I Signori somali dicono no a Roma di Maurizio Molinari
I contrasti tra Aidid jr e Ali Mahdi impediscono un accordo, il sottosegretario Serri: allora niente aiuti I contrasti tra Aidid jr e Ali Mahdi impediscono un accordo, il sottosegretario Serri: allora niente aiuti I Signori somali dicono no a Roma Mogadiscio, fallisce la missione di pace italiana MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO I Signori della Guerra non hanno accettato di firmare, e neanche di iniziare a discutere, il «Patto di Mogadiscio» che gli ha proposto di persona Rino Serri, sottosegretario agli Affari Africani e primo uomo di governo occidentale a tornare in Somalia dopo Restore Hope. Quando ieri mattina l'aereo della missione diplomatica italiana è atterrato su una pista in terra battuta, AH Mahdi, padrone di Mogadiscio Nord, ed Hussein Aidid, che controlla il resto della città, hanno subito fatto sapere a Serri che era arrivato «nel momento sbagliato». Serri, riunitosi nella sede dell'Unione Europea con Giuseppe Cassini, inviato della Farnesina, e Luca Raiola, capo dei nostri servizi nella regione, è stato messo di fronte al precipitare degli eventi: a Baidoa, cruciale nodo di comunicazione a 400 chilometri dalla capitale, lo scontro fra le fazioni fedeli ad Ah Mahdi e ad Aidid stava volgendo a sfavore di quest'ultimo per il pesante intervento militare etiopico. Testimonianze da Baidoa parlano di elicotteri etiopi impegnati a fianco di Ah Mahdi e di numerose vittime. Per un momento, di prima mattina, Serri ha pensato anche di tornare subito indietro. Poi è entrato in azione il tandem Cassini-Raiola che, facendo forti pressioni sui due Signori della Guerra è riuscito a strappare il «sì» a due incontri separati. Nulla da fare invece per il terzo potente di Mogadiscio, Osman Ato, che, tradizionalmente in bilico fra Ah Mahdi ed Aidid, alla luce della battaglia di Baidoa, ha preferito defilar si per non doversi schierare. I due incontri hanno messo ulte riormente in evidenza la spaccatu ra fra i somali. Ah Mahdi, che ha accolto Serri nell'hotel Lafwein as sieme a venti dignitari suoi alleati con la tradizionale «koffya» (il berretto somalo), si è mostrato determinato ad «applicare le intese di pace discusse con gli etiopi» e ad «non fermarsi nel cammino verso una conferenza di riconciliazione nazionale che eleggerà il nuovo go verno». E Aidid? «E' solo un giova notto - dice - venga anche lui alla nostra conferenza». Insomma, Ali Mahdi si sente - per la prima volta dalla fine di Restore Hope - più forte sul campo di battaglia e detta le condizioni. Ma Hussein Aidid è stato altrettanto duro. Giunto Villa Italia circondato da decine di soldati in divisa, pesantemente ar mati, non ha avuto peli sulla lin gua con Serri: «Il nostro paese è invaso dall'Etiopia, Addis Abeba vuole impedire la nostra unificazione nazionale con le armi, l'Italia finora ha taciuto, ora deve fare una mossa drastica contro chi ci attacca». Stessa musica anche sugli aiuti: «Voi h mandate a Mogadiscio nord, a volte al sud, ma alla gente non arrivano, perchè c'è chi ha interesse a non consentire alla Somalia di risollevarsi». Parlando tutto d'un fiato, vestito in completo grigio, cravatta firmata e con la scritta «Allah uh Akbar» (Allah è grande) alle spalle, Aidid ha anche negato ogni sostegno ai fondamentalisti: «Siamo un paese, un popolo musulmano ma laico. Non aiutia- mo nè ospitiamo i fondamentalisti. Chi lo dice lo usa solo come scusa per giustificare l'invasione etiope, iniziata nella regione di Gedo». Per Serri non è stato facile ricucire. Quando ha spronato Ali Mahdi ed Aidid alla pace ed all'unità «per consentire al paese si entrare nella stagione della globalizzazione dei mercati e delle economie», nessuno gli ha risposto. «Sono molto amareggiato per questa giornata ha poi detto - pensavo andasse diversamente. Ma l'Italia non si ar¬ rende e lavora ora a un'iniziativa internazionale per superare l'attuale crisi». Tuttavia «visto che il dialogo fra di voi resta lontano» ha aggiunto il sottosegretario, per ora di «nuovi aiuti non se ne parla». Serri era giunto con un assegno di dieci miliardi dell'Italia (rinnovabile per due anni) e la premessa di contributi europei: «Ma la comunità internazionale - ha osservato vi può aiutare solo se voi accettare di pacificare la capitale e l'intero Paese». Risalito sull'aereo che lo ha portato in tarda serata a Nairobi, Serri ha detto di «essere determinato a tornare a Mogadiscio in tempi brevi». L'impressione italiana - confermata dai rapporti del Sismi - infatti è che il clima fra le fazioni si stia pericolosamente surriscaldando nella capitale, dove Aidid potrebbe tentare di riprendersi una rivincita militare contro 0 suo eterno rivale. Maurizio Molinari Da sinistra, Ali Mahdi e Hussein Aidid A destra, il sottosegretario agli Esteri Rino Serri
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