In trappola il boss del Far West

Giovanni Aliano accusato come mandante dell'omicidio di Silvia Ruotolo, uccisa durante un regolamento tra camorristi Giovanni Aliano accusato come mandante dell'omicidio di Silvia Ruotolo, uccisa durante un regolamento tra camorristi In trappola il boss del Far West Napoli: sorvegliato, ma ordinò la sparatoria NAPOLI. Davanti alla bara della mamma, uccisa mentre le fazioni di due clan rivali si affrontavano per strada in pieno giorno, la piccola Alessandra aveva detto in lacrime: «Dovete prenderli tutti». L'invocazione è stata raccolta come un impegno d'onore dalla polizia che, dopo il recente arresto dei presunti killer, ieri notte ha catturato anche l'uomo indicato come mandante della sparatoria di salita Arenella che l'I 1 giugno scorso costò la vita a Silvia Ruotolo, finita sotto il fuoco incrociato delle armi mentre rincasava con il figlioletto. Il presunto mandante si chiama Giovanni Alfano, ha 41 anni e una fedina penale quasi immacolata anche se da anni rapporti di polizia e carabinieri lo descrivono come il capo del clan che gestisce le estorsioni nei quartieri collinari del Vomero e dell'Arenella. Concorso morale in duplice omicidio: questa l'accusa contenuta nel provvedimento di fermo emesso dal pubblico ministero Carlo Visconti che contesta ad Alfano anche l'uccisione del pregiudicato Salvatore Raimondi, uno dei veri obiettivi dei sicari. Non si conoscono gli indizi raccolti dagli investigatori ma qualcuno collega gli sviluppi dell'inchiesta con l'arresto, eseguito appena giovedì scorso in Calabria, di Rosario Privato, accusato di essere uno dei killer di salita Arenella nonché il numero due del clan. Privato potrebbe aver scelto la strada della collaborazione? Per ora si può essere certi soltanto della pista che conduce alla organizzazione di Alfano che del resto è quella imboccata fin dalle prime ore. Quel pomeriggio - gli inquirenti ne sono ormai convinti - gli uomini di Alfano ebbero l'ordine di eliminare alcuni esponenti della fazione rivale dei Cimmino-Caiazzo. Un ordine eseguito senza preoccuparsi del rischiò di versare sangue innocente, un rischio altissimo tra la folla dell'ora di punta. Alfano non ha tradito cènni di emozione o di disappunto quando ha aperto la porta di casa a tre agenti e ad un funzionario della Squadra Mobile. Si è fatto ammanettare docilmente ed è salito nell'auto che si è diretta subito al carcere di Poggioreale. Forse è convinto che anche questa vicenda giudiziaria si possa risolvere senza troppi danni, come quando TU dicembre scorso la decima sezione del tribunale di Napoli lo ha assolto dai reati di associazione camorristica ed estorsioni, al termine di un processo che ha scagionato anche gli altri presunti esponenti di primo piano dell'organizzazione. I giudici non hanno ritenuto in quel caso meritevoli di considerazione le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Nunzio Perrella e Antonio Buonocore. Gli investigatori hanno invece sempre descritto Alfano come un boss dotato di ca risma al punto da essersi eretto a paciere tra i diversi clan in lotta Fino a quando però negli ultimi tempi la rivalità con i CimminoCaiazzo non è sfociata in una lun ga catena di omicidi. Con la cattura di ieri notte sono finora cinque le persone coinvolte nelle in dagini sulla sparatoria di salita Arenella e si tratta di tutta gente affiliata alla medesima organizzazione. In carcere si trovano Raffaele Riscigno, Gennaro Ciriaco e Rosario Privato, mentre un altro pregiudicato, Vincenzo Cacace, risulta soltanto indagato. Cacace all'inizio delle indagini si accusò del delitto, sostenendo di aver partecipato all'agguato e facendo i nomi dei complici, Ma po¬ chi giorni dopo ha ritrattato le prime dichiarazioni. L'arresto di Alfano era stato «annunciato» dal capo della Squadra Mobile Aldo Faraoni che giovedì scorso, pur senza fare nomi, aveva detto ai giornalisti: «C'è ancora qualcuno che deve fare i conti con noi». Gli sviluppi dell'inchiesta sono stati commentati con soddisfazione dal sindaco di Napoli, Anto¬ nio Bassolino. Ha parlato di «un importante risultato dell'azione investigativa e del forte impegno delle forze dell'ordine. Adesso Silvia Ruotolo può riposare in pace e la Napoli civile può trarre incoraggiamento a proseguire, con ancora più forza e determinazione, la lotta alla camorra per la nascita civile della città». Enzo La Penna Forse la cattura favorita dall'aiuto fornito da uno dei killer «Lo sconto di pena dei giudici palermitani è solo un'attestazione di contributo affidabile» La lapide nella via dove un mese e mezzo fa Silvia Ruotolo fu uccisa per sbaglio sotto gli occhi del figlio. A sinistra: il boss Giovanni Alfano. In alto a destra: Giovanni Brusca il giorno dell'arresto

Luoghi citati: Alfano, Calabria, Napoli