Schillaci: sì, è il mio erede di Bruno Bernardi

Schillaci: sì, è il mio erede Schillaci: sì, è il mio erede «Lui e Chiesa grandi, Ronaldo immenso» L'uomo delle «notti magiche» di Italia '90 non riesce ad essere profeta in patria, nella sua Palermo dove sperava di chiudere la carriera dopo l'avventura in Giappone, durata 3 anni e mezzo e ormai agli sgoccioli. Da ragazzo, Salvatore Schillaci aveva dovuto spostarsi a Messina per vedere valorizzate le sue qualità di bomber ruspante prima di esplodere nella Juve e poi in Nazionale, e neppure adesso, campione affermato ed esperto, interessa ai rosanero. Il bel sogno sembra ormai svanito per sempre e Schillaci è deluso per questa mancanza di feeling con la squadra della città in cui è nato quasi 33 anni fa: «Nessuno mi ha cercato. Mai avuto contatti. Eppure avrei accettato di giocare in serie B, con la prospettiva di rimanere a vita nel Palermo, anche dopo aver messo definitivamente le scarpe in soffitta». Tornato dall'Oriente per curare al sole della Sicilia, e con l'ausilio di un fisioterapista olandese, una dolorosa sciatalgia, Totò spera di risolvere con qualche mese d'anticipo il contratto (che scadrà a dicembre) con lo Jubilo Iwata. Si ripropone: «Sì, voglio recuperare l'integrità fisica e disputare ancora un paio di stagioni in Europa. Avevo quasi firmato col Derby County: non se n'è fatto nulla». Altre richieste erano arrivate al suo procuratore Caliendo dai greci dell'Olympiakos Pireo, dagli spagnoli del Saragozza e dell'Estremadura, ma non c'è stato l'ac- cordo. Schillaci dice che, al posto di Robi Baggio, sarebbe andato al Napoli anziché al Bologna. E confessa che se nel '94 i clubs inglesi e spagnoli avessero potuto disporre dei miliardi di oggi, non sarebbe mai andato in Giappone: «Ho guadagnato parecchio, ma come molti altri buoni giocatori. Ci sono andato in pieno boom. In questo momento c'è flessione, in attesa di un rilancio in vista della Coppa del Mondo del 2002. Ho fatto una sessantina di gol. Là ci sono una cultura e un'educazione diverse. Ho imparato un po' d'inglese, qualche frase in lingua nipponica, ma mi è mancato il nostro calcio. Tanto». Avrebbe fatto volentieri un tuffo nel passato, alla festa di Juvecentus. Purtroppo il mal di schiena gli ha impedito di venire a Torino: «Ho telefonato a Bettega ringraziandolo per l'invito». La Juve gli è rimasta nel cuore e ne seguiva le imprese anche da diecimila chilometri di distanza: «Mi spiacque molto non essere in tribuna a Tokyo, quando venne per la Coppa Intercontinentale. Ero partito il giorno prima». Ora c'è Inzaghi nel suo ruolo. Gli chiediamo di fare una specie di pagellone dei migliori cannonieri protagonisti nella prossima stagione, quella che precederà il Mondiale di Parigi. Schillaci è uno che se ne intende e augura a Inzaghi di avere una conferma in bianconero: «Ha tutto per sfondare. Chiaro che, nella Juve, non riceverà tanti palloni come nell'Atalanta dove tutti puntavano su diluì. Se si adatterà a questa nuova realtà, troverà un posto fisso anche in Nazionale». Condivide la scelta della società bianconera di cedere Christian Vieri: «Quando c'è un'offerta come quella dell'Atletico Madrid, per un attaccante forte ma non un fuoriclasse, non la si può rifiutare». Totò ritiene che il colpo grosso l'abbia fatto l'Inter con Ronaldo: «Dunga, mio compagno nello Jubilo Iwata, ne è entusiasta. Gioca con lui nella Selecao brasiliana e 10 conosce bene. Ronaldo è un fenomeno, ha una progressione bestiale e con Romario, in Francia, formerà una coppia micidiale. E' 11 numero 1 al mondo. Moratti, grande presidente, non ha badato a spese e merita un premio, lo scudetto. Con Ronaldo può essere la svolta, l'inizio di un ciclo nerazzurro, anche se l'Inter dovrà fare i conti con la Juve, sempre fortissima». A Schillaci piace molto Chiesa: «E' quello che mi somiglia di più, come tipo di gioco. Un attaccante che inquadra la porta con facilità. Potrebbe essere il re del gol, mio erede italiano nel prossimo Mondiale. Lui oppure Casiraghi, o l'emergente Inzaghi». Parola di Totò-san. Bruno Bernardi