei Mau Mau. In tutto il libretto si sente il profumo dell'aglio rosa, del salso del mare, delle valli nascoste e della Olga, la rossa di capelli che passa nelle pagine come una cometa tra i picchi delle montagne. Se andate in vacanza mettetevi nella bisaccia questo caro libretto, se restate in città leggetelo nelle sere afose e silenziose: ne trarrete frescura, amicizia e diletto. Mario Rigoni Stern Pietro Dotti La lunga corsa di Ercole Il ciclismo come metafora della vita. La storia di un uomo che è il più grande avversario e il più grande tifoso di se stesso. pp. 132 lire 25.000