UNA FOLLE SFIDA ALLA PACE di Igor Man

UNA FOLLE UNA FOLLE SFIDA ALLA PACE A: RAFAT: «Posso perdere una volta ancora la faccia purché arrivi un compromesso intelligente che salvi la'pace. Ho dedicato alla causa del popolo palestinese tutta la mia vita ma non posso perderla per un piatto di fave oltre tutto scondite». E' la sua più recente dichiarazione, uno sfogo: risale a cinque giorni fa quando, giustappunto, si puntava sulla visita del mediatore (si fa per dire) americano Dennis Ross per arrivare a un «compromesso intelligente». Intelligente quel tanto che consentisse al vecchio capo della giovine «autorità palestinese» di scongiurare la «guerra senza prigionieri» più volte minacciata da Hamas, cioè da quella che banalmente viene definita «l'ala radicale» dell'Olp. In realtà Hamas (un acronimo arabo che può tradursi: zelo) è un contromovimento di resistenza, impegnato su due fronti: quello israeliano, quello arafattiano. Quando Arafat, ieri, subito dopo gli attentati, ha telefonato a Netanyahu per porgergli «le condoglianze» s'è sentito rispondere che lui, il premier d'Israele, non sapeva che farsene delle condoglianze. Io esigo, ha scandito il primo ministro, che voi, anziché incoraggiare i terroristi, ignorando gli innumerevoli avvertimenti di Israele, vi decidiate una buona volta ad arrestare tutti i terroristi per finalmente eliminarli». L'Autorità palestinese smentisce «un simile linguaggio» che in ogni caso, il raiss non avrebbe tollerato. Invece a Tel Aviv confermano se non le parole senz'altro la sostanza: «E' stato un colloquio duro, molto duro», ha dichiarato il portavoce Shai Bazak. Igor Man CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA

Persone citate: Arafat, Dennis Ross, Netanyahu, Rafat, Shai Bazak

Luoghi citati: Hamas, Israele, Tel Aviv