Riforme corsa agli emendamenti

Maggioranza a confronto sul travagliato testo della Bicamerale Maggioranza a confronto sul travagliato testo della Bicamerale Riforme, corsa agli emendamenti Un vertice per smussare le polemiche sulla giustizia Ipoteri del Capo dello Stato nel mirino degli ulivisti ROMA. «Stiamo discutendo su 513 emendamenti al testo della Bicamerale». Pietro Polena, il guardasigilli di Botteghe Oscure, scherza ma non troppo. La maggioranza prima, e la Sinistra Democratica poi, ieri hanno discusso degli emendamenti, e cioè delle correzioni da proporre al travagliato testo uscito dalla Bicamerale: i tempi sono stretti, perché essi vanno depositati all'ufficio di presidenza entro giovedì, e proprio per giovedì mattina D'Alema ha convocato l'assemblea per stabilire il calendario dei lavori, al rientro dalle vacanze. Ma fatalmente, essendo uno dei punti centrali di scontro proprio la parte della nuova Costituzione che riguarda la giustizia, la discussione non poteva non intrecciarsi col tema del giorno, la contestata riforma al 513. La giustizia è stata al centro di un incontro della maggioranza al mattino: un vero e proprio vertice dell'Ulivo, assente solo Rifondazione «per motivi tecnici». Una riunione di tre ore, tra tutti i responsabili del settore giustizia dell'Ulivo: si è poi saputo che non era la prima del genere, e che ad una di esse ha partecipato anche il ministro Flick. C'erano Folena, Senese e Serafini per il pds, Gargani e Carotti dei Popolari, Pettinato dei Verdi e Li Calzi di Rinnovamento italiano. In più, Giuseppe Ayala, sottosegretario alla Giustizia, e il relatore in Bicamerale Marco Boato. Si è cercato una linea comune, senza trovarla: l'appuntamento è, ancora, per stamattina. «Abbiamo posizioni comuni su magistratura giudicante e mquirente, mentre più distanti sono le posizioni sul Csm» spiega Gargani, prima che Marini 10 tiri via per la giacca, sconsigliandogli di parlare con i giornalisti. Il nodo della questione è che 11 pds è contrario a sezioni distinte del Consiglio Superiore della Magistratura per giudici e pubblici ministeri, mentre i Popolari sono favorevoli. Ayala ha invece precisato che il governo non presenterà propri emendamenti, ma si limiterà a dire la sua nelle riunioni della maggioranza. Ufficialmente, nel «vertice» di maggioranza non si è parlato del 513, ma un piccolo «giallo» ha svelato che invece così non è: in un comunicato, ieri Mussi si rivelava favorevole «alle decisioni prese dalla riunione della maggioranza», comunicato prontamente corretto con una formula che alludeva, invece, ad ipotesi e progetti. Dunque, del 513 si è parlato e si sono prese decisioni, ma è troppo presto per dirlo pubblicamente. Anche perché, ieri pomeriggio, la Sinistra Democratica, e cioè il gruppo dei parlamentari del pds, più i Cristiano Sociali e i Comuni¬ sti Unitari, sia alla Camera che al Senato, hanno tenuto una lunga riunione. Ad aprirla, Antonio Soda, lo sherpa di D'Alema in materia di riforme istituzionali: «Proporrò una ridefinizione del ruolo del premier, con i poteri di convocazione e presidenza del Consiglio dei ministri. Accoglieremo la proposta, che viene dal presidente dell'associazione tra le regioni D'Ambrosio, di far lavorare 3 Senato in due sessioni, una legislativa di garanzia del sistema, e un'altra di garanzia territoriale: in quest'ultima ai senatori si integreranno altrettanti rappresentanti degli enti locali. E, sulla giustizia, siamo per l'abolizione delle due diverse sessioni del Csm». La riunione è stata molto più lunga del previsto: dopo due ore e mezzo di discussione, si è riusciti a limitare gli emendamenti a non più di 30-40. L'ulivista Claudia Mancina ha presentato una correzione del principio di sussidiarietà, e cioè del rapporto tra pubblico e privato, e così ha fatto pure la sinistra, «Anche se l'emendamento Mancina avrebbe potuto essere più incisivo» dice Fulvia Bandoli che, insieme a Gloria Buffo, ha annunciato che la sinistra del pds presenterà ulteriori proposte di correzione. Mentre gli ulivisti di Botteghe Oscure rifletteranno sul pacchetto discusso oggi, riservandosi di presentare ulteriori emendamenti: nel mirino, i poteri del Presidente della Repubblica. C'è invece accordo sull'abolizione delle due sezioni del Csm. Ma, così come prevede la legge istitutiva della Bicamerale, ad ogni singolo deputato resta il diritto di presentare tutti gli emendamenti che vuole. «Speriamo che ciò non accada» ha commentato Fabio Mussi, [ant. rara.) Qui accanto il capogruppo della sinistra democratica al Senato Cesare Salvi A sinistra Pietro Folena responsabile per la giustizia della Quercia

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