Il computer misura-arbitri di Marco Ansaldo

Parla l'ideatore del cervellone che sceglie i direttori di gara intervista fischietti elettronici Parla l'ideatore del cervellone che sceglie i direttori di gara Il computer misura-arbitri //professor Meo: però decide ancora l'uomo AVVIA il computer, vediamo chi arbitrerà il derby di Milano. Il video si illumina e compaiono sigle e riferimenti del programma che si sta caricando, le tracce incomprensibili si sviluppano alla velocità del pensiero finché lo schermo è pronto per la chiave di accesso che l'operatore conosce a memoria. Ora si può lavorare. Una ad una si digitano sulla tastiera le partite della giornata di campionato, prima la serie A, poi la B. Un click e compare l'elenco dei 37 arbitri abilitati. Una cliccata e l'immagine si fissa mentre nella stanza si diffonde il ronzio della macchina che scandaglia passato e presente di ciascuno di loro. Passano, in un secondo, 50 milioni di istruzioni. In venti secondi appaiono accanto alle 19 partite gli arbitri che le dirigeranno. E' la simulazione di quanto avverrà tra meno di un mese negli uffici della struttura informatica della Federcalcio, dove l'uso del computer penetrerà nel più inviolabile dei recinti: il santuario arbitrale. Per la prima volta, il calcio si affiderà infatti al designatore elettronico che svolge nel tempo sufficiente a riempire una tazzina di caffè il lavoro che a Casarin richiedeva ore e con molte possibilità in meno di confondersi e sbagliare, anche se le contestazioni ci saranno sempre perché non si è ancora inventato il computer che cancella nell'uomo il sospetto. In poche settimane la piccola rivoluzione è stata pensata e risolta. E, incredibilmente, non ci hanno messo le mani gli esperti di marke- ting, i succhiasoldi e le tv, ma gli scienziati: perciò il progetto è costato pochissimo, una decina di milioni destinati al Politecnico di Torino e che copriranno i costi vivi della ricerca e dell'attuazione del programma. Si comincia con la prima di campionato, il 31 agosto. «E' una scelta che non spetta a noi bensì alla Federazione - spiega il professor Angelo Raffaele Meo che ha ideato il designatore elettronico insieme agli esperti di informatica della Federcalcio -. In realtà il computer potrebbe agire subito perché vi abbiamo inserito le 3 mila istruzioni di base e sono già pronte le altre da aggiungere. Si è chiacchierato molto di questa novità come se potesse stravolgere il calcio, invece è soltanto un aiuto che l'informatica offre all'uomo». In che modo? I principi che determinano l'abbinamento dell'ar¬ bitro a una certa partita rimangono quelli ai quali si rifaceva Casarin e che ispireranno il suo successore, l'ex arbitro triestino Baldas. Cioè il numero di match che un arbitro può dirigere in un campionato, il numero di volte che può arbitrare una squadra, il rapporto tra partite esterne e interne, la valutazione della difficoltà dell'incontro e la posizione dell'arbitro nella graduatoria stilata in base ai giudizi dei commissari di campo. In più c'è l'incompatibilità territoriale per cui Pairetto non può dirigere Juve e Toro o Cesari la Samp e il Genoa. Dove sta la rivoluzione? «Nella possibilità di rendere più perfetta la scelta - dice il professor Meo -. Il computer è più stupido di qualunque designatore umano, non ne possiede la sottigliezza psicologica. Però ha due vantaggi: il primo è che è obiettivo; il secondo è che se esiste una soluzione la trova e, se non esiste, compie la scelta che viola le norme meno importanti. Perciò nel designatore elettronico si possono inserire regole sempre più precise. Ad esempio terrà conto che Pairetto non solo non deve arbitrare Juve e Toro ma anche l'avversaria delle torinesi nella domenica successiva». Altro esempio. Di ogni arbitro il computer possiede già una tabella nella quale sono inserite le partite dirette nell'ultima stagione ma nulla vieta di andare indietro negli anni e ricostruire tutto il suo curriculum con le ragioni di opportunità che consigliano di non designarlo per una partita dove è protagonista una squadra o un gioca¬ tore con il quale ha avuto problemi nella sua carriera. «Penso al caso di Agnolin con Bettega e la Juventus, molti anni fa», ricorda il professor Meo. Dunque là dove Baldas potrebbe perdersi, tra incroci, divieti e incompatibilità, il Cervellone troverà una strada. «Questa è la sua unica funzione, semplifica il lavoro e aumenta la trasparenza. Ma gli input gli verranno dalla Commissione tecnica: anche per questo dopo la diffidenza iniziale, i dirigenti arbitrali che si sentivano scavalcati, mi sembrano più disponibili». Meo, cuneese, 62 anni, uno dei pionieri dell'informatica in Italia (tralaltro è stato anche direttore del più importante progetto elaborato negli Anni Ottanta dal Cnr) dice di essersi divertito nell'elaborare il programma. «Ho letto che il presidente della Roma, Sensi, ha parlato di un computer filonordista. I computer non sono del Nord o del Sud, semmai lo possono essere gli uomini che lo istruiscono. Ebbene con me hanno lavorato due assistenti che tifano Toro e uno che è romanista, mentre io sono juventino. Così ciascuno di noi ha provato a inserire nel programma le istruzioni per designare gli arbitri più sgraditi agli altri. Non ci siamo riusciti». Vuol dire che non c'è un modo per pilotare una designazione conveniente? «Non c'è. L'unico arbitro che può regalare una vittoria è quello corrotto: ma è una specie che non esiste. Tantomeno al computer». Marco Ansaldo Designazioni pronte in venti secondi Meno errori e più attenzione alle cause di incompatibilità Angelo Raffaele Meo, 62 anni

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