Il palazzo dei destini incrociati anche l'Italia pesca nel torbido di Alessandra Comazzi

F F TIVÙ'& TIVÙ' =1 Il palazzo dei destini incrociati anche l'Italia pesca nel torbido UN posto al sole» era domenica in prima serata, su Raitre. La soap opera girata a Napoli, accolta in modo controverso, criticata perché troppo costosa, è passata dal tardo pomeriggio ad una collocazione più vistosa, ottenendo più o meno lo stesso risultato quantitativo, un milione 370 mila persone. La storia è molto complicata, ma un riassunto iniziale e la struttura modulare tipica delle soap opera avrebbe permesso all'ipotetico nuovo telespettatore di capire senza troppa difficoltà quello che stava capitando. Magari con le idee un po' confuse rispetto al passato, ma in grado di fare riferimento al presente. Ci sono diverse situazioni (persino alcune scenette classiche del varietà, uno che mima dietro le spalle dell'altro per non farsi vedere), che si interrompono velocissimamente per fare posto le une alle altre: evidenti esigenze di ritmo suggeriscono che il cambio di scena sia vorticoso. Troppo. Tutte le vicende si svolgono intorno ad una bella palazzina soleggiata sul Golfo di Napoli, tutti sono vicini di casa e si conoscono. Ci sono contemporaneamente in bal¬ lo: il processo ad un medico accusato di aver iniettato la dose fatale di morfina ad un suo caro amico, paziente terminale; c'è il medico che intanto si è innamorato di una bella donna; la bella donna ha un marito che ha già avuto la sua avventura con una ragazza molto più giovane di lui; la ragazza molto più giovane di lui divide l'appartamento con altre due ragazze e ha una relazione con l'ex fidanzato di una di loro; l'ex fidanzato è il fratello dell'avvocato del medico accusato di eutanasia; la sorella dell'ex fidanzato e dell'avvocato aveva a sua volta un fidanzato che è andato a letto anche con sua madre; sua madre, la molto cattiva Anna Bonaiuto, ha un marito che invece è buono e che, una volta scoperta la tresca tra la moglie e il fidanzato della propria figlia, molla la moglie; ci sono due sorelle (una è la portinaia del palazzo, l'altra l'oggetto del desiderio del medico) che hanno una mamma, Valeria Valeri, abbandonata quindici anni prima dal marito Carlo Croccolo; il marito Croccolo torna e cerca di dare una spiegazione. Insomma, è un bel pasticcio. Un incrocio tra il genere telenovelistico suda¬ mericano e il genere nordamericano delle «soap», un condominio di destini (televisivi) incrociati. Negli interni, le luci sono piatte e le scene senza profondità; gli esterni sono fissi, quasi cartolineschi; le situazioni, spesso estremizzate, rasentano l'inverosimile. Ma gli attori recitano, e con il loro mestiere rendono meno incredibile l'intricata vicenda. Ma la rete diretta da Giovanni Minoli si è inventata un'altra soap, forse per dimostrare che anche gli italiani sono in grado di realizzare questi prodotti-saponetta. Si intitola «In nome della famiglia», va in onda due volte al giorno, a mezzogiorno e alle 6 e mezzo del pomeriggio. Protagonista è Ivo Gammi, anche in questo caso c'è una intricata storia di famiglia, molto losca, con gente insospettabile coinvolta in affari sporchi. Ma era proprio necessario che la televisione italiana si cimentasse in questo filone di intrattenimento? Necessario no: però non bisogna nemmeno scandalizzarsi. Meglio questi telefilm che le serate a tema sponsorizzate dalle proloco Alessandra Comazzi

Persone citate: Anna Bonaiuto, Carlo Croccolo, Croccolo, Giovanni Minoli, Valeria Valeri

Luoghi citati: Italia, Napoli