Le etichette ultimo ricatto catalano di Gian Antonio Orighi

Le etichette, ultimo ricatto catalano SPAGNA L'Unione europea insorge contro il governo di Barcellona: è un'imposizione illegale Le etichette, ultimo ricatto catalano Obbligatoria la lingua locale per poter vendere prodotti MADRID NOSTRO SERVIZIO «Etichette in lingua catalana per i prodotti alimentari e chimici dell'Unione europea? No grazie». La Confederazione delle industrie agroalimentari europee (Ciia) ha inviato una dura nota di protesta al «Muy honorable President» della Catalogna Jordi Pujol (chiamato il «viceré» di Spagna perché i suoi sedici deputati appoggiano dall'esterno il premier popolare di centrodestra Aznar per permettere la governabilità in una Spagna che è a maggioranza di sinistra), esigendo quanto contemplato ' dalla obbligatoria legge dei Quindici. Il «Govern» di Barcellona, ieri, taceva. Benché la confindustria del settore catalano, la Fiab, sia d'accordo con Bruxelles. Il caso è più che economico, politico. La Catalogna, conquistata con le armi duecentocinquanta anni fa dagli eserciti di Madrid dopo sette secoli di indipendenza (curiosamente commemora, l'I 1 di settembre la «Festa Nazionale Catalana», l'anniversario dell'«occupazione» spagnola), sta approvando una legge che garantisce il più che legittimo uso della lingua catalana ferocemente repressa dalla dittatura franchista dal '39 al '75 (lo stesso Pujol, sessantenne, medico democristiano, subì il duro carcere del «Caudillo» tre anni) persino ai prodotti dell'Unione Europea. La Confederazione delle industrie agroalimentari europee ha messo in questi giorni il dito sulla piaga e ha denunciato: «L'iniziativa legislativa presuppone un surplus per le aziende europee, poiché l'articolo 34 della nuova legge (la cui approvazione è scontata, ndr) sancisce, nel comma 2, che «qualsiasi articolo deve essere scritto, come minimo, in catalano». La Catalogna, la cui giunta regionale ha recentemente bocciato, a strettissima misura e dopo le molte proteste arrivate da tutta la Spagna, l'obbligatorietà per i negozianti di rispondere nel vernacolo locale a chi gli si rivolgesse in castigliano, sta strappando, grazie al suo Presidente Jordi Pujol, qualsiasi concessione al governo di Madrid. Il «President», grazie ai suoi importanti voti, sta riscuotendo un grande successo economico con i popolari di Aznar, che vogliono sembrare di centro benché il loro fondatore (a tutt'oggi presidente onorario) sia Manuel Fraga Lribarne, presidente regionale della Galizia, che è stato ministro degli Interni del «Caudillo». Nell'Unione Europea, a differenza della Costituzione spagnola, il catalano (che, va ricordato, conta grandi e importanti tradizioni: ha infatti una sua propria letteratura, un teatro, un cinema, una musica che Franco non riuscì mai a distruggere), non è contemplato. Il «Govern» di Barcellona ha già anticipato che il cata¬ lano sarà presto obbligatorio. «L'obbligo vige solo per le aziende spagnole - commentava ieri, molto acido, El Mundo -. Ma se una multinazionale produce fuori di Spagna e commercializza i suoi prodotti in Catalogna, cosa succederà?». E poi: se i baschi ed i galiziani richiedessero lo stesso? La Spagna potrebbe essere una «torre di Babele». Gian Antonio Orighi Il Presidente della Catalogna Jordi Pujol

Persone citate: Aznar, Jordi Pujol, Manuel Fraga, Pujol