«Sognava di fare il modello di Versace»
Vicino a Milano Un detective: la mafia ha ucciso il killer. Parata dei gay a San Diego: è finito un incubo «Sognava di fare il modello di Versace» Un amico di Cunanan: voleva andare in Europa NEW YORK. Andrew Cunanan, il presunto assassino di Gianni Versace, aveva una sfrenata ambizione di diventare un indossatore di grido nella casa dello stilista italiano e chiamava quest'ultimo «suo amico». Lo ha rivelato un coreografo filippino, Jerome Pelgone, che era in assiduo contatto con il serial killer sia per telefono che per via epistolare. Pelgone aveva tra l'altro ricevuto nel 1996 una lettera, l'ultima, in cui Cunanan - morto poi suicida il 23 luglio scorso in una casa galleggiante di Miami - diceva di voler partire per l'Europa e realizzare il suo sogno. E lo scorso ottobre riparlò al telefono di tale suo progetto. «Ogni volta che parlava della carriera di indossatore, menzionava Versace come un amico», ha detto Pelgone durante un'intervista rilasciata a Manila. Pelgone aveva conosciuto Cunanan nel 1988, quando il giovane era andato a trovare il padre (ex militare della marina statunitense) nelle Filippine, dove però restò un breve periodo. Intanto l'investigatore privato Frank Monte insiste nella sua controversa e clamorosa tesi sulla morte dello stilista italiano. E aggiunge, in un'intervista al «Sunday Telegraph», altri particolari: «Versace e Cunanan sono stati entrambi uccisi dalla mafia». Per lui Andrew Cunanan non è il killer ma solo un'altra vittima del «complotto». Monte vive e lavora a New York e afferma di saperla lunga perché l'anno scorso Gianni Versace lo assoldò personalmente: prima per indagini sul delit- to del «fidanzato di un suo stretto collaboratore» e poi per accertamenti di altra natura, «comprese le asserzioni che denaro era stato riciclato tramite il gruppo». Sulla scorta delle sue dichiarazioni il domenicale inglese ha dato ieri uno spazio vistoso all'ipotesi del «complotto»: Versace potrebbe essere stato «zittito» dalla mafia perché si apprestava a «rivelare dettagli di un riciclaggio di denaro sporco tramite il suo impero da 500 milioni di dollari». A sostegno dei suoi sospetti l'investigatore cita un particolare che però non trova riscontro presso la polizia di Miami: vicino al cadavere di Versace sarebbe stato trovato un uccello morto, «tradizionale avvertimento a quanti potrebbero essere tentati di "cantare" sulla mafia». Il detective sospetta un retroscena al¬ trettanto strabiliante per la morte di Cunanan: killer professionisti al servizio della mafia l'avrebbero scovato, ucciso e messo nel freezer per poi trasferirlo nella casa galleggiante dove mercoledì sera è stato rinvenuto senza vita. Monte sostiene che per l'Fbi è «molto conveniente addossare la colpa di tutto a Cunanan»: così «hanno risolto cinque casi di omicidio». E' ricca di colpi di scena la tragica vicenda che ha visto protagonista e vittima Gianni Versace. Tanto da colpire l'immaginazione dei produttori cinematografici filippini, che sono ora in lizza per farsi concedere l'esclusiva per un film sulla vita del suo presunto assassino, Andrew Cunanan. E tre società - ha scritto il Manila Times - hanno contattato Modesto Cunanan, padre fi¬ lippino del giovane suicida, che vive a Plaridel, a Nord di Manila. Il suicidio del presunto killer di Versace ha rappresentato la fine di un incubo per la comunità gay americana. Era una sensazione palpabile questa ieri tra i centomila uomini e donne che hanno sfilato a San Diego per la «Parata dell'orgoglio gay» organizzata nell'ambito del 23° Festival Omosessuale degli Stati Uniti. L'atmosfera sembrava risentire positivamente della scomparsa di Andrew Cunanan. Molti temevano che, se non fosse morto, si sarebbe presentato anche questa volta al Festival: pare avesse vecchi conti in sospeso da regolare, e il sollievo generale è dunque comprensibilissimo. «E' come se una nube si fosse allontanata» ha assicurato uno degli organizzatori. [r. cri.] Andrew Cunanan
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