Pescante a Galgani «Devi dimetterti»

Tennis, sul caso Panatta ultimatum del Coni Tennis, sul caso Panatta ultimatum del Coni Pescante a Guigoni «Devi dimetterli» ROMA. Da ieri il presidente della Federtennis, Paolo Galgani, è la pecora nera del Coni. E la giunta, in questo caso una specie di supertribunale dello sport, non giudica meglio l'intera federazione. Perché non sa fare il suo mestiere, perché non è una fabbrica di campioni. Ma dalla vicenda esce male anche Pescante, che viene allo scoperto solo perché «spintonato» dalle dimissioni di Panatta, da Veltroni, da gran parte dell'opinione pubblica. Il presidente estrae dal cilindro solo una «lettera aperta» con mille critiche e finalino strappacore da cui trapela chiaramente la speranza che il «cattivo» del tennis capisca e dia le dimissioni. Dopo Ronaldo, lo sport italiano ha un'altra telenovela. Prossimo appuntamento l'8 agosto, al consiglio federale del tennis. Dove Pescante e Galgani si troveranno faccia a faccia. Quest'ultimo intanto annuncia una profonda meditazione per poter dare risposte adeguate. Tre righe di comunicato, stesso trattamento aveva avuto l'addio di Panatta. Il sospetto, che dietro a tutte quelle frasi, si nasconda una gran risata di Galgani è legittimo. Le accuse. Per chi non è addentro alle cose del tennis vale la pena di riportare le parole di Pescante: «Da tempo ho chiamato a riflettere, Galgani e la Fit, sulla crisi del tennis italiano. C'è tutta un cultura da cambiare, l'idea dello sport per tutti (particolarmente diffusa nel tennis) ha fatto sì che i nostri circoli siano stati "aggrediti" da una massa di praticanti che però ha spento il discorso selettivo ed agonistico dello sport di vertice. Imputiamo alla federazione di non aver capito il cambiamento in atto e non essere intervenuta». E ancora Pescante chiede a Galgani di «assumere in pieno le tue responsabilità, di trarre le debite conseguenze per garantire al tennis italiano un futuro più sereno. Non esistono i presupposti di legge per commissariare la federazione, ma so che ci sono per un commissariamento morale che non può che passare attraverso un tuo momento di consapevolezza». Belle parole, ma se le cose stan- no così, come mai si è aspettato 21 anni? E poi una lettera aperta non è un po' poco per una federazione così distruttiva? «Impotenza? - dice Pescante -. No, chiarezza, trasparenza. La lettera è diretta all'intero movimento che deve rendersi conto di come la pensa la giunta Coni all'unanimità». A. Veltroni. C'è anche una paterna tirata d'orecchie al vicepresidente del Consiglio «tifoso» che invitava ad un'azione diretta e immediata: «Nessuna ingerenza sostiene Pescante - , Forse in quella lettera c'era qualche aggettivo da cambiare. Forse doveva essere scritta diversamente». Veltroni tace, Panatta. Mentre Pescante assicura che le dimissioni di Panatta non c'entrano, che ogni federazione è libera nelle scelte tecniche, il per ora ex capitano di Davis lo smentisce dichiarando tranquillamente: «La lettera del Coni è piena di contenuti e chiara. Ci speravo. Le mie dimissioni sono state la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Coni ben conosceva la situazione, l'avvenimento eclatante ha fatto sì che la giunta intervenisse duramente e pensasse al futuro del tennis. Galgani deve approfondire? Cosa? Se dimettersi domani o dopodomani? Ribadisco che con lui e con questa Fit non intendo più lavorare, ma se decadono, cade anche la mia preclusione». Piero Serantoni Adriano Panatta: «Ci speravo»

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