Ha lasciato l'Oriente per far grande il Toro di Claudio Giacchino

Roberto Regis Milano, il «padrone» dei granata Roberto Regis Milano, il «padrone» dei granata Ha lasciato l'Oriente per far grande il Toro MONTEPULCIANO DAL NOSTRO INVIATO Roberto Regis Milano, 33 anni la scorsa settimana, imprenditore genovese attivo sino a pochi giorni fa in Indonesia e rampollo di un finanziere della Valle Mosso coinvolto nel crack multimiliardario della Cameli: sarebbe lui il vero padrone del Toro. Però, se glielo ricordate, scuote la testa: «Questa storia che io sarei il proprietario della società granata è una bufala e mi dà un fastidio pazzesco». Nel Toro pare che comandi proprio lei, che non muova foglia che lei non voglia. 0 no? «No, no, il club è per l'88,39% della Bullfin, finanziaria della quale fa parte l'Hsl di Genova di cui io sono azionista di maggioranza possedendo un 1 % in più dei soci e amici Vidulich, Bodi e Palazzetti». Quindi è lei che ha voluto Souness. Addirittura, si vocifera che fu lei, a fine marzo, con una telefonata dall'Indonesia, a silurare Sandreani. «Bella questa dell'esonero telefonico intercontinentale. Quanto a Souness, l'idea di prenderlo nacque a Genova, con Vidulich e Bodi. Volevamo un tecnico che rispondesse allo spirito della società, e lo scozzese ci sembrò la scelta ideale perché ha grinta, generosità, carisma e un grande passato». Per il Toro lei ha lasciato l'Indonesia... «Ho vissuto tre anni a Giakarta occupandomi di petrolio e carbone: un'esperienza straordinariamente formativa. Ora è finita. Sono tor- nato per seguire da vicino questa nuova avventura granata. Eccomi qua in ritiro, per scoprire la vita di una squadra, per imparare guardando, ascoltando, prendendo nota senza interferire. Sinora il calcio l'avevo solo frequentato da tifoso della Samp e di Mancini, tifo attaccatomi da mia madre Jole». Si dice che il suo modello sia appunto quello doriano, forgiato da Mantovani senior. «Quel modello non è ricreabile, bisogna inventare un "sistema Toro" valorizzando il buono, ed è tanto, della società». Scusi, ma perché lei, dall'Indonesia, decise mesi fa di entrare nel Toro? E, perché solo a settembre diventerà vice- presidente? Non poteva farlo subito a marzo, quando Vidulich e C. si presentarono? «Allora vivevo a Giakarta, non potevo, adesso sì. E poi, ripeto, a me e ai miei soci interessava fare cose nuove nell'impresa-calcio. C'era la possibilità Toro e...». Non siete pentiti? Niente promozione, forse avete strapagato il club. Il Vicenza è costato 5 miliardi di meno: è in A, giocherà le Coppe... «Voghamo paragonare il blasone del Toro a quello vicentino? Quello del Toro, con la leggenda che lo accompagna, è un nome mondiale. A Londra è conosciutissimo». Perché Londra? «E1 la nostra piazza di riferimento. Lì sfocerà il nostro progetto di quotare in Borsa i granata nel giro di 2 o 3 anni. Certo, la mancata promozione è stato un danno grosso. La serie B è un purgatorio, dal quale dovremo uscire subito. La squadra è competitiva per andare in A, condizione indispensabile per entrare in Borsa e per accedere quindi a quelle fonne di finanziamento che garantiscano al Toro un futuro tra le grandi». Auguri al giovane, affabile e serioso imprenditore con l'hobby dei viaggi e dei cavalli, che detesta essere considerato il padrone del Toro ma che per il Toro ha detto addio a Giakarta cominciando a studiare football a Montepulciano. Dove stasera (alle 20,30) la Souness-band gioca contro l'Arezzo di serie C2. Claudio Giacchino Roberto Regis Milano, 33 anni