Processi la deposizione arriva in video

Gli imputati di mafia e i pentiti potranno comunicare in aula direttamente dalla loro cella Gli imputati di mafia e i pentiti potranno comunicare in aula direttamente dalla loro cella Processi, la deposizione arriva in video Oggi il Senato vara la riforma del 513 ROMA. Non è vero che sulla giustizia i partiti sono capaci solo di litigare. Ieri, per esempio, la Camera ha passato a larghissima maggioranza (399 sì su 416 presenti, contrari soltanto i super-garantisti del Polo) il disegno di legge sulle videoconferenze. E oggi la commissione Giustizia del Senato varerà la riforma del 513, mettendo sullo stesso piano accusa e difesa in tutti i processi, compresi quelli di mafia. Al di là delle risse verbali, dunque, il Parlamento procede in un clima di sostanziale intesa tra maggioranza e opposizione. Emblematico il voto sulle videoconferenze. All'apparenza si tratta di una misura strettamente «tecnica»: gli imputati di mafia potranno deporre nei processi direttamente dalla loro cella, senza bisogno di spostarsi da un capo all'altro dell'Italia. Ma la stessa possibilità di testimoniare per videoconferenza verrà offerta anche ai pentiti, soprattutto a quelli minacciati da Cosa nostra. Ai Brusca, ai Buscetta e agli altri collaboratori di giustizia sarà consentito di collegarsi con le aule giudiziarie dai loro rifugi, correndo meno rischi. E dunque questa quasi-legge (manca il via libera del Senato) viene concretamente incontro alle preoccupazioni di quanti, a cominciare dal procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli, erano scesi in campo contro il nuovo 513, perché chiama i collaboratori di giustizia a deporre nei processi, pena la nullità delle dichiarazioni rese in precedenza ai pm, anche quando hanno subito gravi minacce dall'onorata società. A questo punto, gli oppositori del 513 avranno oggi poche cartucce da sparare. Probabilmente si accontenteranno di un ordine del giorno che impegna il Parlamento a introdurre in autunno il cosiddetto «doppio binario»: cioè l'eccezione per i processi di mafia chiesta da Caselli. Ma anche su questo la partita 6 apertissima. Il presidente del Senato, Nicola Man¬ cino, è scettico sul «doppio binario» e non lo nasconde. Preferisce che la giustizia resti «uguale per tutti». Il ministro Guardasigilli, Giovanni Maria Flick, dice sì al «doppio binario» e contemporaneamente no a leggi speciali antimafia. Cesare Salvi, capogruppo della Sinistra democratica al Senato, puntualizza che il «doppio binario» va bene purché non porti a processi di mafia del tutto separati. Proprio Salvi ha gettato ieri un secchio d'acqua gelata sull'altra polemica che divide gli animi: quella sull'indulto. L'esponente del pds ha suggerito una «pausa di riflessione» che prenda atto dell'opposizione manifestata dai popolari al disegno di legge messo a punto martedì in commissione Giustizia di Montecitorio. Ma non c'è solo il ppi ad alzare le barricate. Contro l'ipotesi di alleggerire le pene ai protagonisti degli «anni di piombo» hanno manifestato sdegno i familiari delle vittime del terrorismo, i sindacati di polizia (con l'eccezione del Sap) e carabinieri. Particolarmente aspra la protesta del mondo cattolico, con in testa l'Osservatore Romano. «Si cerca di far passare in fretta e quasi in sordina», accusa l'organo vaticano, «un provvedimento che avrebbe dovuto coinvolgere i cittadini». Sulla stessa lunghezza d'onda il teologo dei Paolini, Gianni Gennari, la Caritas, la Sir (agenzia di stampa dei vescovi). Tra i cattolici democratici è un coro di no, da Giulio Andreotti a Giovanni Moro, da Nicola Mancino a Dario Franceschini. Le voci a sostegno dell'indulto si contano sulle dita di una mano: Livia Turco, Luigi Manconi, Nicki Vendola... Silvio Berlusconi ha avuto facile gioco a intervenire dicendo che è ancora presto per questo tipo di provvedimento, e che semmai bisognerebbe intervenire per chiudere un altro capitolo, quello di Tangentopoli. «Quando ciò sarà avvenuto», ha detto il leader del Polo, «si potrà allora mettere un macigno sul passato per poter guardare al futuro». Ma la vera novità di ieri è che l'indulto spacca An. «Siamo contrari», si è limitato a dire in serata Gianfranco Fini. Ma sul tipo di contrarietà esistono due versioni, quella perentoria del numero due Maurizio Gàsparri (che parla di «scelte scellerate») e quella possibilista di Francesco Storace che chiede alla destra un atto di coraggio, nel caso che la clemenza di Stato venga estesa a ex terroristi neri come Mambro e Fioravanti. In quel caso, se ne potrebbe discutere, [r. r.] Storace: An potrebbe dire sì all'indulto se verranno inclusi Mambro e Fioravanti Da sinistra: il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick e il presidente del Senato Nicola Mancino

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