Gli svaghi sintetici della politica

Gli svaghi sintetici della politica F IL PALAZZO =1 Gli svaghi sintetici della politica dersi cosa avranno tanto da festeggiare, i politici in questa estate 1997, perché purtroppo c'è già la risposta: tutto. Tutto festeggiano, tutto è occasione di festa, locali, ballo, torte, fiaccola, apparato e apparenza. Da un esame sommario dell'allegria artificiale ad alto tasso di presenzialismo emerge infatti che fin qui c'è stato: il party di beneficenza (o di «impegno sociale»); il party abbinato alla partita con maxischermo; il party d'amicizia italo-araba; il party Amarcord Prima Repubblica (dedicato all'estraneità dell'ex ministro Darida da Tangentopoli); il party contro la secessione bossiana; il party («Estate freschi») dei comunicatori istituzionali, portaborse e affini; il party artistico per la Galleria Borghese; il party dei Bimbi Vip; il party per la rivista enologica Bacco, con satirici. e ministro dell'Agricoltura Pinto, brindante seppur non ancora satirizzato... Di che party sei? Alle prossime elezioni romane s'è già capito che si scontreranno festaioli e mondanoni. La prima uscita del candidato del Polo, Borghini, è avvenuta durante una festa in discoteca. La seconda anche, ma rinforzatissima, poiché al festeggiamento per la candidatura s'è aggiunto quello per i vent'anni di matrimonio con la signora Roberta, che compiva gli anni nello stesso giorno del consigliere cdu Ciocci, il che ha consentito al candidato di effettuare il taglio della torta, in glassa, drammaticamente raffigurante uno scudo crociato. I rutelliani, d'altra parte, non scherzano per niente. L'altro giorno hanno organizzato l'ennesima festa archeologica per l'illuminazione dei fori: «Con grande splendore d'abiti, han fatto il loro ingresso dagli archi della vittoria il vice presidente Veltroni e il segretario della Cgil Cofferati con la moglie». Così il Messaggero, soffermatosi pure su «tavoli imbanditi, libagioni e pietanze degne del generoso Lucullo». I Mentre all'insegna deli'esulI tanza unica, e quindi senza differenze di schieramento, è seguita una festa propiziatoria per le Olimpiadi, con 19 portate, distribuzione di riconoscimenti e notturni, dovuti stordimenti. Ora, quali compiti la nuova classe del Polo e dell'Ulivo intenda assegnare a questa ondata dionisiaca, non si capisce bene. Né sanno spiegarlo le pierre da discoteca, figure emergenti che nella vita politica stanno sostituendo gli organizzatori di comizi e gli incollatori di boiUni sulle tessere. Certo, da sempre il potere coltiva una dimensione ludico-sfarzosa, e naturalmente anche Machiavelli consiglia i principi di «tenere occupati i populi con le feste e spettaculi». Però, diamine, un po' di equilibrio e spontaneità non guasterebbero, tanto più in occasioni rituali che pure sembrano create per distogliere la gente dai problemi veri. Così com'è oggi, invece, il festeggiamento finisce per confondere e azzerare tutto e tutti in uno sforzo di divertimento compulsivo. Come se la politica, ridotta allo stadio terminale, cercasse di rendersi più presentabile in atmosfere gioiosamente artefatte, in questo svago sintetico da cui nessun leader o sottoleader è ormai immune. Berlusconi, perciò, celebrato in cerimonie d'idolatria milanista; Fini molleggiato nel twist; D'Alema beatificato dalla Verusio; Di Pietro sorridente al party di Oggi; Bertinotti sfiorato in discoteca dalla zuffa tra la Marini e la Prati; Buontempo precipitato in piscina dagli amici; Tabladini, il leghista, sbertucciato al piano bar. E dietro la festa, per una notte, un Palazzo fuori di testa. Filippo Ceccarelli Bili |