«Ero ubriaco non ricordo nulla» di Lodovico Poletto

Va in carcere Andrea «il Boscimane» Salgono a 4 gli indagati per omicidio DIECI GIORNI IN ISOLAMENTO «Ero ubriaco, non ricordo nullo» Paolo: ma ai Muri c'è troppa feccia ALLE 12,50 in punto si spalanca il cancello del carcere delle Vallette ed esce la Y 10 rossa guidata dell'avvocato Loredana Gemelli. Al suo fianco c'è Paolo Iavarone, libero dopo dieci giorni trascorsi in una cella d'isolamento, accusato di omicidio volontario. Ha la barba leggermente lunga e lo sguardo stanco il più giovane dei fratelli Iavarone. Fuma. Vuole andare subito a casa. «E' finita - dice -. Finalmente sono fuori. Lì dentro ti trattano bene, ma quando sei lì ti senti morire, schiacciato». Quando hai saputo di essere accusato di aver ucciso un marocchino? «Il sabato dell'arresto, alle 14, mentre mi portavano in carcere. Ero stordito dalla sbronza della sera prima. Non capivo. Ho chiesto dove andavamo: mi hanno detto in carcere, per omicidio. Mi sono sentito crollare il mondo addosso. Gliel'ho detto subito: se entro lì mi uccido. E mi hanno messo in isolamento». Poi, passata la sbronza, ti sei ricordato. Ti hanno interrogato, hai saputo che i tuoi amici ti avevano inguaiato per bene raccontando tutte quelle frottole... «Di questo non dico nulla». Lo sapevi che tuo fratello è indagato per concorso in omicidio? «Dio, no. Ero così contento di essere fuori. Non parlatemi anche di mio fratello. E poi di questa storia non voglio più dire nulla». Ma almeno ti ricordi cos'eravate andati a fare quella notte ai Murazzi, tu e i tuoi amici? «Certo, si doveva festeggiare la fùie della maturità. Volevamo solo divertirci, passare una serata in allegria, tra amici». In quanti eravate? «Quattro o cinque. Poi, ai Muri, abbiamo incontrato altra gente che conoscevamo. Io mi sono ubriacato: ero contento di com'era andato l'esame. Era finita. Non so neanche quanto ho preso come voto di maturità». Hai preso 46, anche se tua madre ha raccontato che ti aspettavi qualcosa di più. Ma della rissa, della morte del marocchino che ti ricordi? «Solo che c'era mio fratello che mi diceva di non andare a casa con la moto perché ero ubriaco. Poi sono caduto. C'era un vetro in terra, mi sono tagliato la mano». L'eseguimento del marocchino, il lancio di bottiglie contro lui che annaspava in Po: non ricordi nulla? «Assolutamente no. Quand'è arrivata la polizia mi sono addormentato nella loro macchina. E poi ho ancora dormito in questura. Fino a quando i poliziotti non mi hanno chiesto se avevo un avvocato che potesse assistermi non ho capito cosa stesse capitando». Ai Murazzi andavi spesso? «Qualche volta. Con gli amici: una birra, un po' di musica. Si passava la serata. Certo che se li liberassero dalla feccia che c'è laggiù si starebbe decisamente meglio. E la feccia sono gli spacciatori, i delinquenti, chi va lì solo per fare casino». Certo che anche tu non scherzi quando c'è da menar le mani. Hai dato un pugno a un finanziere, qualcuno dice che ti hanno visto nella rissa, due settimane fa, con un automobilista... «Nella rissa con l'automobilista io non c'entro. Nell'altra vicen¬ da, quella del finanziere, non sapevo neanche chi fosse quello a cui ho dato il pugno. E poi era colpa sua, aveva inziato lui. In ogni caso se qualcuno mi colpisce per primo io mica vado a denunciarlo. Reagisco subito. Poi se ne riparla». E adesso che farai? «Spero un po' di giorni di vacanza in Francia. Non ne posso proprio più. Devo rilassarmi, tornare a vivere nella normalità». E poi? «E poi andrò a militare. Nei paracadutisti della Folgore». Lodovico Poletto

Persone citate: Iavarone, Loredana Gemelli, Paolo Iavarone

Luoghi citati: Francia