Ankara stronca la protesta islamica

I fondamentalisti manifestavano contro la legge che chiude molte scuole coraniche TURCHIA I fondamentalisti manifestavano contro la legge che chiude molte scuole coraniche Ankara stronca la protesta islamica La polizia disperde 15 mila dimostranti, decine di feriti 'i'ti! 9'j/jq ANKARA. La polizia turca è ieri intervenuta in forze per disperdere una manifestazione di 15 mila estremisti islamici che al grido «Allah è grande» protestavano contro la chiusura delle scuole religiose decisa dal governo su ispirazione dei militari. Una sessantina di persone sono state fermate ed una quindicina, fra cui alcuni giornalisti (si parla di 11 ) e agenti, sono rimaste ferite. I feriti più gravi sono tre cameramen della tv, colpiti alla testa dai manganelli della polizia. Il partito filoislamico Refah si è dissociato dalla manifestazione pur sottolineando che quella vista in piazza è «l'espressione della volontà del popolo» contro la politica del «governo di minoranza di Mesut Yilmaz». Migliaia di persone provenienti da tutto il Paese si erano date appuntamento ieri mattina nel popoloso quartiere di Kizilay, al centro della capitale, per protestare contro un progetto di legge che deve essere presentato la prossima setti- mana in Parlamento. Il progetto prevede l'estensione dell'istruzione obbligatoria pubblica da un totale di cinque a otto anni di corso e la conseguente chiusura progressiva di centinaia di scuole secondarie religiose. Cosa che ha fatto infuriare i fondamentalisti. La polizia, schierata in forze, era intervenuta prima per disperdere dimostranti davanti allo stato maggiore della difesa fermando cinquantacinque persone. Successivamente gli agenti hanno caricato i dimostranti davanti al ministero della Pubblica istruzione facendo uso di manganelli, cani e idranti. I manifestanti hanno risposto con lancio di sassi. Negli scontri, che hanno posto fine alla manifestazione, diverse perso¬ ne sono rimaste ferite. Numerosi giornalisti hanno poi dimostrato davanti al ministero dell'Interno contro il ferimento dei loro colleghi che riprendevano gli scontri. Abdullah Gul, braccio destro del leader islamico Necmettin Erbakan, ha affermato che il Refah non ha organizzato la manifestazione ma che questa esprime «la volontà del popolo» contro il governo che «agisce contro la Costituzione e i diritti umani». Erbakan ha commentato gli avvenimenti affermando che la polizia è intervenuta a reprimere una «manifestazione democratica». La grande protesta, che fa seguito a quella di domenica a Istanbul, rappresenta una escalation nello scontro che oppone il Refah ai militari. Questi ultimi, dopo essere riusciti a far cadere il governo Erbakan, hanno iniziato un procedimento per mettere fuori legge il partito Refah ed hanno preparato raccomandazioni per il governo onde limitare l'attività delle fondazioni islamiche, fulcro del potere economico di Refah. La chiusura delle scuole religiose ha suscitato proteste anche in seno al partito «Anap», quello del premier. Ieri sera il ministero della Giustizia turco ha aperto un'inchiesta sulle violenze della polizia contro i giornalisti durante la grande dimostrazione islamica. E il governatore di Ankara, Erdogan Sainoglu, si è scu- sato, assicurando che sarà fatta giustizia. Intanto, il primo ministro Mesut Yilmaz e il capo di stato maggiore generale Ismail Hak ki Karadayi hanno tenuto una riunione per discutere il prò blema della minaccia fondamentalista e le prossime nomi ne ai vertici militari. All'incontro, svoltosi nella sede dello stato maggiore della difesa, erano presenti anche i ministri degli Esteri e della Difesa e i capi delle varie armi. In particolare, secondo quanto indicano i mass media turchi, il vertice ha discusso dell'espansione del fondamentalismo islamico e dell'organizzazione delle fondazioni islamiche, fulcro del potere economico del Refah che i militari vorrebbero limitare. I generali avrebbero presentato al governo un rapporto sulle oltre cento fondazioni islamiche controllate o vicine al Refah. I militari vorrebbero limitarne l'attività per emarginare il partito islamico nella vita politica turca. lAgi-Efe-Ap-Ansa] Qui accanto il primo ministro turco Mesut Yilmaz, inviso ai fondamentalisti, e a destra le violenze durante la manifestazione di Ankara con cui 15 mila estremisti islamici hanno protestato per la chiusura di molte scuole coraniche

Persone citate: Abdullah Gul, Erbakan, Erdogan Sainoglu, Ismail Hak, Mesut Yilmaz, Necmettin Erbakan

Luoghi citati: Ankara, Istanbul, Turchia