«Non c'è fine alla barbarie »

«Non c'è fine olici barbarie IL GIUDICE BELLOMO «Non c'è fine olici barbarie » //pm: mai imbattuto in una storia così CREDA: in dodici anni di carriera mai mi era capitato di trovarmi di fronte a un caso simile. Questa orribile storia una cosa me l'ha insegnata: alle miserie umane non c'è mai fine». Salvatore Bellomo è il sostituto procuratore di Monza che ha coordinato l'inchiesta sulla violenza alle tre sorelline. L'ultima di una serie: in passato gli è capitato più volte di dover fare i conti con abusi e stupri sui più piccoli tra le mura domestiche della tranquilla e perbene Brianza. Dottor Bellomo, come spiega che le cronache abbiano più volte dovuto occuparsi di Monza per questo tipo di violenza? «Non è certo perché qui ci sia una maggior concentrazione di pedofili che da altre parti. Semplicemente, qui si è creata una struttura che funziona bene, che ha saputo trasformare in risultati concreti il lavoro in sintonia tra magistrati, poliziotti e servizi sociali». Sta, dunque, proponendo un modello di indagine da esportare? «Di sicuro, qui, ha dimostrato che può funzionare. Quando, con il procuratore, abbiamo deciso di destinare un magistrato a tempo pieno per indagare sulle violenze sui minori, siamo partiti da questo presupposto: occorreva un tipo di investigazione diverso da quello solitamente impiegato per dar la caccia a banditi e assassini. Perché oltre ad assicurare i colpevoli alla giustizia, bisogna preservare i bambini da altri danni, da nuovi choc. Due obiettivi che, troppo spesso, hanno finito per mettere contro le strutture che ogni inchiesta di violenze sui bimbi coinvolge». I casi di pedofilia si estendono da Nord a Sud, da Ovest ad Est dell'Italia: solo merito delle investigazioni che consentono di scoprire tutti i casi, oppure ci troviamo di fronte a un incremento delle vio¬ lenze sui minori tra le mura domestiche? «Secondo me, abusi e violenze avvenivano prima come adesso. Soltanto che ora c'è una maggior attenzione da parte di giornali e tv. E io aggiungo, per fortuna: questo atteggiamento ha avuto un effetto positivo, ha dato più coraggio alle vittime, le ha convinte ad uscire allo scoperto. Anche medici e assistenti sociali sono più attenti rispetto al passato. Insomma, abbiamo imparato a non girarci dall'altra parte di fronte a simili problemi». Però, notizie come quella di Monza, provocano sempre un brivido sulla schiena: com'è possibile che una madre «ceda» le sue bambine? «Gliel'ho detto e glielo ripeto: questa storia supera l'immaginabile, scorrendo le carte si prova una sorta di repulsione. Ma al di là di questa considerazione, io sono un uomo di legge, non un sociologo: devo stare ai fatti. E i fatti mi dicono che queste cose sono accadute». Ma per la sua esperienza, quante volte le è accaduto di imbattersi in violentatori che a loro volta erano stati violentati da piccoli? «E' un dato che la statistica conferma. Più di una persona che ha subito abusi nell'infanzia, poi si trasforma da vittima in carnefice». Dottor Bellomo, la nuova legge sulla pedofilia sarà un valido deterrente? «Non ho ancora studiato il testo, quindi non posso dare un giudizio articolato. Di sicuro, qualsiasi intervento legislativo che consenta di coordinare le forze in campo, di incentivare le indagini e preservare i minori da nuovi choc non può che migliorare la situazione. E mi pare che la legge si muova in questa direzione». Pier Paolo Luciano «Non è che la Brianza sia terra di pedofìli E' il lavoro di squadra con agenti e assistenti che dà risultati: un modello da copiare» VIOLENZE IN FAMIGLIA 6 giugno 1996: proclamando, in due lettere, la loro innocenza, in un paese del Biellese si suicidano due nonni e due genitori accusati di violenza su due bambini di 9 e 6 anni, pochi giorni dopo l'inizio del loro processo. Erano stati arrestati nel '93. 14 novembre 1996: a Milano, il tribunale riconosce due padri, di 42 e 40 anni, colpevoli di atti di libidine e violenza sulle loro figlie, di 4 e 2 anni. Sono condannati a otto e cinque anni. 20 mano 1997: a Milano, il tribunale infligge pene comprese tra 3 e 13 anni a cinque persone, padre, madre, due fratelli, un cugino di una bambina violentata sin da quando aveva cinque anni. Condannato anche un amico di famiglia. 22 maggio 1997: ha violentato per anni la figlia tredicenne costrìngendola a visionare film e riviste pomo e a ripetere le scene sotto gli occhi delia moglie. Il padre-padrone, un uomo di 36 anni, è stato condannato dal tribunale di Monza a 4 anni e 4 mesi. 27 maggio 1997: a Mirandola (Modena), per violenza sessuale su un bambino di 7 anni finiscono in carcere il padre, di 50 anni, e il fratello, di 20. 19 giugno 1997: a Carate Brianza una madre costrìngeva le due figliolette a prostituirsi in orge di gruppo alle quali partecipavano uomini e donne. Le due sorelline avevano 4 e 6 anni. La donna è stata condannata a 23 anni. Alle bimbe diceva: «La vostra vita è quella delle prostitute, dovete imparare subito» 21 luglio 1997: a Palermo, la polizia arresta un uomo di 55 anni, accusato di aver abusato dei figli, un maschio e una femmina, da quando avevano rispettivamente 5 e 4 anni. Sopra: la «marcia bianca» contro i pedofìli svoltasi a Bruxelles nell'autunno scorso. Una manifestazione analoga si è svolta nell'inverno a Genova, ma in tutta Italia i casi di violenze e abusi sui bambini continuano

Persone citate: Bellomo, Pier Paolo Luciano, Salvatore Bellomo