Sgominata holding del crimine

Maxi-operazione della Dia: i soldi della droga investiti in negozi e traffici d'ogni genere Maxi-operazione della Dia: i soldi della droga investiti in negozi e traffici d'ogni genere Sgominata holding del (rimine Bloccati 1500 kg di hashish, 30 in cella «Belfiore &■ Barresi Holding». In Borsa non la troverete, ma il suo raggiò d'azione è impressionante: spazia dal commercio di pesce alle Baleari all'export di carbonfossile a Madrid, da catene di negozi di biancheria intima alle Canarie ed in Spagna alla produzione di pane destinato a supermercati torinesi, sino alla compravendita di stock di automezzi commerciali da mandare in Sud America. Tutte attività lecite, realizzate però con finanziamenti illeciti. Quelli provenienti dal traffico internazionale di droga, che veniva trattata a tonnellate per volta. La Direzione Investigativa Antimafia di Torino (coordinata dai. sostituti procuratori Eugenia Ghi e Anna Caputo) ha messo a nudo questa struttura, gestita da un latitante (Giuseppe Belfiore) e da un detenuto (Placido Barresi), che poteva avvalersi di una fitta rete di «uomini fidati» e di complici. Trenta di loro sono stati assicurati alla giustizia, mentre sabato scorso sono stati sequestrati in Spagna 1500 chili di hashish, pronti ad essere trasferiti in Italia. La statura della organizzazione è apparsa notevole, e ben si può parlare di altissima criminalità. Potenti, ricchi e feroci, furono gli uomini di questa banda ad assassinare il procuratore capo Bruno Caccia, 14 anni fa. A colpire l'organizzazione si è arrivati con un curioso percorso a ritroso, partendo dall'arresto in flagranza di reato di Vincenzo Greco, sorpreso il 24 gennaio '96 a Coassolo, con 14 chili di eroina. Le successive indagini portano ad identificare un cittadino olandese (turco di nascita), certo Orhan Kaia, 37 anni, sospettato di essere il corriere, ma soprattutto a stabilire un collegamento fra il Negro e Rocco Gasperoni, tutti e due in breve ricondotti alla potente «famiglia Belfiore» (Giuseppe è fratello di Domenico, considerato il capo del clan; di Gaetano, detto «il geometra» per i suoi intreressi edilizi in Val Susa e di Salvatore, coinvolto in numerosi omicidi). Posto sotto controllo, il Gasperoni risulta avere soggiornato a lungo in Spagna (nel '96), incontrando personaggi vicini a trafficanti internazionali. Complice del Gasperoni in questi traffici risulta essere Baldassarre «Raffaele» Magavero, notato spesso anche in Olanda. Il Mogavero costituisce anche il tramite dei contatti che il Gasperoni teneva con Giuseppe e Patrizia Belfiore, moglie di Placido Barresi. A questo punto, nell'estate '96, entra in gioco Sergio Bisogni, considerato l'amministratore, degli affari di casa Belfiore, soprattutto dopo la fuga di Giuseppe, prima riparato in Spagna dopo le accuse mossegli da pentiti al processo «Cartagine» e poi datosi alla latitanza. E' Bisogni che perfeziona con la Gestidis srl di Grugliasco (poi fallita) un contratto per la fornitura del pane a decine di supermercati. Ed è ancora Bisogni ad accompagnare all'aereoporto Katia Belfiore, figlia di Giuseppe, quando parte per l'Argentina. Viaggio che la ragazza fa in compagnia di Gabriel Brandy, un argentino che appare l'intestatario della catena «Carocuore», specializzata nella vendita di biancheria, con negozi a Las Palmas, Santa Cruz de Tenerife, Barcellona, Madrid, Saragoza. La Carocuore ha sede a Las Palmas, come la Shamann (importexport di pesce) e la Zacker (commercializza vetture), tutte aziende riconducibili al clan Belfiore. Nel corso delle indagini gli uomini del colonnello Domenico Pomi sventano anche un omicidio. Ne parlano, in una telefonata intercettata, il Belfiore ed il Bisogni: da eliminare è Bernhard Herpel, 50 anni, tedesco residente nell'Alessandrino, titolare della società «Automercato del Privato», colpevole di avere scoperto una colossale truffa che proprio il Bisogni stava per perpetrare. Entra in scena, a questo punto, Salvatore Boncore, legato ai Belfiore ma soprattutto a Barresi, specialista nel traffico internazionale di droga. E' attraverso di lui che viene individuato Franco Guardini, autotrasportatore torinese quasi incensurato, stabilitosi in Spagna. Controllandolo, la settimana scorsa gli uomini della Dia scoprono un capannone vicino a Barcellona dove sabato all'alba scatta l'operazione che permette di recuparare 1500 chili di hashish, sistemati su un autotreno frigorifero, colmo di capi di bestiame macellati, pronto a partire per l'Italia. Restano da catturare il boss Giuseppe Belfiore ed il suo «fido» Rocco Gasperoni. Potrebbero essere dovunque, e con qualsiasi nome. Angelo Conti I boss fanno parte della banda che 14 anni fa uccise il procuratore Caccia La gang di mafiosi commerciava auto carbone, pesce e pane in mezzo mondo Da sinistra Placido Barrasi e Giuseppe Belfiore. A destra Pierluigi Vigna procuratore antimafia tra il procuratore Maddalena e il vicedirettore Dia Micalizio