Lo scrittore è «cannibale »
Lo scrittore è «cannibale Lo scrittore è «cannibale » Male effervescente, reazione al buonismo TUTTO cominciò da un'antologia. Da un volume curato da Daniele Brolli per la collana «Stile Libero» di Einaudi. E soprattutto dal grande ingegno maieutico di Severino Cesari e Paolo Repetti. Nell'ottobre '96 uscì «Gioventù cannibale», che raccoglieva una serie di racconti eccessivi e raffinati, colti e disincantati. Da Luttazzi a Ammaniti, dalla Brancaccio a Pinketts, da Nove a Galliazzo. Si veniva dal successo della Tamaro, dal trionfo del cuore e dei messaggi buonisti. D'improvviso sbocciò una leva di giovani autori che volevano invece raccontare il mondo che li circondava, pigiando l'acceleratore sulla banale effervescenza del male, sull'orrore estremo. Lanciando magari un'occhiata compiacente al nuovo modo di narrare l'omicidio e la giungla d'asfalto elaborato da Quentin Tarantino in «Pulp Fiction». I mangiatori di carne letteraria sono diventati un'etichetta, immediatamente sposata dalia critica. Un modo di essere e scrivere. Un genere e una patente. Naturalmente non esente da eccessi, mode forzate, imitazioni. Lo sport preferito dei talk show letterari è stato per mesi mettere contro padri e figli, cannibali e vegetariani, buonisti e cattivisti. Cercando e forzando ascendenze letterarie sanguigne in ogni rametto dell'albero genealogico del romanzo. Chi esordiva e non aveva compiuto i trent'anni veniva immediatamente valutato secon¬ do un rozzo ematometro, ovvero in base alla quantità di sangue e follie metropolitane. Il cannibalismo ha regalato forte visibilità a scrittori che gravitavano intorno alla linea d'ombra dei vent'anni. Ma ha anche, inevitabilmente, sfumato le differenze e ingenerato confusione. I moschettieri dell'antologia rifiutano gli accorpamenti. Ognuno va per la propria strada, è stanco di essere affiliato a una setta di crudi narratori. Lo stile di Ammaniti, tra King e la commedia all'italiana, ha poco a che fare con queUo di Aldo Nove, grottesco e tragico. Ma nel Parnaso settario deDa letteratura moderna muoiono prima i talenti dei marchi depositati. Bruno Ventavo!i
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