Il bimbo prodigio beffa i campioni di Enrico Biondi

di Piatti di Panarla Moto: Melandri, tricolore a 14 anni Il bimbo prodigio beffa i campioni Nato per vincere. Così hanno deciso per il bimbo-prodigio di Ravenna i «signori» del motomondiale. Marco Melandri compirà 15 anni il prossimo 7 agosto. Fa lo studente, è iscritto al 2° anno di un istituto professionale, ma è già famoso per il suo hobby: correre in moto. Lo fa così bene che domenica ha vinto il titolo italiano. Ha iniziato a 7 anni, spinto dal padre Dino, ex pilota. Marco guidava le minimoto e vinceva facile. Ma, si sa, quando si è giovani si vuole tutto e in fretta. Così ha cominciato a «martellare» i campioni, finché un bel giorno Loris Reggiani, indimenticato campione di tutte le cilindrate (e oggi commentatore tv), gli ha fatto provare una Honda 125 Sport Production. Del tutto simile, anche se meno potente, a quelle che si usano nel Mondiale. Melandri ha stracciato tutti, girando circa un secondo più veloce degli altri: nelle moto è un'eternità. Le voci corrono, nello sport. E il motociclismo non fa eccezione. Morale: di questo ragazzo si è cominciato a dire un gran bene e i «talent scout» hanno popolato gli autodromi dove il bimbo-prodigio era impegnato nelle gare monomarca. E' davvero veloce, Marco. Corre, si diverte e vince. Quest'anno lo hanno iscritto al campionato italiano e lui le ha suonate a tutti. Domenica, a Misano, si è laureato il più giovane campione italiano della storia. Meglio di Capirossi, più bravo di Valentino Rossi. Le grandi aziende non stanno a guardare. Su Melandri ora si è scatenata la più gigantesca «caccia al talento» degli ultimi anni. Honda, Aprilia e Yamaha gli hanno fatto ponti d'oro pur di accaparrarselo. Ma come, si dirà, Melandri non è nessuno, non ha vinto ancora nulla di importante, ha visto solo in tv il motomondiale ed è già il pezzo più ambito del mercato? Misteri di un mondo sempre alla ricerca di personaggi, meglio se gio- Marco Melandri, a nuova stella vani e simpatici. Nella corsa al Melandri l'ha spuntata la Benetton-Honda che lo farà esordire a fine agosto, quando avrà 15 anni compiuti (prima non si può), nella prova mondiale a Brno, Repubblica Ceka. La Casa di Treviso l'ha spuntata sull'Aprilia, che offriva una montagna di soldi (un triennale da 150-200 milioni l'anno) perché Marco ama la moto con la quale corre oggi; non se la sente di cambiare. Il team è quello ravennate di Massimo Matteoni. Dicono che nessuno come lui riesca a fare andare forte le Honda, nemmeno i giapponesi. Marco lo troviamo al Bar Nazionale. Dietro al bancone: non è un cliente, lavora lì, per la zia. Anche nel retrobottega, tre o quattro ore al giorno. Sì, perché papà Dino ha i piedi per terra: «Meglio che non si monti la testa. I soldi se li deve guadagnare». Parla del suo amore, la moto, mentre prepara piatti di lasagne, tagliatelle, ravioli ai funghi porcini e pizzette: «Sono bravo, sai? E poi non ho sentito ancora uno lamentarsi... La tensione? Sentirla la sento, ma Reggiani e Matteoni mi hanno costruito attorno un muro che mi protegge». Cos'è per te la paura?, gli domandiamo. «Non esiste. L'unico timore è di non poter guidare. Se sapessi cosa provo quando sono in moto: impossibile spiegarlo. Corro e sono il ragazzo più felice del mondo». E' un piccolo idolo, quasi come Rossi. Sorride all'idea: «No, Valentino è più personaggio. Io sono timido, imbranato. Però, se rompo il ghiaccio, mi scateno. Le fans? Per ora ne ho due, quelle che domenica mi hanno chiesto l'autografo. Sono diventato rosso. Erano così carine. Gli avversari? Vorranno sbranarmi, ma non mi preoccupo. Ho scelto la Benetton perché non mi ha chiesto di vincere subito. Avrò tempo per imparare». Enrico Biondi Marco Melandri, la nuova stella

Luoghi citati: Aprilia, Bar Nazionale, Ravenna