Il 513 non passa per il «doppio binario»

Gargani: «Non c'era doppio binario negli Anni 70, contro il terrorismo, perché farlo ora?» Sarà la commissione del Senato a dire l'ultima parola: scontato il sì al testo già approvato li 513 non passa per il «doppio binario» Bloccata la rivolta dei gimtizialisti: domani si vota ROMA. Il «treno 513» non è deragliato sul «doppio binario». Anzi, domani il provvedimento arriverà finalmente a destinazione. Salvo colpi di scena, infatti, la commissione Giustizia del Senato voterà in sede deliberante questa riforma del codice di procedura penale, severamente criticata nei giorni scorsi dal procuratore capo di Palermo, Giancarlo Caselli, perché obbliga a presentarsi in processo per confermare le accuse anche quei pentiti che vengono minacciati di morte dalla mafia. La temuta rivolta dei «giustizialisti», che puntavano a bloccare o quantomeno a emendare la legge introducendo una diversa disciplina per i reati di mafia (il «doppio binario» appunto), finora non c'è stata. Solo gli «irriducibili» Raffaele Bertoni e Libero Gualtieri, nella discussione generale iniziata ieri, hanno giocato il tutto per tutto. I due senatori della Sinistra democratica si sono battuti perché la riforma venisse discussa in aula e non in commissione, dove prevalgono di gran lunga i favorevoli. Ma il loro capogruppo, Cesare Salvi, è subito intervenuto stoppando il tentativo: sarà la commissione e non l'assemblea di Palazzo Madama a pronunciare l'ultima parola. A questo punto l'esito pare scontato, anche perché Rifondazione comunista, che pure esprime riserve simili a quelle di Caselli, non alzerà le barricate e si limiterà a riproporre le proprie tesi come proposta di riforma del «nuovo» 513. Cala il sipario, dunque, su questa polemica. E a spegnere definitivamente il falò ha provveduto ieri il presidente della Camera, Luciano Violante. Il quale, cogliendo l'occasione di un incontro coi giornalisti parlamentari per la consegna del tradizionale Ventaglio, ha gar- batamente polemizzato con chi concepisce la giustizia come una perenne emergenza. Violante, che viene indicato come l'uomo politico più in sintonia con le istanze della magistratura, si è ben guardato dall'attaccare Caselli sul doppio binario, limitandosi a dire che su questo tema dovrà essere il Parlamento a pronunciarsi. Però di fatto il presidente della Camera ha preso le distanze anche dal procuratore di Palermo, nel mo¬ mento in cui ha lamentato la natura «schizofrenica» dell'attuale sistema giudiziario, «che obbedisce solo alla spinta dell'emergenza, ora repressiva, ora garantista». Lasciando intendere che non vede l'ora di vivere in un Paese dove gli imputati di mafia abbiano gli stessi diritti di tutti gli altri imputati. Ma per arrivarci, riconosce Violante, «ci vuole del tempo, né si può fare questo con una sola legge. Ci vuole un piano», ha spiegato, «ci vuole stabilità politica altrimenti rischiamo di correre dietro alle emozioni del momento. Possono essere dettate da un grave omicidio del quale ci dimentichiamo, passato un po' di tempo, per lavorare su un altro fronte». Insomma, servirebbe un impegno di lungo respiro per arrivare a una riforma «che garantisca cittadini e imputati». Nella trincea del doppio binario, a questo punto, sono rima- sti in pochi. Tra i pochi, il responsàbile del pds per la giustizia, Pietro Folena, che si era molto esposto per questa tesi, scontrandosi con autorevoli compagni di partito come Salvi. Ieri Folena, che vorrebbe presentare a settembre una modifica all'articolo 513 nel senso indicato da Caselli, ha voluto difendere la sua posizione facendosi scudo dietro il leader della Quercia. «La mia proposta - ha detto - è condivisa dal pds. Abbiamo fatto una convenzione nazionale del pds il 21 giugno, è la proposta che ha fatto Massimo D'Alema in quella sede». Resta il fatto che sul tema c'è un veto grosso come una casa del ppi. Ieri è sceso in campo il responsabile giustizia dei Popolari, Giuseppe Gargani, per chiarire che il problema addirittura «non esiste». Dice Gargani: «Non abbiamo previsto un doppio binario negli Anni Settanta, quando si doveva combattere il terrorismo e poi quando la mafia è stata più violenta, perché dovremmo farlo ora che tutti, a partire da Caselli, assicurano che la criminalità organizzata è in difficoltà?» Più possibilista Lamberto Dini («Dovremo pensare a deroghe eccezionali e temporanee per i processi ai mafiosi») e lo stesso ccd; ma senza i Popolari manca l'ingrediente politico decisivo: i voti. [r. r.] Gargani: «Non c'era doppio binario negli Anni 70, contro il terrorismo, perché farlo ora?» Il presidente della Camera prende le distanze anche dalla procura di Palermo Il presidente della Camera Luciano Violante

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