L'uomo che non uccise Hitler di Fabio Galvano
I/uomo che non uccise Hitler LONDRA Rivelazioni su un militare britannico che poteva cambiare la storia del secolo I/uomo che non uccise Hitler L'aveva nel mirino nel 1918, ma ebbe pietà LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'uomo che non uccise Hitler: un soldato semplice che, nella prima guerra mondiale, aveva il caporale Hitler nel mirino del fucile ma, vedendolo già ferito, lo risparmiò. Pareva una leggenda, ma ora alcuni documenti scovati negli archivi di un reggimento inglese confermano la straordinaria vicenda di Henry Tandey, uno dei più decorati eroi di guerra britannici. Il soldatino aveva già raccontato la sua storia nel 1940, dopo il bombardamento di Coventry, in un'intervista al «Sunday Graphic»: per dire che, se avesse mai immaginato quali sofferenze quell'uomo avrebbe causato al mondo, certamente gh avrebbe sparato. L'episodio risale al 28 settembre 1918, sul campo di battaglia di Marcoing, presso Cambrai. Tandey faceva parte del reggimento Duca di Wellington. Era la fine di una terribile giornata, e il mihtare inglese stava rientrando in trincea quando vide quel caporale tedesco muoversi a pochi metri di distanza. Gh puntò il fucile, il dito sul grilletto. Poi vide che era ferito: si impietosì e lasciò perdere. Raccontava la storia ai suoi famigliari, uno dei tanti episodi di guerra che amava ricordare. Anche Hitler ricordava. E quando salì al potere, nel 1933, fece avviare una ricerca attraverso i documenti inglesi sulla battaglia di Marcoing, dove era rimasto ferito. Lo dimostrano le lettere trovate ora negli archivi dei Green Howards, un altro reggimento in cui Henry Tandey militò. Insignito della Victoria Cross, la più ambita delle medaglie, era stato onorato con un ritratto (opera dell'italiano Fortunino Matania) appeso nella mensa ufficiali. Gli archivisti hanno scoperto un documento con cui, nel 1935, un certo Schwend ave¬ day Graphic», credette più di tanto a Tandey. Le conferme vengono oggi. «Era un uomo coraggioso e intensamente modesto», dichiara il maggiore Roger Chapman, portavoce dei Green Howards: «Dopo molte ricerche non abbiamo dubbi: venne davvero a tu per tu con Hitler sul campo di battaglia e lo lasciò vivere. Un atto di compassione di cui si sarebbe poi pentito». Fabio Galvano va chiesto, a nome del Fuehrer, una copia di quel ritratto, in cui Tandey era raffigurato mentre in un'altra battaglia - quella di Menin nell'ottobre 1914, e guarda caso Hitler aveva partecipato anche a quella - portava a spalle un compagno ferito. Quella copia finì a Berchtesgaden, la casa di montagna di Hitler in Baviera. E pochi anni dopo, quando Hitler incontrò il primo ministro britannico Neville Chamberlain e firmò con lui (1938) l'accordo di Monaco, gh mostrò il ritratto di Tandey e gh disse: «Quest'uomo è stato sul punto di uccidermi. Pensavo che non avrei mai più visto la Germania». Pregò Chamberlain di fare avere a Tandey i suoi saluti. Cosa che Chamberlain fece, telefonando all'ex soldatino che scoprì in questo modo l'identità del caporale risparmiato vent'anni prima. Ma nessuno, neppure quando raccontò la sua vicenda al «Sun- Adolf Hitler nel 1914
Luoghi citati: Baviera, Berchtesgaden, Germania, Londra, Wellington
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