I Frankenstein del dopo-Dolly di Fabio Galvano
I Frankenstein del dopo-Polly Nata una generazione di animali mostruosi: a rischio il futuro degli esperimenti I Frankenstein del dopo-Polly Soffrono di gigantismo gli agnellini clonati LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Da Dolly a Frankenstein. Il futuro della clonazione è messo a rischio da una serie di mostruosi agnellini venuti al mondo nel laboratorio del Roslin Institute, presso Edimburgo. In molti casi essi soffrono di inquietanti sintomi di gigantismo, ha rivelato il dottor Ian Wilmut, che guida il gruppo di ricercatori responsabili di quei controversi esperimenti. «Talora - egli ha affermato - si hanno agnelli di dimensioni tali da minacciare il benessere dell'animale stesso e della madre. E' ovvio che non possiamo continuare a usare una tecnica che produce tali effetti». Una pesante nuvola nera cala sul futuro di Dolly e dei suoi simili, proprio pochi giorni dopo la conferma che al Roslin Institute è nata una nuova generazione di agnellini clonati - di cui è capofila la nuova vedette Polly - che grazie all'inserimento di materiale genetico umano produrranno nel loro latte proteine estraibili e utilizzabili in farmaci per l'uomo, nella fattispecie per fornire un prezioso coagulante sanguigno. Ma alcuni di questi agnellini, come la stessa Dolly e come altre cavie degli esperimenti di clonazione, sono piccoli giganti. Altri sono morti per motivi misteriosi e il dottor Wilmut non ha dubbi: responsabile dev'essere la tecnica di clonazione. «Ovviamente - ha detto in un'intervista al Sunday Times - non possiamo usare per un'attività commerciale di massa una tecnica che dà questi effetti». Alla nascita la stessa Dolly pesava 6,6 chilogrammi, circa due chili più della norma (4,75 chili) per una pecora della sua razza, la Poli Dorset. In altri esperimenti taluni agnelli pesavano circa il doppio della norma. Quelli nati nelle scorse settimane e con materiale genetico umano variavano in peso fra 3 e 9 chili. Uno è morto dopo poche ore, gli altri sono in buona salute. Ma giganteschi, facendo ripiombare lo spettro di Frankenstein sul laboratorio Roslin. L'istituto ha finora rifiutato di fornire precisi particolari sul peso e sulla taglia individuale degli agnelli, ma gli allevatori parlano chiaro. «Non ho mai visto un agnello che pesasse alla nascita più di 7 chili», ha precisato Jim Dufosee, dell'associazione che raccoglie gli allevatori di Poli Dorset: «Un agnello di 9 chili è impossibile. Non riuscirebbe a venire al mondo». E infatti per alcuni degli agnelli di taglia maxi è stato necessario il parto cesareo. «Un'inutile sofferenza per la madre», commentano le organizzazioni anima list e. E' un grave contrattempo, e non soltanto da un punto di vista scientifico. Il Roslin Institute vive infatti di finanziamenti pubblici. Ma ha fór- mato una joint venture con una società privata di biotecnologia, la Ppl Therapeutics, per trarre il massimo beneficio commerciale dalle ricerche degli scienziati. Dolly aveva aperto immensi orizzonti; e anche Polly ha fatto sperare in eccezionali applicazioni pratiche. Attorno alla clonazione orbitano ormai interessi multimiliardari. Ma l'allarme sollevato dal dottor Wilmut mette un pesante punto interrogativo sull'intero processo. Alan Coiman, direttore della ricerca della Ppl Therapeutics, osserva che non ci sono ancora abbastanza informazioni scientifiche sul trasferimento di embrioni da una razza di pecore all'altra, ma che in un prossimo futuro - per risolvere il problema degli agnelli giganti - si potrebbe tentare l'uso di madri surrogate di una razza con taglia più grossa. «Prima di uno sfruttamento commerciale delle nostre ricerche - ha affermato il dottor Wilmut - dovremo eliminare tutte le difficiltà in termini di peso e di mortalità natale». Fabio Galvano La pecora clonata Dolly venuta alla luce nel laboratorio del «Roslin Institute» di Edimburgo: anche lei alla nascita pesava due chili in più della norma
Persone citate: Ian Wilmut, Jim Dufosee, Wilmut
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