Terrorismo, chi ricorda le vittime? Nuovi equivoci su Cernobil

Terrorismo, chi ricorda le vittime? Nuovi equivoci su Cernobil AL GIORNALE Terrorismo, chi ricorda le vittime? Nuovi equivoci su Cernobil L'indulto, la grazia e la giustizia tradita Leggo di proposte e dibattiti sulla concessione dell'indulto o tella grazia ai terroristi. E' necessario, si dice, chiudere un periodo storico, far prevalere la clemenza e il senso di umanità. Leggo altresì continue interviste con esponenti del terrorismo rosso o nero; di latitanti che (bontà loro) tornano, dichiarando che il Parlamento deve sbrigarsi ad approvare l'indulto; di ex terroristi che pubblicano memorie e libri; di altri, già fuori con tanto di occupazione, i quali affermano che «quando uno si è fatto 15-20 anni di galera ha abbondantemente pagato qualunque tipo di reato» (Alberto Franceschini, La Nazione, 15 luglio). Nulla, invece, si dice delle vittime e delle loro storie. I loro nomi sono pressoché sconosciuti. Chi mai saprebbe dire, ad esempio, chi erano Angela Fresu o Luca Mauri, o Sonia Burri o Kai Mader, morti alla stazione di Bologna all'età, rispettivamente di 3, 6, 7 e 8 anni? Nessuno. Intorno alle vite dei terroristi, al contrario, è tutto un fervore di iniziative e di proposte. Ultima quella di arrivare a un indulto o a una grazia generalizzati, sia pure dopo «un ampio monitoraggio della situazione dei terroristi detenuti». Sembra quasi l'epilogo, su larga scala, delle inquietanti parole del giornalista Pecorelli, che sulla rivista OP del 2 maggio 1978, nel pieno del sequestro Moro, già prevedeva «trattamenti di favore per i terroristi quando la pacificazione nazionale sarà compiuta». E' noto, ad esempio, che Marco Barbone si è potuto rifare una vita e una famiglia sotto la copertura e a spese dello Stato, ed è anche vero che gli assassini di Aldo Moro e della scorta sono già in libertà, ma se si dovesse persino arrivare all'indulto o alla grazia generalizzati (mi chiedo: anche per le stragi?), allora non si vede davvero il perché non possa essere fatto con tutta serenità il ed. «colpo di spugna» per tangentopoli: in definitiva corruttori e corrotti, concussori e concussi, non hanno ammazzato nessuno; e a quel punto, una sorta di scambio (peraltro già ventilato), in sede parlamentare, tra indulto ai terroristi e uscita da tangentopoli, non avrebbe alcunché di scandaloso. Ma chi ha necessità di chiudere definitivamente con la stagione del terrorismo, concedendo indulti o grazie a go-go? Non il Paese reale. Fra le priorità del Paese, non vi è questa. Vi è semmai quella, opposta, che finalmente emerga la verità e che tutti i responsabili delle stragi, degli attentati e degli omicidi, che hanno sconvolto l'Italia per anni, siano puniti, e severamente. Questo, il Paese vuole. Non una vendetta, ma una pena giusta. Non una pena-barzelletta. O forse, come dice Franceschini, «15-20 anni sono abbondantemente sufficienti per qualunque reato?». A vent'anni, uno fa una «ragazzata», ad esempio una strage con 85 morti e 200 feriti, e a 35-40 anni esce di carcere. Questa era la società ideale, che in gioventù vagheggiava il brigatista Franceschini? E verso la quale sembra si stia muovendo il nostro Stato? Sembra poi che il problema per la concessione dell'indulto o della grazia, siano i familiari delle vittime e il loro dolore. Nel dire questo non vi è un'aberrazione di fondo? E se le vittime, per assurdo, di familiari non ne avessero avuti? sarebbe stato più semplice? I provvedimenti di grazia sarebbero stati presi da un pezzo? Vivaddio, almeno quando si tratta di omicidi e stragi, che la parola giustizia abbia un senso, un suo significato quanto più possibile alto e assoluto. E non solo per i familiari delle vittime, ma per tutti i cittadini che vogliono ancora credere in questo Stato e nella capacità dello stesso di tutelare i diritti della persona e di rendere giustizia. Le grazie e gli indulti prospettati sono in realtà un insulto, non solo al sentimento dei familiari, ma alla coscienza e al senso di giustizia di un Paese intero, quel senso profondo che i democratici le attribuirono, nel resistere al terrorismo. Aw. Sandro Ponziani Città di Castello (Pg) Le radiazioni e le cifre dei bambini malati Sono un fisico che si è sempre occupato di radioprotezione lavorando per decenni presso il CNEN (poi ENEA) con compiti di ricerca nel nostro Paese e presso la Comunità Europea, l'IAEA e l'OECD. Mi riferisco alla lettera che Secondo Gua- schino di Casale Monferrato ha indirizzata a Sergio Romano domenica, in cui afferma: «Essendo medico sarei in grado di informarla su quanti bambini sono stati e sono ricoverati nei più importanti istituti di oncologia e di ematologia d'Europa perché colpiti dalle conseguenze di incidenti nucleari, come quello demenziale di Cernobil». Le dosi provocate dai rilasci di Cernobil in tutta l'Europa sono state (fortunatamente) troppo basse per aver potuto provocare danni sanitari rilevabili nella popolazione. Quanto ai territori dell'ex Urss, una Conferenza l'anno scorso a Vienna presso l'International Atomic Energy Agency ha mostrato come le conseguenze sanitarie le¬ gate alle radiazioni siano state inferiori a quanto si era previsto. Non si sono riscontrati casi di leucemia nelle persone più esposte che hanno svolto attività di decontaminazione sull'impianto. Per quanto concerne i bambini, si sono osservati poco meno di un migliaio di casi di tumore alla tiroide (su ima popolazione di diversi milioni di bambini) ai quali se ne potranno aggiungere altrettanti in futuro. La mortalità di questo tipo di tumore è intorno al 5% per cui ci si può aspettare, complessivamente, mi numero di decessi prossimo a un centinaio. Tutto ciò è senz'altro un danno grave ma non si avvicina a quanto affermato dal lettore. Non è quindi possibile trovare dei bambini ricoverati in strutture europee al di fuori di qualche caso sporadico per il quale si sia preferito ricoverare il paziente in una struttura diversa dagli ospedali del suo Paese. I «bambini di Cernobil» invitati in vacanza nell'Europa Occidentale godono di una buona salute come quella dei bambini dei Paesi ospitanti. Ciò consente loro di godere di un soggiorno in condizioni di vita migliori rispetto a quelle di origine ma non ha nulla a che fare con motivi sanitari. Approfitto dell'occasione per esprimere a Sergio Romano, anche a nome di mia moglie, il più sincero apprezzamento per la sostanza e la forma con le quali esprimere la sua visione degli eventi. Arrigo A. Cigna, Cocconato (AT) Facciamo senatrici a vita Tebaldi e Montatemi Sono fuori dubbio i meriti di Fernanda Pivano, divulgatrice della letteratura americana del 900. E' però sorprendente lo zelo con il quale eterogenei intellettuali si affrettino a aderire all'appello perché sia fatta senatore a vita, senza porsi il problema di quante altre italiane ne avrebbero ancor più alti meriti: Rita Levi Montalcini, Renata Tebaldi, Anna Maria Ortese, Gae Aulenti, Lalla Romano. Maria Boscola, Venezia Se Berlusconi risveglia un ragazzo dal coma L'articolo apparso sul vostro giornale Fuori dal coma, miracolo di Berlusconi, è il più alto condensato di odio e livore che ci sia mai capitato di leggere. Un buon giornalista si sarebbe limitato ai fatti, che riassumiamo per brevità: 1) Andrea Carloni è uscito dal coma; 2) ciò è accaduto anche grazie all'ascolto dei messaggi registrati dal presidente e dai giocatori del Milan. Tutto il resto, la critica all'ufficio stampa di Forza Italia, reo d'aver informato, lo svillaneggiamento di Berlusconi e, in fondo, la presa in giro del ragazzo, non era materia da inserire in un buon articolo. I fatti vanno separati dalle opinioni! Ci complimentiamo perché, ancora una volta, La Stampa cerca di rendere servile omaggio ai Suoi Padroni, ai procuratori della Repubblica monotematici e ai «Compagni» dell'UUvo. aw. Piero Vernetti aw. Gabriella Contiero Novi Ligure (Al) Chi inviò il messaggio al Who'swhoinltaly Innanzitutto desidero ringraziarvi per l'articolo di Maria Giulia Minetti su Who's who in Italy (25 luglio). Mi permetto tuttavia di chiedervi una piccola rettifica riguardante la citazione al termine dell'articolo: «Sulla scrivania ha un fax firmato dall'addetto stampa di Fazio che segnala, tra le nuove onorificenze tributate al governatore, anche lo Zolfanello d'Oro». Nella realtà il fax non mi è stato inviato dall'addetto stampa bensì dal Capo del Servizio della Segreteria particolare della Banca d'Italia, dott. L. Pileri. Giancarlo Colombo, Milano Direttore editoriale del «Who's who in Italy - S.r.l.»