Ultimo Capodanno esplode la violenza: ci sarà da ridere

Marco Risi, tre anni dopo «Il branco», dirige un film da un racconto di Ammaniti: situazioni forti e comicità Marco Risi, tre anni dopo «Il branco», dirige un film da un racconto di Ammaniti: situazioni forti e comicità Ultimo Capodanno, esplode la violenza: ci sarà da ridere ROMA. Una galleria di personaggi mostruosamente ordinari, raccontati in un crescendo inquietante che comincia con desideri banali e finisce con violenze esplosive: folgorato sulla via del «pulp», Marco Risi, l'autore, figlio d'arte, di storie d'impegno sociale come «Meri per sempre» e «Muro di gomma», dirige in questi giorni a Cinecittà «L'ultimo Capodanno dell'umanità», il film tratto dal'omonimo racconto di Niccolò Ammaniti che apre la raccolta intitolata «Fango». «E' il mio film più realistico - dice il regista -, proprio perché non ha niente a che fare con la realtà». Davanti alle facciate, ricostruite a Cinecittà, di due eleganti palazzine romane che, nell'arco delle 12 ore in cui si svolge la storia diventeranno teatro di impreviste follie, Risi spiega che stavolta il racconto del reale è solo il punto di partenza: «La vicenda comincia con il tono di una commedia leggera, poi si anima di sensazioni forti e i personaggi che all'inizio facevano solo ridere, finiscono per far orrore e vien da pensare che se saltassero tutti in aria non farebbero un soldo di danno». La notte di Capodanno, segnata dalla solita ansia di divertimento a tutti costi, si trasforma, peri 15 protagonisti del film, in un una specie di viaggio allucinante in cui ognuno tira fuori il peggio di sé. «Nella mia vita - confessa lo scrittore - ho sperimentato tutti i possibili Capodanni, dal viaggio in Paesi musulmani alla grande festa super organizzata, al sonnifero preso la sera del 31 dicembre per risvegliarsi il giorno dopo come se niente fosse accaduto. Ogni volta è stato un disastro: il fatto è che il Capodanno è come un esame in cui si fanno bilanci e propositi, e questo in un clima di festa forzata che facilmente scatena desideri di violenze e sopraffazioni». Ammaniti e Risi hanno scritto insieme la sceneggiatura del film divertendosi a osare sempre di più: «Durante il lavoro la nostra amicizia è cresciuta - dice il primo -: sparavo soluzioni sempre più assurde e Marco non si è mai tirato indietro. La fase della scrittura è stata la più divertente, mi è piaciuto molto il clima di collaborazione, forse anche perché sono abituato a lavorare da solo». Di Ammaniti, che ha 14 anni meno di lui, Risi ha apprezzato la capacità di follia ed è perfino riuscito ad abituarsi alla casa dello scrittore, «un posto pieno di cose strane, dove è quasi impossibile trovare la maniera per sedersi: la cosa più bella è un acquario in disuso sommerso dalle piante e divenuto abitazione fissa di una specie di grosso geco». A sostenere il progetto, novità assoluta nel panorama del cinema italiano, è stato fin dall'inizio l'ex guru di Raitre Angelo Guglielmi, oggi presidente dell'Istituto Luce: «Credo che il cinema italiano abbia bisogno di uscire da quel ghetto minimalista che in realtà non rispondeva a una scelta estetica, ma era semplicemente il frutto di un'impossibilità produttiva. Insomma, è stata soprattutto la mancanza di soldi a sacrificare la validità dei nostri film. Con il racconto di Ammariniti, che rappresenta una svolta nella narrativa italiana, si può uscire da questa crisi, smettere di piangere sulle sorti di un cinema trascurato dal pubblico e proporre un'opera che per contenuti e impegno produttivo si discosta da tutte le altre. Penso che la sceneggiatura rifletta bene l'allegria della storia, il clima di un racconto che appassiona e diverte. Certo, così come è già accaduto per il libro, è probabile che il film susciti polemiche, ma solo nel caso in cui non venga inserito nel giusto contesto». «L'ultimo Capodanno dell'umanità» è prodotto dalla Sorpasso Film di Marco Risi e Maurizio Tedesco insieme con l'Istituto Luce e la struttura Rai Cinemafiction per un costo che si aggira sui 9 miliardi; proprio ieri è stata diffusa la notizia che la pellicola, insieme con altre, è stata ammessa al finanziamento previsto per la categoria «film d'interesse culturale nazionale». Del cast fanno parte, tra i tanti, la moglie del regista Francesca D'Aloja e il figlio Tano, Monica Bellucci e Adriano Pappalardo, Maria Monti e Alessandro Haber, Angela Finocchiaro e Ricky Memphis, Paola Poh e Riccardo Rossi, Antonella Steni e perfino Iva Zanicchi. L'uscita è prevista per i primi mesi del prossimo anno. Ammaniti, intanto, mentre lavora alla sceneggiatura di «Branchie», sta anche scrivendo il nuovo romanzo intitolato «Ti prendo e ti porto via». Guglielmi, invece, prepara altri progetti cinematografici, convinto che (da televisione debba produrre sempre più cinema per le sale, senza limitarsi semplicemente alla non rischiosa pratica dell'acquisto». Fulvia Caprara Il regista folgorato sulla via del «pulp»: «Sarà molto realista» Guglielmi del Luce: «Proviamo a strappare il cinema italiano dal ghetto minimalista» Qui accanto Marco Risi con Francesca D'Aloja, che è anche sua moglie. A sinistra Monica Bellucci, tra i protagonisti. Sopra Niccolò Ammaniti, l'autore del racconto «Fango» da cui è tratto il film

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