«I provini? Li volevano a letto» di Pierangelo Sapegno

Il manager sotto accusa: basta calunnie, è tutto regolare Il manager sotto accusa: basta calunnie, è tutto regolare «I provini? Li volevano u letto» Padova, le accuse delle ragazze truffate MONSELICE (Padova) DAL NOSTRO INVIATO E' qui, dice il ragazzo con le tempie rasate e il motorino appoggiato sul marciapiede. Il cielo è pieno di questa lattiglia estiva. Il giorno è di quelli da perdere, con la palla di sole che lascia tinte chiare sulle cose e un caldo marcio sulla pelle. Non c'è una insegna, non c'è niente. Solo una donna che viene avanti con la sporta della spesa. Il profumo di un caffè. Banale, lo so. Ma è qui che l'Italia de noantri nasconde i suoi piccoli misteri di provincia, i suoi peccatucci ridicoli, svergognati, la sua voglia cialtrona di sorpassare il tempo, le classifiche, le gerarchie della vita. Qui, Giovanni Ponticello riceveva le sue vittime chissà quanto non consenzienti, bastava una telefonata a Raffaella per illuderli, «la mia amica Raffaella, la vuoi salutare?», bastava una foto presa di sghembo con qualche attrice della tivù, bastava dire «Alba m'ha detto che è libera da gennaio». Quello che gli ha dato più soldi è un elettricista di Padova: ha tirato fuori 80 milioni sull'unghia, così, tra una chiacchierata e l'altra, prima per fare l'attore e poi siccome era il più bravo e il più generoso di tutti per fare il socio dell'agenzia nella produzione di un film. Noi italiani al massimo possiamo non pagare le tasse. Ma se ci dicono «Alba m'ha detto», i soldi li troviamo. E li consegniamo qui, in questo di posto ai confini della realtà. Questa è la New Star Film, signori. Monselice, provincia di Padova, terra della Serenissima. L'ufficio è abbastanza normale, dimesso. Veneziane abbassate, e nessuna insegna. Bisogna passare quella porta per entrare nel regno delle illusioni, nella cattedrale dei sogni e degli inganni. Si chiama La caverna, questo angolo del mondo che fotografa così perfettamente il nostro Paese. Un salottino con il controsoffitto in resina tutto nero, un tavolino in mezzo rosso e nero come laccato, un locale buio, lugubre, eppure tutto in rosa. Bitorzoluto nelle forme. Riempito da foto e manifesti, tutti pieni di Giovanni Ponticello, lui che sorride accanto a un'attrice, lui che finge di parlare con un'altra, lui che cammina con tutto il suo ingombro di 150 chili e di un metro e 80 d'altezza. Sembra una stanza a metà tra un incubo e una casa d'appuntamenti. Miodio, ma questo posto è orribile, gli hanno detto una volta. E lui nooo, ha sbottato con stupore: «E' solo originale. Era così, tipo locale notturno, quando l'ho preso, e io l'ho mantenuto com'era perché mi piace, lo sento mio». Giusto. Questa è davvero l'Italia de noantri nella sua rappresentazione più autentica, quella degli scempi edilizi, delle sciagure abusive, del bello che è inutile e del brutto che diventa bello. La stanza è piccola, soffocante, nonostante un condizionatore che quand'è in funzione deve risucchiare i capelli. Il soffitto è come una grotta. Sulle pareti rosa ci sono due manifesti di Raffaella Zardo, a mezzo busto, con i capelli che l'avviluppano e con tanto di dediche. La prima: «Alla New Star Film di Giovanni Ponticello mando un caloroso bacione. Siete i migliori». La seconda: «Al manager più bravo del mondo, un maxibacio con infinito affetto». Al manager più bravo del mondo, il cronista una volta ha chiesto se aveva avuto una love story con Raffaella: «Eh, purtroppo no». Ma che importa, poi. Lui chiama da Bucarest, dove vive adesso, e s'arrabbia: «Ora è troppo. Passi per le storie delle truffe. Io non le ho commesse, però era tutta pubblicità gratuita e l'accetto. Parlano di un elenco di duemila nomi. Sono tutte persone sopra i 65 anni e obese, perché volevo fare una società per (limagrire. Basta con queste calunnie. Adesso si comincia a parlare di traffici di ragazze, di lenzuola calde e altre cose, e allora io non ci sto». E in verità le lenzuola calde non riguardano tanto lui. Le denunce parlano di altri finti produttori, di altre avances. Così, una giovane di Brescia, 23 anni, senza lavoro, ha raccontato che dopo i primi incontri e dopo 4 milioni l'ha chiamata un'agenzia di Verona. «Volevano altri 4 milioni per farmi partecipare a un film. Gli ho detto che ne avevo solo uno, che potevo arrivare a uno e mezzo, non di più». Le hanno dato un appuntamento in un albergo. Ci è andata, c'erano altre ragazze. Si presenta in minigonna, maglietta che scopre l'ombelico, tacchi vertiginosi. Beh, l'occhio vuole la sua parte. Ha fatto amicizia con una di Trieste. E il titolare dell'agenzia? «Alla reception ci hanno detto che ci aspettava in camera. Allora, noi due ce ne siamo andate». Però, la richiama un'altra agenzia di Verona, e lei ci torna e di nuovo lui aspetta in camera. Via un'altra volta. E poi una quarta, da Padova. Sempre in camera, ovviamente. E lei sempre lì a farselo dire, «il dottore l'aspetta su». Quando la vedevano, le dicevano: «Ti spiego io come avere successo. Basta essere gentili con un certo attore. Se vuoi te lo procuro io l'appuntamento». Attore che in realtà non esiste. «Non c'è nessun attore indagato» hanno precisato ieri i carabinieri. A una minorenne di Bologna, invece, avevano promesso un film con Roman Polanski: «Tu hai tutti i numeri giusti per sfondare. Io conosco, ti posso presentare. Però bisogna preparare un book fotografico per la tua immagine». Ci vogliono 13 milioni, magari a rate. Lei aveva 17 anni, faceva l'operaia, ma era rimasta senza lavoro. Allora, ci pensa la mamma, i soldi glieli dà lei, non preoccuparti, «se ne vale la pena non è danaro buttato». La mamma forse non lo sapeva o forse sì, ma lei nella denuncia confessa anche un rapporto «con il produttore». Lo chiama così, bontà sua. Eppure, è ingiusto stupirsi. Perché noi lo sappiamo bene che è questa l'Italia de noantri, quella dove la stupidità troppe volte rasenta la colpa e dove puoi fare fatica a riconoscere fino in fondo le vittime. L'Italia che vedi bene da questa caverna nel centro di Monselice, da questo orrore in rosa, con i sorrisi maliziosi di Raffaella e la stazza benestante di Giovanni, con il tavolino rosso e nero e con questo soffitto da grotta. Chissà cosa gli dicevano al disoccupato di Verona che non aveva nemmeno i soldi per piangere ma che due milioni e mezzo riuscì a trovarli, «magari non pago l'affitto, datemi una mano»; e chissà cosa dicevano all'elettricista per scucirgli semplicemente così 80 milioni. «Vedrai, quando farai il produttore avrai la coda di donne che vogliono venire a letto con te». Tutte come quelle che passavano da lì, e che ascoltavano le sue telefonate alla Zardo agitandosi eccitate su questa di sedia nera. Basta davvero poco per chi ha voglia di sognare senza fatica. Pierangelo Sapegno A lato Raffaella Zardo con Giovanni Ponticello titolare dell'agenzia A destra la sede della «New Star Film» Gli uffici della New Star Film, la cattedrale delle illusioni, sono anonimi, arricchiti solo con poster e foto di attrici

Persone citate: Giovanni Ponticello, Raffaella Zardo, Roman Polanski, Zardo