L'Fbi abolisce la lista nera
Istituita nel 1950 da Hoover, il 94 per cento dei latitanti sono stati arrestati USA Istituita nel 1950 da Hoover, il 94 per cento dei latitanti sono stati arrestati l/Fbi abolisce la lista nera «E' inutile l'elenco dei super ricercati» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ha ancora un senso la lista dei dieci «most wanted» che l'Fbi compila diligentemente da anni? La vicenda di Andrew Cunanan, che faceva parte di quella lista ma la cui avventura di fuggitivo è finita per tutt'altri motivi, sembra destinata a dare il colpo di grazia a questa veneranda istituzione che risale al 1950 e che ormai secondo molti è del tutto osboleta e andrebbe abolita. Il suo «record», per la verità, è eccellente: dei 449 ricercati finiti in quella lista da quando Edgar Hoover, l'allora padrone e signore dell'Fbi, la istituì, ne sono stati catturati 422, cioè il 94 per cento. Ma sono fasti del passato. Di quando, spiega Jack Levin, titolare di un programma di studi sulla violenza all'Università di Boston, «pochi avevano la tv, tutti leggevano i giornali e i giornali medesimi erano pronti a pubblicare gratis le foto dei dieci maggiori ricercati». Ora invece «la gente è talmente bombardata dai messaggi che non presta attenzione. Le foto che vede gli scivolano addosso». Il risultato è che se un tempo dal momento in cui un criminale veniva messo in quella lista al momento in cui veniva catturato passavano «alcune settimane», dice ancora Levin, ora può succedere che imo come Donald Eugene Webb, ricercato per avere ammazzato un poliziotto nel 1980, sia ancora lì. I giornali, oggi, per pubblicare le foto vogliono essere pagati dall'Fbi e perfino i luoghi che per anni sono stati la sede naturale delle foto segnaletiche, gli uffici postali, hanno smesso di affiggerle alle loro pareti. «Cinque anni fa abbiamo fatto una ricerca - dice il portavoce dello U.S. Postai Service, Sandra Harding - e abbiamo constatato che di recente nessun ricercato era stato preso grazie a qualcuno che lo aveva riconosciuto guardando le foto. Così adesso i nostri uffici hanno ancora la lista dell'Fbi, ma chi la vuole vedere deve chiederla». L'Fbi, comunque, ancora crede all'utilità della lista, e questo potrebbe significare che la sua abolizione non sarà facile. «Non può far male e se non altro serve a dare la sveglia a noi», dice uno dei suoi agenti. Ancora oggi, aggiunge, quando un suo collega partecipa sia pure marginalmente alla cattura di «uno dei dieci», lo considera un fatto talmente straordinario che «lo racconta per anni ad amici e parenti e già pregusta il momento in cui lo racconterà ai nipotini, quando sarà vecchio». Entrarci, nella lista, non è facile. Bisogna che si faccia spazio, cioè che uno dei dieci venga catturato, o bisogna commettere un crimine tanto grave da indurre l'Fbi a fare un'eccezione e trasformarla in lista degli «undici most wanted», cosa che nei 47 anni trascorsi è accaduta pochissime volte. Andrew Cunanan, per esempio, era stato considerato «da lista» a maggio, ma il suo «ingresso formale» lo fece soltanto il 12 giugno, quando in Messico fu catturato David Alex Alvarez, accusato di avere ucciso quattro persone fra cui due bambini. Il 17 giugno in Pakistan è stato catturato Mir Aimal Kansi, quello che anni fa ammazzò due persone sparando all'impazzata sul quartier generale della Cia, e la lista dei dieci si ridusse a nove. Poi, con la morte di Cunanan si è ridotta a otto e quindi adesso ci sono due posti liberi. Il problema è che né Alvarez né Kansi, e men che meno Cunanan, il cui cadavere è stato riconosciuto ore dopo che era stato scoperto nella casa-battello di Miami Beach, sono stati presi grazie alla loro presenza nella lista. Anzi, il fatto che il volto di Cunanan fosse dappertutto a Miami Beach la dice lunga sull'efficacia delle foto e riporta al problema della gran massa di «messaggi» quotidiani che piovono sulla gente e la rendono indifferente. Un altro «segno distintivo» degli Stati Uniti che si avvia a scomparire? [f. p.) Il pericolo numero I, Al Capone
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