Prende il via super Ambrocariplo di Zeni

Storica firma. Un'opera2ione da 8620 miliardi. Per la fusione da 3 a 5 anni Storica firma. Un'opera2ione da 8620 miliardi. Per la fusione da 3 a 5 anni Prende il via super Ambrocariplo Nasce il secondo gruppo bancario italiano MILANO. Il nome, quello ancora non c'è. «Non abbiamo avuto tempo di pensarci in questi due mesi di lavoro duro e massacrante», dice, quasi a scusarsi, Giovanni Bazoli, presidente dell'Ambroveneto. E al suo fianco Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Caripio, annuisce lisciandosi il pizzetto bianco: «Chi l'avrebbe mai detto, due mesi fa, che ce l'avremmo fatta?». Felici e contenti, entrambi, il professore che salvò il Banco in quel lontanissimo 1982 («Quando era follia solo pensare ciò che sta per avvenire oggi», ricorda Bazoli) e l'ex politico de diventato presidente a febbraio nello scetticismo generale: «Con Guzzetti su quella poltrona addio privatizzazione Cariplo...». Felici, felicissimi, i due protagonisti del matrimonio dell'anno nel sistema bancario italiano: la Cariplo va in sposa all'Ambroveneto e da ieri, dalle quattro e quindici minuti del pomeriggio di ieri, carta canta. Mancava l'ultima firma, quella dei due presidenti e dei futuri soci nel patto di sindacato, i francesi del Crédit Agricole, l'Alleanza assicurazioni, il gruppo lombardo (San Paolo di Brescia, Ior, Istbank, Mittel) e firma, puntuale, ieri c'è stata. Fine del corteggiamento, il matrimonio s'ha da fare e i testimoni sono di prim'ordine, primo tra tutti Lucien Douroux, direttore generale del Crédit Agricole, il colosso che darà respiro internazionale al nuovo gruppo, socio di maggioranza relativa per nulla turbato che in Italia sia possibile quello che in Francia non lo è così facilmente e cioè che una grande banca abbia per maggior azionista del capitale straniero: «E' un accordo intelligente - dice Douroux - nel solco delle ristrutturazioni bancarie che stanno accelerando in tutta Europa». Bene, sorride Bazoli. Indietro non si torna, giura Guzzetti. Anche se la via che porta Cariplo e Ambroveneto a fondersi («Speriamo entro 3, massimo 5 anni») non è né facile né poco onerosa, lastricata com'è di aumenti di capitale (3.907 miliardi) con annessi warrant (1.432 miliardi), prestiti obbligazionari (1.074 miliardi), più altri 1.500 miliardi di obbligazioni irremedibili e prestiti subordinati a 5 anni (altri 2.000 miliardi), un fiume di quattrini mai visto in Italia. Un sacrificio necessario perché alla fine nascerà, si legge nel comunicato congiunto, «il primo gruppo in Italia come numero di sportelli e capacità di generare ricavi e reddito lordo»: un pizzico di enfasi che non guasta mai in simili momenti anche se, per amor di verità, almeno per totale di attività il nuovo colosso sarà secondo al Sanpaolo di Torino. Tutto deciso, dunque. E se ancora manca un nome, per ora chiamatelo - come qualcuno ha già fatto - «Amica»: Am come Ambroveneto, I come Insieme, Ca come Cariplo. L'importante sono i fatti, insiste Bazoli, che sono poi la presenza, il radicamento e la capillarità del supergruppo nell'area più ricca e industrializzata d'Italia, il famoso Nord-Est. Fatti, non parole. E così, zac, alle cinque della se¬ ra, finiti i brindisi in privato dopo la firma dei protocolli d'intesa, ecco la presentazione in pompa magna davanti alle tv. Tutti presenti nella foto ricordo: Bazoli, l'uomo che ha soffiato la Cariplo alla Comit, Guzzetti, il privatizzatore, Douroux, l'azionista di maggioranza, Desiata, l'uomo dell'Alleanza che si è assicurato l'esclusiva per la bancassicurazione («Se sono qui - dice - vuol dire che c'è stato un accordo di massima»), Trombi del San Paolo di Brescia, Caloia dello Ior, Molinari, Passera. Sopra di loro un grande schermo: «Nasce un grande gruppo bancario privato». Già, nasce, ma come? Vediamolo: 1) Dalla banca Cariplo vengono scisse in un'holding ad hoc le partecipazioni in Ina, Imi, Eanca d'Italia («L'orientamento delle ultime settimane sembra consentire di trasferire anche la quota Bankitalia», precisa Guzzetti) e gli immobili per un valore di 1.680 miliardi. 2) Dall'Ambroveneto verrà scorporata in una nuova società (controllata al 100%) l'azienda bancaria e il Banco diventerà holding del supergruppo. 3) La Fondazione Cariplo cederà all'Ambroveneto holding per 8.620 miliardi («Che incasseremo in contanti entro la fine dell'anno», assicura Guzzetti) il 100% della banca Cariplo. 4) La Fondazione diventerà azionista dell'holding Ambrovento; ieri è già entrata in possesso del 12,62% (passato ai blocchi in Borsa al prezzo di 7.190 per azione) che era di Cariverona, col tempo, tra aumenti di capitale e acquisti di quote da terzi (per esempio, dalla Mittel), arriverà al 29% che ci costerà, dice Guzzetti, «tra i 1.600 e i 1.800 miliardi». 5) Nei prossimi cinque anni la Fondazione ridurrà il suo 29% adeguandosi a un assetto di controllo che prevede il Crédit Agricole al 30%, la Fondazione al 22%, l'Alleanza all'8% e il gruppo lombardo (Mittel, San Paolo, Ior e Istbank) all'8-10%, tutti uniti da un patto di sindacato che, per Bazoli, sarà come l'attuale con scadenza 2002. 6) Per finanziare l'acquisto del 100% della banca Cariplo, l'Ambroveneto si finanziera con un aumento di capitale («Operazione prevista per la seconda metà del '97», anticipa Arnaldo Borghesi, advisor di Ambroveneto) complesso che, tra nuove azioni ordinarie e di risparmio, warrant convertibili e prestiti obbligazionari, ammonterà a 6.413 miliardi: «3.907 a pronti - spiega ancora Borghesi - e 2.506 a termine, cinque anni». Già sicura la sottoscrizione da parte degli azionisti aderenti al patte e già deciso il consorzio di garanzia affidato a Imi, Ubs, Indosuez e Bzw. Armando Zeni LE PRIME BANCHE ITALIANE DATI 1996 IN MILIARDI DI LIRE