«Santità prometto la pace» di Foto Reuter

Rispósta a Wojtyla che chiedeva di non bloccare il processo di distensione Rispósta a Wojtyla che chiedeva di non bloccare il processo di distensione «Santità, prometto la pace» Netanyahu scrive a Giovanni Paolo II CITTA' DEL VATICANO. Santità, non si preoccupi, il processo di pace deve andare avanti: Benjamin Netanyahu ha risposto al Papa, e il testo della sua lettera è stato reso noto ieri, diffuso dall'Ambasciata di Israele presso la Santa Sede. E' un messaggio di risposta a quello, doppio, che il Pontefice aveva inviato un mese fa, per l'esattezza il 26 giugno, al primo ministro israeliano e al presidente dell'Autorità palestinese, Yasser Arafat. Due lettere di tono quasi eguale, ma con lievi, significative differenze. A Netanyahu, Giovanni Paolo II scriveva: «Bisogna ammettere che il dialogo fra le parti, tanto sperato, è praticamente a un punto morto». Non ho preoccupazioni di natura politica, insisteva il Pontefice, e questo intervento «nasce da un profondo senso di sofferenza che credo certo corrisponda alla tristezza e forse persino alla frustrazione della maggioranza degli israeliani e dei palestinesi». A Netanyahu, e questo era il culmine del messaggio, il Pontefice si rivolgeva così: «In nome di Dio e della fede in Lui che ci unisce tutti, che ciascuno eviti di aumentare i livelli di tensioni e di frustrazione»; perché grandi speranze, lasciate incompiute a lungo «possono provocare ulteriori impreviste provocazioni e situazioni incontrollabili di violenza». L'affare dell'insediamento sulla collina di Har Homa (o Abu Rnim, come lo chiamano i palestinesi) era ancora caldissimo. E ad Arafat il Pontefice scriveva di sentirsi vicino a tutti quelli che, per quanto frustrati, «non si arrendono alla terribile tentazione di riattizzare il conflitto e portarlo a maggiori livelli di odio e di violenza». E lo assicurava della sua «vicinanza a Lei e al popolo palestinese». Entrambe le lettere si chiudevano con un'offerta, o quantomeno una disponibilità: «La Santa Sede - le parole erano quasi identiche nei due messaggi - è sempre aperta ai leader israeliani e palestinesi e a tutti coloro che, in sincerità e buona volontà, desiderano offrire il loro appoggio alla ricerca della pace». Alcuni hanno interpretato la frase come un invito a venire a dialogare in Vaticano. Se di questo si trattava, nella risposta di Netanyahu non se ne fa cenno. Il primo ministro ringrazia il Pontefice per il suo «sincero, eloquente, e tuttavia non invadente» appello, per un «incontro delle menti e dei cuori nella nostra regione». Un appello, dice ancora Netanyahu, che riflette «il tipo di leadership responsabile che oggi è solo troppo raro». E addirittura questo messaggio «potrebbe servi re come modello per appelli ai leader regionali da parte degli statisti del mondo». Un complimento tanto elaborato e gentile da apparire persino esagerato, «Stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere», tenta di rassicurare il Papa Netanyahu. Giovanni Paolo II vorrebbe celebrare il Giubileo del 2000 a Gerusalemme, come a Roma; ma è evidente che questo progetto - collegato alla presenza sul Sinai di rappresentanti delle tre religioni «fighe di Abramo» - non può avvenire se la Terrasanta è in fiamme. Il far¬ dello della pace è sulle spalle di israeliani e palestinesi, ricorda il primo ministro; ma tende a scaricare sulla controparte la responsabilità dello stallo. «Il mio governo non ha permesso che sviluppi negativi nella nostra regione, come il ripetuto ricorso alla violenza di strada, ci impedisse di continuare nella sacra ricerca della pace». Quando i colloqui pubblici non erano possibili, «abbiamo preso l'iniziativa di cercare i nostri partner nel dialogo ad altri livelli». I contatti con l'Autorità palestinese continuano, e continueranno, scrive ancora Netanyahu: «E' nostra sincera speranza e preghiera che i nostri partner palestinesi vorranno mostrare, mentre il processo continua, lo stesso spirito di responsabilità e di sensibilità, così che insieme riusciremo a ottenere gli obiettivi verso cui siamo entrambi impegnati». Marco Tosarti Ma non raccoglie l'implicito invito a proseguire le trattative con Arafat in Vaticano Netanyahu col Papa in occasione della visita in Vaticano all'inizio dell'anno e (sopra) il leader palestinese Yasser Arafat [FOTO REUTER]

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Roma